Magistrati al lavoro dopo il ricovero della piccola di un anno che ha mangiato un pezzo di formaggio a latte crudo. In un altro caso i pm trentini hanno aperto un fascicolo per frode in commercio per un problema di stagionatura
I formaggi della val di Fiemme e Fassa sono finiti sotto la lente della magistratura. E ora sono al lavoro due Procure, Belluno, che ha acquisito dal Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss Dolomiti e del servizio veterinario dell’azienda sanitaria di Trento i documenti relativi all’infezione della bimba di un anno di Cortina contratta dopo aver mangiato un pezzo di formaggio prodotto a latte crudo «Saporito della val di Fassa» e Trento. I pm trentini non hanno ancora formalmente aperto un’indagine (lo faranno nelle prossime ore) sul caso della piccola veneta, ma è stato aperto un fascicolo per frode in commercio, sempre in relazione a prodotti caseari trentini, questa volta di un caseificio della val di Fiemme. In questo caso il formaggio non è risultato contaminato dal batterio Escherichia Coli, c’è un problema di stagionatura.
In attesa delle analisi dell’Istituto superiore di sanità
I due episodi non sono correlati, ma le vicende giudiziarie stanno mettendo a dura prova la produzione casearia del Trentino che, alla luce di quanto accaduto, dovrà mettere mano ai di controlli. Nelle scorse ore sono stati ritirati dal mercato anche 23 lotti del «Puzzone di Moena». I carabinieri del Nas di Trento e il Servizio veterinario sono già al lavoro. Al momento i genitori della piccola di Cortina non hanno presentato denuncia e si stanno aspettando le analisi dell’Istituto superiore di sanità sul pezzo di formaggio «Saporito della val di Fassa». Le analisi microbiologiche dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie hanno infatti evidenziato la positività per Stec di un campione e i primi approfondimenti sembrano confermare che il ceppo di Escherichia Coli che ha causato la malattia di Seu (Sindrome emolitico uremica) è lo stesso trovato nel formaggio. La Procura di Belluno sembra intenzionata a procedere anche in assenza di denuncia, ma si sta muovendo anche Trento. C’è infatti un tema di competenza territoriale. Il formaggio «incriminato» è stato acquistato nella Famiglia Cooperativa di Cortina, ma è prodotto dal caseificio sociale di Predazzo e Moena.
Sequestrata una decina di forme di formaggio
Intanto nei giorni scorsi, più o meno nello stesso momento in cui è scattato l’allarme per il nuovo caso di Seu il Nas di Trento durante un controllo di iniziativa nel Caseificio Val di Fiemme ha sequestrato una decina di forme di formaggio «Formae val di Fiemme Riserva», prodotto a latte crudo per un problema di stagionatura. Questo tipo di formaggio richiede una stagionatura di 100 giorni invece dopo una trentina di giorni sarebbe stato messo in commercio. Da qui l’accusa di frode in commercio. Sono indagati i presidenti Saverio Trettel (Caseificio sociale Val di Fiemme) e Stefano Albasini (Concast). Secondo l’accusa, ma l’indagine è solo agli inizi, i responsabili erano consapevoli del fatto che il tempo di stagionatura non era quello previsto, visto che al dettaglio il formaggio sarebbe stato declassificato. Dal punto di vista della salute, però, non ci sarebbero problemi in quanto il formaggio (il Nas ha sequestrato circa 100 chili di prodotto) non è risultato contaminato.
I formaggi e il turismo in Trentino
Intanto il turismo trentino si interroga su come reagire di fronte a questi nuovi episodi. «Analizziamo il problema e troviamo le soluzioni senza generare allarmismo — spiega il presidente di Trentino Marketing Gianni Battaiola —. Non riscontriamo un danno di immagine. L’Escherichia Coli non esiste solo nei formaggi delle malghe trentine, ma è dappertutto. Non penso che un turista decida di non venire nelle nostre zone perché abbiamo avuto questo problema. Al massimo non mangia il formaggio o presta una maggiore attenzione». Battaiola poi riflette sul futuro delle malghe: «Quando i nostri ospiti vanno a camminare vogliono trovare le malghe aperte e i prodotti tipici del territorio. È importantissimo che malghe e alpeggi possano lavorare, per noi sono fondamentali per un prodotto turistico estivo». Poi aggiunge: «Non dobbiamo però prendere con leggerezza quanto è successo. Quando ci sono le persone di mezzo ogni piccolo problema è sempre da prendere seriamente. Non credo però che un singolo caso possa influenzare una stagione turistica, si tratta di incidenti. La sanità e gli esperti faranno il loro percorso, si organizzeranno e imporranno le regole. Ma non perdiamo i prodotti a latte crudo».
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