E’ un organo tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale che svolge attività di ricerca e supporto del Ministero della Salute, come riporta la presentazione sul sito istituzionale, l’Agenas a definire in un rapporto pubblicato in questi giorni le performance delle aziende sanitarie pubbliche, ospedaliere e territoriali del Paese.
Il rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali è stato presentato al forum risk di Arezzo su dati aggiornati al 2023 e vede al top delle migliori aziende italiane tre Ulss venete nelle prime cinque.
L’Azienda Ulss n.8 Berica (Vicenza), Azienda Ulss n.6 Euganea (Padova), Azienda Ulss n.1 Dolomiti (Belluno) sono nel gruppo trainante delle migliori realtà italiane sotto il profilo di una valutazione complessa operata su ben 27 indicatori raggruppati per aree.
I punti chiave di Agenas
L’accessibilità delle strutture, i processi organizzativi, la sostenibilità economica e gli investimenti sono gli assi di questa valutazione che, analizzando le 51 aziende ospedaliere italiane, ha determinato la classifica delle più performanti strutture sanitarie, determinando il Veneto come la migliore realtà nazionale anche in funzione della compresenza ed integrazione tra Ulss e istituti universitari, in ciò trainati dalla dimensione internazionale del polo padovano.
Oltre alle prime della classe tutte le altre aziende venete sono comunque nella fascia più alta di valutazione delle tre previste dalla classifica di Agenas, che ha operato una suddivisione in tre gruppi – buono, intermedio e migliorabile – cosa rivendicata dal presidente Zaia che ha descritto con grande soddisfazione il riconoscimento alla sanità regionale.
Per Agenas Veneto al top
La sanità veneta si conferma in ottima salute. Questo non significa che non manchino difficoltà e sfide, ma i dati ci dimostrano che siamo sulla strada giusta, sostiene il presidente della Giunta Regionale non dimenticando però di accennare alle evidenti difficoltà relative alla mancanza di personale medico-infermieristico ed alle liste d’attesa.
Tema analizzato anche da Agenas che propone un nuovo modello di calcolo e verifica dei costi del personale che, secondo gli esperti, potrebbe essere uno strumento utile per pianificare meglio le risorse e rispondere prontamente alle necessità di salute dei cittadini, arrivando ad un utilizzo ottimale delle sempre più limitate risorse umane ed economiche.
La questione impatta direttamente, oltre che sulla salute e la vita quotidiana dei cittadini, anche con il dibattito politico attuale che vede nella disuguaglianza tra il Nord e il Sud del Paese uno dei temi ricorrenti e mai risolti; le strutture sanitarie delle regioni settentrionali, secondo il rapporto, continuano a marcare i migliori livelli di performance, mentre quelle meridionali sono alle prese con difficoltà maggiori e risultati inferiori, che sono più evidenti nei parametri della prevenzione e dell’assistenza territoriale.
Mantoan e le problematiche
Punto di comune difficoltà sono gli accessi al pronto soccorso, nei quali peraltro c’è una diffusione crescente degli episodi di aggressione ed intemperanza verso il personale sanitario ma il sistema sanitario nel suo complesso è in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini afferma Domenico Mantoan direttore generale di Agenas che continua ricordando come il nostro sistema ospedaliero sta facendo bene, ma la vera sfida sarà creare un modello di cure primarie che prevenga l’affollamento dei Pronto Soccorso.
La diffusione della prevenzione e dell’assistenza medica sul territorio è la migliore risposta alle crescenti difficoltà di cura e assistenza di una popolazione, come quella italiana e veneta, sempre meno concentrata nei grandi centri e con patologie legate a fasce d’età anziana e con limitata possibilità di spostamento.
Solo la presenza di servizi diffusi e vicini all’utenza può portare ad un alleggerimento della pressione sugli ospedali e sui loro pronti soccorso, che può avvenire anche con una più diffusa assistenza domiciliare e servizi svolti dal 118.
Per Agenas bene Usl Polesana e Veneto Orientale
Nella classifica di Agenas risultano essere ben collocate l’Usl Polesana (11,6%) e quella del Veneto Orientale (11%), che hanno livelli di prestazione più alti della media nazionale, che si colloca all’8%.
