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Tutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza


“Il 20 novembre di 35 anni fa, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, trattato internazionale di importanza storica che ha riconosciuto in capo ai bambini la titolarità di diritti specifici, concepiti sui loro bisogni di crescita, protezione e sviluppo”: così è iniziata la dichiarazione del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella in occasione della ratifica della Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, istituita nel 1989 per commemorare la Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959.

Nel messaggio il presidente della Repubblica italiana ha ricordato la necessità di eliminare le discriminazioni nei confronti dell’infanzia: “La ratifica della Convenzione da parte di un numero considerevole di Paesi non ha risolto tuttavia le criticità esistenti. Milioni di bambini e adolescenti nel mondo affrontano ancora povertà, esclusione sociale, disuguaglianza e negazione di diritti fondamentali.

Proteggere i bambini da guerre, violenza, sfruttamento e ogni forma di abuso non è solo un obbligo giuridico: è un dovere morale che chiama tutti a fare della tutela dei giovani una priorità collettiva. Difendere i diritti dei bambini significa fornire loro riferimenti positivi che possano orientarne lo sviluppo; vuol dire trasmettere loro il valore dell’empatia e della solidarietà e l’importanza della responsabilità delle proprie azioni”.

E’ stato un invito ad ascoltare la gioventù: “L’incremento di episodi di violenza tra i giovanissimi impone di mantenere alta l’attenzione sia nell’attività di ascolto sia nella vigilanza, per poter intercettare anche il più piccolo segnale di disagio o sofferenza.

La mancanza di un sostegno adeguato può rendere i bambini e i ragazzi più vulnerabili e inclini a comportamenti violenti, con il rischio di spingerli anche ad avvicinarsi a contesti criminali che offrono una falsa percezione di potere e appartenenza”.

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Infine occorre che le Istituzioni facciano ‘rete’: “Per prevenire questi rischi è cruciale che le famiglie, le scuole, le comunità e le istituzioni lavorino insieme al fine di creare contesti in cui i giovani possano sentirsi valorizzati, ascoltati e guidati e in cui possano avere il diritto di sognare, liberi di immaginare un futuro in cui esprimere appieno il proprio potenziale. Tutelare i diritti dei bambini vuol dire dare un futuro alla società, vuol dire rendere i giovani protagonisti delle loro vite”.

In questa giornata ‘Save the Children’ ha sottolineato che molti bambini vivono in zone di guerra:“Conflitti, povertà, fame e crisi climatica stanno spingendo milioni di bambine e bambini sull’orlo del baratro. Nel 2023, circa 473.000.000 bambini, cioè più di 1 su 5, vivevano in una zona di guerra, con una media di 31 bambini mutilati o uccisi ogni giorno  e uno su 50 è costretto a fuggire, il doppio rispetto a dieci anni fa.  Sempre nel 2023,sono nati più di 17.600.000 bambini destinati a soffrire la fame, un quinto in più rispetto al 2013, mentre si stima che oltre 12.000.000  ragazze si sposino prima dei 18 anni ogni anno”.

Inoltre la fanciullezza è messa in pericolo dalla crisi climatica: “La crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia che grava sulle generazioni di oggi e su quelle future. Quest’anno 300.000.000 bambini ed adolescenti (1 su 8 a livello globale) hanno subito i 10 maggiori eventi meteorologici estremi, che ogni anno interrompono l’apprendimento di circa 40.000.000 minori.

Ancora una volta, i dati sottolineano l’importanza di perseguire gli impegni presi e aumentare gli sforzi fatti finora per assicurare la protezione e il rispetto dei diritti dei bambini nel mondo, in un momento in cui questi sono messi particolarmente a rischio”.

‘Save the Children’ ha inoltre sottolineato la diseguaglianza che colpisce l’infanzia in Italia: “Non è un ‘paese per bambini’: da anni si dice che l’Italia non sia un Paese per i più piccoli e, dopo qualche decennio di lento declino, sembra quasi diventato un luogo in cui l’infanzia è ‘a rischio estinzione’.

In Italia la povertà continua a colpire i minori, i più piccoli in particolare: sono 1.295.000 i minori in povertà assoluta, con un’incidenza pari al 13,8% del totale, circa 200.000 di età compresa tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivono in povertà alimentare, ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni”.

Inoltre, secondo Cesvi, a livello mondiale 148.000.000 bambini soffrono di arresto della crescita, 45.000.000 sono deperiti e quasi 5.000.000 muoiono prima di aver compiuto 5 anni, ovvero l’equivalente dell’intera popolazione italiana di età compresa tra 0 e 10 anni. La situazione peggiora ulteriormente con la crescita: oltre 36.000.000 bambini sotto i 5 anni sono malnutriti e tra questi oltre 9 milioni soffrono di malnutrizione grave. Dall’Indice Globale della Fame di CESVI emerge, inoltre, che in 27 Paesi i livelli di arresto della crescita sono così alti da avere una rilevanza molto preoccupante per la salute pubblica: la situazione più grave si registra in Burundi, Yemen e Niger, dove circa la metà dei bambini subisce un ritardo nel normale sviluppo a causa della malnutrizione. Negli ultimi anni la prevalenza dell’arresto della crescita è aumentata di almeno 4 punti percentuali anche in Afghanistan, Argentina, Mongolia, Niger e Yemen. Il deperimento infantile è particolarmente elevato in India, ed è alto e in aumento in Sudan e Yemen.

La situazione è aggravata da guerre e conflitti armati: quasi 2.000.000.000 bambini vivono in un Paese in guerra e circa 473.000.000 (più di un bambino su sei) vivono entro 50 km da scontri armati. La situazione più grave si registra nel continente africano, dove 181.000.000 bambini vivono in Paesi coinvolti in crisi armate.

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In cinque Stati dell’Africa Subsahariana, oltre 1 bambino su 10 muore prima dei cinque anni, ed è l’area che detiene il più alto tasso di mortalità neonatale globale (40%). La situazione è particolarmente critica in Sudan, paese che sta affrontando una tragica emergenza fame e dove CESVI sta intervenendo: qui quasi 9.000.000 bambini vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare e oltre 700.000 bambini al di sotto dei 5 anni sono a rischio di morte.





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