Accordi bilaterali con le Regioni del centro-nord per evitare la fuga dei pugliesi verso gli ospedali di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto; e incremento della percentuale del tetto di spesa destinato alle cliniche private accreditate per riuscire ad attrarre pazienti da altre aree d’Italia. Sono le due strategie per ridurre la mobilità passiva e incrementare quella attiva presentate, ieri pomeriggio, dall’assessore alla Sanità Raffaele Piemontese ai rappresentati degli ospedali privati.
Un incontro che le due parti definiscono «positivo» ma che è, ovviamente, preliminare: occorrerà attendere che venga licenziata la manovra finanziaria del governo Meloni per capire quante risorse la Puglia avrà a disposizione effettivamente nel 2025. Però, la strada è segnata, l’anno prossimo la Regione intende cambiare strategia per ridurre i costi della mobilità passiva e, allo stesso tempo, riuscire ad attrarre pazienti da altre aree del Paese, facendo cassa. Il primo accordo bilaterale sarà firmato questo mese con la Basilicata, ma il governo Emiliano punta a fare altrettanto e a stretto giro con le altre Regioni del centro-nord: le intese potrebbero evitare che i pugliesi vadano a curarsi fuori dai confini regionali per patologie a bassa o media complessità, come accade oggi nel 52% dei casi. L’altra via è quello di innalzare i tetti di spesa che ogni anno vengono assegnati dal governo per acquistare prestazioni sanitarie dai privati. Il nodo non è di poco conto: il budget, mediamente, si esaurisce già a settembre-ottobre e da quel momento in poi si è costretti a rinunciare all’apporto degli ospedali privati (salvo, ovviamente, le prestazioni in urgenza). Cosa accade quindi? Succede che le cliniche convenzionate non possono più prendere in cura pazienti provenienti da altre regioni; mentre i pugliesi che non trovano rapida risposta di salute nelle strutture regionali si spostano al Nord a spese delle casse regionali, quasi sempre presi in cura da cliniche private che fanno capo alle stesse società presenti in Puglia.
«È stato un incontro positivo – commenta Fabio Margilio, presidente di Aiop Puglia, l’associazione che rappresenta gli ospedali privati – un primo confronto rispetto alla programmazione del 2025. Ovviamente, bisognerà attendere le scelte del governo centrale sul fondo sanitario che sembra sarà incrementato del 3,5% l’anno prossimo. Abbiamo registrato una ferma volontà politica e concreta disponibilità ad affrontare diversamente il tema della mobilità sanitaria». Se la Puglia riuscirà a contrarre il gap tra mobilità attiva e quella passiva, quel risparmio potrebbe essere investito per nuove assunzioni, investimenti in macchinari e aumento delle prestazioni da acquistare dai privati, a seconda delle scelte politiche che verranno fatte.
Basti pensare che ogni anno, mediamente, sono oltre 50mila i pugliesi costretti a intraprendere i “viaggi della speranza”: il picco minimo si è registrato nel 2020 con 36.650 pazienti, ma si tratta di un dato fortemente influenzato dalla pandemia Covid e dalle restrizioni negli spostamenti. Superata l’emergenza sanitaria, infatti, le cifre sono tornate a crescere: 42.665 già nel 2021 nonostante un lockdown meno rigido; 46.671 nel 2022 e 51.429 l’anno scorso. In tutto si traduce in una spesa non indifferente per le casse pubbliche: nel 2018, ad esempio, la Puglia ha speso 243 milioni di euro per la mobilità passiva, un anno dopo la cifra è scesa a 241 milioni, nel 2020, complice la pandemia Covid-19 l’esborso è stato solo, si fa per dire, di 172 milioni. Terminato l’effetto lockdown, nel 2021 la spesa è tornata a crescere sino a 181 milioni. In quattro anni, la Puglia ha pagato per le cure dei suoi cittadini fuori dai confini regionali 837 milioni circa. Nel 2021 dei 181 milioni spesi, 90 milioni circa hanno riguardato una mobilità passiva inappropriata, cioè quelle stesse cure potevano essere assicurate in Puglia, come evidenzia un report dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). In media in Puglia il costo per la mobilità passiva evitabile è di 20,77 euro per ogni residente.
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