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ora serve la neve. Attesa per la stagione invernale dopo i forti investimenti


ANCONA Le montagne italiane sono penalizzate solo in parte dalla neve. Squarciano i pregiudizi e aprono nuovi scenari i dati rilevati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese. Il nostro Paese risulta primo nella Ue per Pil generato in aree montane. Quello italiano rappresenta il 27,7% del Pil europeo prodotto in queste aree. Entra in gioco il driver del turismo che nelle montagne del Nord tutto l’anno fa da locomotiva.

Nelle Marche, di meno, penalizzate da inverni senza neve. Anche se i dati non sono così negativi. Anzi. Nel 2022, il corridoio che corre dai Monti Sibillini al Monte Carpegna ha registrato oltre 278mila presenze complessive, proprio perché entrano in gioco nuovi modelli di business alternativi allo sci. 

 

Le margherite 

«Problemi di neve? Non ne abbiamo» controbatte tuttavia la sindaca di Bolognola Cristina Gentili. «Si sono spostati i periodi. Prima si sciava a novembre, adesso, a gennaio. E poi, ogni cinque anni capita la stagione delle margherite, quella senza un fiocco». Un uso degli impianti di risalita magari estivo? «Con il gancio per le bici forse, ma siamo nel Parco dobbiamo trattare e poi ragionando non serve. Abbiamo una strada di servizio per i pascoli, sarebbe uno spreco di soldi e pure di energia». Altra stazione, quella di Sassotetto. Fra poche settimane si dovrebbe inaugurare la nuova sciovia che ne sostituisce due obsolete, per un investimento di circa 4,5 milioni di euro. «Se ci sarà la neve, forse apriamo nel periodo natalizio – precisa il sindaco Fabio Fantegrossi. – L’impianto ci consentirà di portare più sciatori in quota. Inoltre, la presenza del gancio per le bici sarà utile in tutte le altre stagioni, metterà a sistema la pista del Downhill che finisce proprio in paese. Una parte dei lavori – aggiunge – si concluderanno l’anno prossimo con la realizzazione di un bacino d’accumulo al di sotto dell’area parcheggio del polo sciistico». 

Finanziamo agevolati e contributi

per le imprese

Sul fatto che i business plan non tengono conto del cambiamento climatico reagisce Maurizio Sebastiani, il presidente regionale di Italia Nostra. «Si ragiona come se non fossero modificate le condizioni ambientali nell’Appennino centrale. Non si fa nemmeno i conti con la sostenibilità economica degli impianti di risalita che funzionano per pochi giorni. Quanto al turismo, nelle Marche non abbiamo piste che stimolano a rimanere più di due giorni. È una fruizione saltuaria e in gran parte solo per i giorni festivi. Investire sì sulla montagna marchigiana – conclude – ma non negli impianti sciistici, distruggendo i versanti». Comunque, c’è già chi getta le basi per proporre una diversa organizzazione economico sociale del territorio. La formula è combinare le possibilità della neve con altri prodotti turistici. «Esiste una nuova domanda che è possibile soddisfare ampliando l’offerta – chiarisce Federico Scaramucci – e mettere a sistema tutto l’anno gli impianti di risalita, le funivie, insomma tutti gli investimenti fatti in quota». 

Le attività 

Risponde in una doppia veste. Come Tour Operator Incoming e come co-gestore del Rifugio del Principe Corsini appendice delle piste di sci del Monte Nerone. «Attività outdoor come trekking, mountain bike, e-bike; il wellness, il turismo naturalistico, quello esperienziale, ritiri yoga». Va sul concreto. Cita esperienze già realizzate come campi per ragazzi, degustazioni enogastronomiche, birdwatching. La montagna, nel report della Confartigianato, tuttavia ha altre leve oltre il turismo. Nei 40 Comuni considerati montani – ossi quelli che hanno l’80% della loro superficie al di sopra dei 600 metri sopra il livello del mare – il 17,8% di quelli marchigiani, abitano 96.077 cittadini (il 6,5% della popolazione regionale) e hanno sede ben 7.753 imprese sotto i 49 dipendenti che danno lavoro a 29.351 addetti. Interessante è la composizione settoriale che svela che l’11,9% di quelle aziende è sono manifatturiere, il 12,9% sono nelle costruzioni e il 45,7% lavorano nei servizi. Quasi una su quattro (23,2%) sono imprese artigiane. «Le crisi demografiche e climatica hanno costretto ad affrontare, e con urgenza, il ruolo di queste aree» afferma il commissario straordinario Sisma 2016. Spiega che con il programma Next Appennino per il cratere si è lavorato al fine di far emergere tutte le potenzialità. Investimenti per 1,4 miliardi che hanno riguardato 1.200 progetti di impresa e oltre 800 interventi di rigenerazione urbana, servizi, infrastrutture. 

Il laboratorio 

Rivela che «si stanno sviluppando una serie di iniziative puntando sull’attualizzazione di una vocazione storica dell’Italia Centrale dove, purtroppo, le crisi si sommano mettendo a rischio l’opera di ricostruzione post sisma». In quest’ottica, le risorse e le competenze delle montagne rappresentano un patrimonio, diventano un riferimento. «Stiamo facendo dell’Appennino centrale – conclude – un laboratorio di esperienze basato sull’innovazione e la riscoperta delle radici di un presidio che ha assicurato nei secoli un equilibrio uomo natura che oggi è decisivo per il territorio». 
 





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