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Sapienza, la destra cerca lo scontro con i collettivi


Anche le banali dinamiche delle campagne elettorali universitarie, diventano per la destra occasione per costruire una narrazione di camerati buoni e antifascisti violenti. Il tutto per confermare la necessità del Ddl Sicurezza.

Quello che è successo alla Sapienza in questa settimana di elezioni degli organi rappresentativi degli studenti si può leggere seguendo lo stesso canovaccio usato dal governo Meloni per i fatti di Bologna, quando la decisione scellerata di consentire la provocazione di Casapound davanti alla stazione, teatro della strage fascista del 1980, ha causato tensioni tra polizia e corteo antifascista.

LE ELEZIONI STUDENTESCHE raramente fuoriescono dai giornali universitari. Tanto più quelle della Sapienza che hanno da anni risultati prevedibili: campione di preferenze è Sapienza Futura una lista apartitica, vicina alla rettrice Polimeni, che non si è schierata neanche con le mobilitazioni contro il genocidio in Palestina che hanno interessato la scorsa primavera tutte gli atenei italiani. Anche quest’anno è andata così. La differenza l’hanno fatta quelli di Fratelli d’Italia. Il partito della premier ha deciso di sostenere, come mai prima, la lista di Azione Universitaria.

Anche con il supporto di adulti provenienti da gruppi dell’estrema destra romana come Generazione Popolare. «Si sono presentati in 15 davanti ai seggi – raccontano dai collettivi – invitando perentoriamente gli studenti a esprimergli la preferenza, in alcuni casi anche votando per loro». Nel frattempo le mura della Sapienza venivano coperte di scritte inneggianti al duce o svastiche.

La polizia schierata ieri alla facoltà di Economia foto Cecilia Fabiano /LaPresse

Ne sono seguiti dei tafferugli e il tutto sarebbe ascrivibile anche a tipiche scaramuccie universitarie, se non fosse che giovedì tre parlamentari meloniani, Trancassini, Perissa e Filini (con un piccolo codazzo di militanti di destra) hanno pensato bene di recarsi a piazzale Aldo Moro per «consentire l’agibilità fisica e politica all’università» di Azione Universitaria, a loro dire inibita dai facinorosi di sinistra. Tra i due gruppi sono volati insulti: per lo più ironici da parte dei collettivi, sessisti dall’altra parte. Fino a quando, dileguatisi i tre parlamentari la cui breve passerella aveva l’unico scopo di accendere la miccia, i militanti dell’estrema destra non sono usciti dalla città universitaria scortati dalla Digos.

C’è stato qualche lancio di bottiglie e sassi (un vigilante è stato ferito alla fronte) in una singolare gestione dell’ordine pubblico che ha tenuto i collettivi a i militanti di destra fermi a pochi metri l’uno dall’altro per oltre un’ora. L’incidente non c’è stato, nonostante ciò già giovedì sera FdI ricostruiva la giornata parlando di «nazisti rossi», di «pericolo democratico», e «ritorno degli anni di piombo».

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IERI, GIORNATA DI SCRUTINIO, si è cercato di costruire lo stesso copione. I militanti di destra nella facoltà di Economia con la celere a protezione sotto, quelli dei collettivi in corteo nella città universitaria. L’unico momento di tensione si è verificato quando il corteo antifascista si è trovato vicino ai camerati ed è stato respinto dai poliziotti in tenuta antisommossa. «C’è una strategia – nota Matteo, ricercatore a Lettere Classiche – perché la destra sta compiendo delle provocazioni spudorate, al limite del grottesco, non mi stupirei se ci scappasse un incidente vero. Questi ragazzi non hanno strutture partitiche dietro né padri politici, quindi nessuno che gli possa aver spiegato come stare attenti a non cadere nel tranello».

Intanto, ieri, dopo un’assemblea spontanea sulla scalinata di Giurisprudenza, è nata la piattaforma Sapienza Antifascista. «Occorre scardinare la narrazione della destra: questo non è un derby tra rispettive tifoserie e noi non siamo fenomeni da baraccone che fanno gli scontri per estetica, bisogna coinvolgere gli altri studenti in un percorso contro il Ddl Sicurezza, contro la riforma Bernini che taglia i fondi all’università e spiegare che non siamo qui a non fare nulla ma a difendere l’università pubblica», dice Alessandro dal megafono.

Mentre il governo gira il suo film. «C’è un aggressore, la sinistra antagonista e degli aggrediti (Azione Studentesca, ndr)», tuona il deputato FdI Mollicone, chiedendo che gli studenti dei collettivi vengano «identificati, denunciati e processati». Mentre la ministra Bernini ha telefonato alla rettrice «per essere aggiornata sugli episodi di violenza».



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