Un fattore rilevante delle performance di servizio territoriale è quello definito come allarme target, ossia i minuti che intercorrono tra la chiamata al 118 e l’arrivo dell’ambulanza, dato che vede ancora una prestazione di 19 minuti per la realtà del Veneto Orientale e 24 per la complessa realtà delle Dolomiti.
Sul lato dell’assistenza ospedaliera la ricerca analizza le prestazioni in relazione ai tempi di attesa per priorità di intervento, (interventi relativi a colecistectomia o di protesi anca/ginocchio/spalla) verificando percentuali del 90% per Dolomiti e Veneto Orientale che arrivano a sfiorare il 100% per le Ulss Serenissima ed Euganea.
I costi dell’assistenza, tema politicamente caldissimo, vede valori medi per assistenza sanitaria pro-capite nell’area del nordest pari a 2.100 euro a cittadino, con cifre che vanno dai 3 mila euro per Trento e Bolzano, ai meno dei 2 mila per l’Ulss Euganea.
Il rapporto Nord – Sud
Tutti dati che Domenico Mantoan, originario della provincia di Vicenza e ora direttore generale di Agenas dopo una carriera da manager della sanità pubblica, ha fornito e spiegato senza nascondere le difficoltà ma senza dimenticare gli elementi positivi della realtà nazionale e di quella veneta in particolare.
Sì, c’è un divario. È anche vero che al Nord hanno lavorato molto, probabilmente al Sud hanno bisogno di investire su nuovi modelli organizzativi. Questo lavoro serve anche in quest’ottica: se vuoi rendere efficiente il sistema guarda ciò che hanno fatto gli altri.
Mantoan ha continuato sostenendo che bisogna smetterla di dire che mancano soldi e puntare invece su modelli organizzativi che a parità di risorse danno risultati migliori. Lavoriamo sull’efficienza. Siamo indebitati, dobbiamo trovare modelli efficienti. Smettiamola di dire che servono soldi.
Secondo l’esperto l’elemento strategico per migliorare la risposta del servizio sanitario deve essere cercato sulla diffusione dell’assistenza: se oggi abbiamo 25 milioni di accessi ai pronto soccorso è perché il cittadino non trova risposte sul territorio. O ci sbrighiamo creando un nuovo modello di cure primarie o abbandoniamo questa strada e triplichiamo i pronto soccorso, perché al cittadino bisogna dare una risposta.
Agenas e il problema dei medici di medicina generale
Ma la realtà delle cure territoriali non può limitarsi alla diffusione di ambulatori e centri di analisi perché il cittadino ha la necessità di trovare il proprio medico di base, di relazionarsi con una figura certa e fidata di esperto conoscitore delle sue necessità e difficoltà.
Il nostro primo accesso al sistema sanitario è rappresentato dal medico di medicina generale, ma all’articolo 35 dell’Accordo collettivo nazionale dei medici di famiglia c’è scritto che il medico di medicina generale riceve per appuntamento. Dunque, da una parte si fa programmazione dall’altra ci sono contratti di lavoro di questo tipo.
Un‘analisi piena e trasparente dei pregi e dei difetti di un sistema di cura che costituisce uno dei perni fondamentali del sistema sociale, ma che spesso vede nella quotidianità difficoltà ed attese altamente impattanti sulla vita delle persone.
L’analisi sull’intasamento dei pronto soccorso fatta da Agenas
Esperienza comune è infatti quella di file interminabili al pronto soccorso, di tentativi frustanti di ottenere un appuntamento per analisi o visite specialistiche, di assistenza famigliare sostitutiva per le necessità quotidiane a parenti ricoverati, di chiamate ripetute e vane a segreterie telefoniche dei medici di base.
Un quadro complesso che non soddisfa pienamente ma che, come per altre realtà di servizio pubblico, si scontra con risultati e performance peggiori delle altre realtà nazionali, evidenziando risultati comunque positivi e sostenibili per i cittadini veneti, che sono il frutto della paziente compartecipazione degli utenti ma, soprattutto, delle capacità, del lavoro e dello spirito di servizio dei lavoratori della sanità, protagonisti spesso in ombra della quotidiana e “normale” risposta che riceviamo.
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