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ytali. – MaterVenezia. Sassi nella laguna


Il titolo del libro, MaterVenezia, sembra alludere a una divinità, mitologica e primigenia fecondatrice della città lagunare. E invece il sottotitolo avverte che di città si parla, ma in realtà si racconta di due città, Matera e Venezia, tenute insieme dal filo che si srotola lungo la biografia dell’autore, Andrea Semplici, giornalista, fotografo e viaggiatore (il libro è edito da Wetlands). Ma non solo. Scorrendo le pagine, assistiti da una scrittura fluida, spigliata e articolata per immagini, ecco spuntare le sorprendenti analogie che Semplici un po’ scova, un po’ arditamente, ma mai avventatamente, costruisce. Per esempio: il caranto, l’argilloso strato che fa da sottosuolo a Venezia, deriva la propria denominazione da un tardo latino caris, che sta per sasso. Scrive Semplici: “Lo sapranno gli eruditi lucani? La parola ‘sasso’ accompagna la fragilità delle due città. Dà loro il coraggio della solidità. Dell’eternità, appunto. A Matera usano il plurale: Sassi”. In fondo, si può aggiungere, la ricerca del simile nel dissimile è una delle operazioni intellettualmente più coinvolgenti. 

Semplici, fiorentino di nascita, ha vissuto a Venezia e da tempo abita a Matera. Ma evidentemente fa su e giù per lo stivale, fra due realtà assai distanti, ma le cui analogie trovano posto soprattutto nel punto di vista di chi le osserva e le vive andando oltre le rappresentazioni più scontate. Ed è forse questa la prima analogia che si può riscontrare. Appunto, l’essere entrambe le città gravate da un’immagine di sé, molto utilizzata dall’industria del turismo di massa, nella quale però rientrano a fatica tanti aspetti del loro quotidiano, di ciò che anche l’informazione trascura, dell’essere luoghi in cui si lavora, si fa cultura e ci si batte per restare o per non finire appiattiti in una brochure. 

Semplici alterna l’attitudine curiosa e investigativa del fotoreporter (e molti suoi scatti sono il corredo essenziale delle parole) all’andare erratico e alla rilassatezza del flâneur. E nell’osservazione, nell’ascolto delle persone e delle loro storie riversa le letture. Come quella, per esempio, che consente di rinvenire un’altra analogia, che Semplici definisce, più prudentemente, coincidenza: sia i gabbiani che scorrazzano sui tetti veneziani, sia i rapaci falchetti che a primavera abitano quelli materani, devono il proprio appellativo scientifico a due ornitologi, padre e figlio, vissuti in Sassonia tra fine Settecento e primi Ottocento, Johann Andreas e Friedrich Naumann: i due volatili sono, rispettivamente, il Laurus michaellas naumann e il falco naumanni.

Venezia è vera o meno? Si domanda a un certo punto Semplici, “dopo aver passeggiato attraverso un’irreale mostra di Damien Hirst a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana”. È solo una scenografia o questa si sovrappone alla città, la opprime? Per documentare quanto sia costantemente urbs e quanto in essa resista una civitas, l’autore ha scelto di leggere Venezia attraverso gli occhi affaticati, ma vigili e ironici, di tre categorie di lavoratori, i portalettere, gli spazzini e i trasportatori, tre categorie arbitrariamente, ma con giudizio, adottate come guida per capire il funzionamento di una città, e dunque la sua essenza, oltre la messa in scena. 

“Personaggi e interpreti” s’intitola il capitolo in cui Semplici accompagna nel suo giro Alessandro, veneziano anche lui d’origini toscane, abitante di Cannaregio. Con lui percorre campi, ponti, calli e masegni. Oltre un portone scruta una corte decorata da bassorilievi. Più avanti è arenata una sanpierota, la barca che prende il nome da San Pietro in Volta. I destinatari di pacchi o delle inopportune boete sono tutti residenti: “quasi non ci accorgiamo dei turisti”. E poi si addentra, grazie ai suggerimenti di Alessandro, nelle misteriose regole per individuare la sequenza dei numeri civici e delle quali regole neanche Google è mai riuscita a venire a capo. Connessioni con Matera? Certo: il direttore delle Poste arriva da Tricarico, il paese lucano di cui fu poeta e sindaco Rocco Scotellaro. 

