La buona notizia c’è. Il numero di imprese a rischio usura a Terni e nel territorio provinciale è diminuito in maniera sensibile nel corso dell’ultimo anno. Tanto è vero che Terni, nella classifica elaborata dall’ufficio studio dell’Associazione di artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre sul numero di aziende scivolate nell’area dell’insolvenza e che dunque trovano sbarrate le porte per l’accesso al credito, rischiando così di finire in braccio agli “strozzini”, si trova al penultimo posto in Italia.
Secondo il dossier di Cgia, le imprese affidate con sofferenza a Terni e nel territorio provinciale sono passate da 720 del 30 giugno 2023 a 592 del 30 giugno 2024. Si tratta di 128 imprese in meno, con una riduzione del 17,8 per cento, fra le più alte d’Italia, considerando anche il fatto che, nello stesso periodo di tempo, a livello nazionale le imprese a rischio usura sono aumentate del 2,3 per cento. Ciò non toglie che, in numeri relativi (quantità di imprese a rischio in proporzione alla grandezza del territorio di riferimento) la situazione di Terni è abbastanza complicata e non sono molte le province del Belpaese che possono “vantare” un numero così elevato di aziende in bilico fra l’accesso al credito regolare e la morsa degli usurai.
Per avere un termine di paragone regionale, a Perugia il numero di imprese finite nella zona rossa ammonta a 1.593. Sul totale nazionale, le imprese ternane vicine al precipizio dei “cravattari” rappresentano lo 0,5 per cento, tante quante a Savona e più che a Crotone o ad Asti. E, di fatto, rappresentano poco più del 3 per cento delle quasi 19mila imprese attive registrate alla Camera di commercio dell’Umbria al quarto trimestre del 2023.
“A dicembre 2023 – rileva l’ultimo rapporto sugli indicatori dell’economia provinciale elaborato dall’osservatorio della prefettura di Terni – nel complesso dell’economia ternana, la dinamica dei crediti bancari alle imprese risulta negativa (-4,5 per cento) a fronte della crescita (+4,0 per cento) registrata l’anno precedente. In particolare, a livello settoriale si registra un decremento nel comparto delle manifatture (-6,9 per cento) e dei servizi (-7,2 per cento), mentre continuano a crescere le costruzioni (+3,3 per cento) anche se ad un ritmo inferiore rispetto al dicembre 2022 (+5,7 per cento). Nel 2023 il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto al totale dei finanziamenti aumenta lievemente rispetto all’anno precedente, attestandosi all’1,1 per cento. Il tasso rimane invariato per i prestiti alle famiglie mentre è aumentato di 0,2 punti percentuali per quelli erogati alle imprese”.
“Sono quasi 118mila le imprese italiane che si trovano a rischio usura. Dopo anni in cui erano in calo, rispetto a un anno fa il numero complessivo di queste realtà è cresciuto di oltre 2.600 unità. Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono scivolati nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla centrale dei rischi della Banca d’Italia. Di fatto – denuncia l’ufficio studi di Cgia – questa “schedatura” preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito. Chi finisce nella black list della centrale dei rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai. Per evitare che questa criticità si diffonda, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del fondo di prevenzione dell’usura. Strumento, quest’ultimo, in grado di costituire l’unico valido aiuto a chi si trova in questa situazione di vulnerabilità. È bene ricordare che gli imprenditori che vengono segnalati alla centrale rischi della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti o per essere caduti in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi”.
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