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Incendiato il portone di casa dell’eurodeputato Ventola (FdI), l’allarme di Gemmato: «Ormai c’è un clima intimidatorio»


di
Francesco Strippoli

Il sottosegretario alla Sanità e coordinatore di Fratelli d’Italia in Puglia interviene dopo quanto accaduto a Canosa

«Un atto vile, di immotivata violenza, da condannare fermamente. A Francesco Ventola va la mia totale solidarietà». Il sottosegretario alla sanità, Marcello Gemmato, coordinatore di FdI in Puglia, pare preoccupato dopo l’incendio del portone di casa Ventola a Canosa di Puglia.

Il clima è sempre più teso in Italia. È d’accordo?
«Sono episodi gravi, sintomi di un clima intimidatorio. C’è il sospetto che si stia alzando l’asticella dello scontro. Non si conosce l’origine del gesto che ha colpito Ventola: il mio auspicio è che la magistratura e le forze dell’ordine identifichino presto l’autore e lo possano accompagnare alle patrie galere. Ad ogni modo, al di là del caso specifico, sottolineo l’importanza di abbassare i toni e ricondurre ogni possibile conflitto politico e sociale nell’alveo della democrazia e del confronto. Bisogna che tutti collaboriamo per non innescare fenomeni di devianza e di violenza».




















































La tensione sociale esiste. La precettazione nei trasporti nel giorno dello sciopero generale non aiuta a distendere gli animi. Che pensa?
«Penso che scioperare sia un diritto legittimo che può essere esercitato da ogni cittadino e ogni lavorare. Detto questo, va fatta anche qualche altra valutazione».

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A cosa si riferisce?
«Al comparto che conosco meglio. L’ultimo sciopero nella sanità, a fronte di una dichiarazione di adesione dell’85%, ha registrato l’astensione dell’1,23% del personale, secondo i dati della Funzione pubblica. Ne ricavo una considerazione: nella sanità viviamo certamente un momento di difficoltà, ereditata dal passato, e gli operatori sanitari lo riconoscono. Perciò, chiamati ad uno sciopero del tutto legittimo, non si sentono tuttavia di aderirvi».

Fa parte della libertà dei lavoratori.
«Corretto, ma mi chiedo perché questi scioperi non siano stati indetti quando si sono manifestate quelle storture che oggi i sindacati chiedono a noi di correggere. La carenza di personale non l’abbiamo inventata noi e deriva piuttosto da una mancata programmazione del passato. Il definanziamento del fondo sanitario, a detta degli stessi sindacati, era chiaro anche negli anni del governo del centrosinistra. E la fondazione Gimbe ci dice che nei 10 anni precedenti al 2019 il fondo sanitario è stato definanziato per 37 miliardi».

Si è chiuso, a Bari, il G7 Salute, l’ultimo appuntamento della presidenza italiana. Quale bilancio trae?
«Sono stati due giorni intensi: il 28 novembre con il mondo produttivo, professionale, universitario. Il 29 con il tavolo dei rappresentanti dei Sette. Il tema era stato già individuato a giugno, al G7 di Borgo Egnazia: l’antibiotico resistenza. Fenomeno che deriva dall’uso smodato degli antibiotici, i quali diventano col tempo inefficaci contro i batteri e le malattie che dovrebbero combattere».

La conseguenza qual è?
«È doppia: di tipo sanitario e poi anche economica. C’è un’emergenza che rischia di sfuggire al grande pubblico: nel 2019 sono morte 1,2 milioni di persone nel mondo per l’antibiotico resistenza, 30mila in Europa, 12mila in Italia. Senza interventi, il problema potrebbe aggravarsi. A Bari abbiamo individuato linee di azione da tenere. In sintesi: sensibilizzazione sull’uso corretto degli antibiotici, buone pratiche anche negli allevamenti, l’impegno dei governi ad investire nella ricerca di nuovi antibiotici e nella loro sostenibilità economica».

La premier Meloni è venuta a firmare il Patto di Coesione che sblocca 6,5 miliardi per la Puglia. C’è chi sostiene sia solo un atto dovuto, peraltro arrivato in ritardo.
«Sono risorse assegnate alle Regioni. Considero giusto che la premier sia venuta a Bari, con il ministro Fitto, a segnalare l’evento, con tutti i livelli istituzionali interessati: dai sindaci ai consiglieri regionali ai parlamentari. Si è fatto ovunque in tutte le altre Regioni italiane, senza polemiche. Non capisco perché non si dovesse fare in Puglia».

Il ritardo?
«Non lo vedo. Mi sembra che tutto sia avvenuto nel percorso fisiologico di un’intesa così importante e nell’ambito delle normali procedure di confronto».

Un’ultima domanda, questa rivolta al coordinatore di FdI. A che punto siamo con l’individuazione del candidato presidente alle prossime Regionali?
«Posso dire che abbiamo classe dirigente e lo stiamo dimostrando. Dunque avremo il nome giusto per intraprendere questa battaglia politica per riprendere la Regione Puglia».

1 dicembre 2024



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