Poco prima delle 6 di mattina comincia invece il lavoro di Grazia, che pulisce la zona del sestiere da San Marco alla Fenice. Anche il suo punto di osservazione rende affabile la dimensione di Venezia, almeno prima delle 11, quando tutto dev’essere in ordine prima che sciamino i turisti. Una sensazione di ostilità emerge invece fra i trasportatori, categoria di lavoratori a numero chiuso, una specie di agguerrita corporazione fatalmente in conflitto con altri gruppi, i guidatori di taxi e i gondolieri, che a loro volta si guardano in cagnesco, strutturati in forma di lobby o di casta (la licenza di un taxi, scrive Semplici, “vale almeno 700 mila euro”).

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Ci sono altri itinerari veneziani, un macellaio, una latteria, una ex fornace e ci sono la festa della Salute e quella del Redentore. Una festa, la Festa della Bruna introduce il capitolo materano, che però si spalanca poi su basi geologicamente solide, e se Venezia ha il caranto, la città lucana è fondata su un materiale altrettanto duro, la calcarenite della sponda destra della Gravina. 

Anche Matera ha vissuto di immagini, spesso si sono sovrapposte l’una all’altra, altrettanto spesso si sono contraddette. Nel secondo dopoguerra la città è apparsa come l’esemplare di un Mezzogiorno sconosciuto, misero e sprofondato in un passato senza tempo. Una “vergogna nazionale”, venne definita la vita nei Sassi. E la descrizione comparsa in Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi scosse un’Italia indifferente. I Sassi vennero svuotati e pian piano ci si accorse che custodivano un patrimonio storico, architettonico e urbanistico di rara qualità. È arrivata quindi l’economia turistica, nei Sassi si sono moltiplicate le case vacanza, è esploso l’intrattenimento da fine settimana. Poi è giunta la designazione a capitale europea della cultura, le iniziative si sono moltiplicate, alcune hanno messo radici, altre si sono evaporate, e, annota Semplici, a Matera non c’era un teatro e non c’è tuttora. 

Matera, come Venezia, viene attraversata al di là delle immagini. Semplici le aggira con naturalezza e cerca le persone che lo aiutino a raccontare la città e la sua storia. Ecco la Scaletta, l’associazione culturale nata alla fine degli anni Cinquanta: “Cominciarono a esplorare la città quasi abbandonata, percorsero la solitudine e le pietre della Murgia, trovarono chi già conosceva quella brughiera e poteva guidarli, interrogarono pastori e contadini e allo stesso tempo lessero antichi documenti. Cercavano una civiltà rupestre. Sapevano che era esistita. Sono stati loro a far riemergere davvero la storia di Matera”. Nelle sale del circolo passavano Carlo Levi e Adriano Olivetti, Henri Cartier Bresson ed Ernesto De Martino, Rocco Scotellaro, Mario Cresci e Pier Paolo Pasolini. Organizzavano grandi mostre d’arte, si batterono per tutelare il paesaggio e scongiurarono danni ambientali. Dalla Scaletta prese vita il Musma, straordinario museo di scultura contemporanea, diretto per tanti anni da un grande critico d’arte, Peppino Appella, allestito in una grotta che aveva la forma delle cinque dita di una mano.

La storia di Matera ha tanti volti, quello di Pasolini e e degli attori del Vangelo secondo Matteo, quello degli Uccelli, lo scalmanato gruppo di universitari che nel ’68 animarono i Sassi, quello di Leonardo Sacco e della sua rivista Basilicata. E poi, arrivando a epoche più prossime, ci si addentra nei locali dove si fa jazz, si scruta il co-working e il co-living di Casa Netural, una bottega di incisori, il Tower Art Museum, animato da sei ragazzi trentenni che in quella torre medievale avrebbero potuto “aprire il più bel b&b del mondo, ma non era quello che avevano in mente”.

Fra Matera e Venezia s’instaura una specie di sorellanza, così la chiama Semplici, nonostante siano una di pietra e una d’acqua. Sono comunque uniche, aggiunge l’autore, e non solo per la loro bellezza. Entrambe rischiano di soccombere se si affidano troppo all’economia del turismo. Sono due città fragili alle prese con la contemporaneità. 

 

Le immagini che illustrano l’articolo sono tratte da MaterVenezia

MaterVenezia. Sassi nella laguna was last modified: Novembre 27th, 2024 by FRANCESCO ERBANI

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MaterVenezia. Sassi nella laguna
ultima modifica: 2024-11-27T16:31:34+01:00
da FRANCESCO ERBANI

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