Secondo i dati raccolti da Agenas è il sistema sanitario con i costi più alti nel Paese. Il San Pio di Benevento detiene il record in Italia, nella Top 10 figura anche Caserta e subito dopo il Cardarelli
Il sistema sanitario campano ha i costi più alti d’Italia. A dirlo sono i dati raccolti da Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, che, attraverso una serie di indicatori, valuta e confronta le performance di ogni singolo ospedale. Un giorno di degenza all’ospedale San Pio di Benevento è il secondo più costoso d’Italia per la cifra di 915,3 euro, superato solo dal Papardo di Messina (1031,6 euro). Non va meglio per l’azienda ospedaliera dei Colli, dove un giorno di degenza costa 730 euro, il quarto più alto di tutto il Paese.
Rientra nella top 10 degli ospedali più costosi d’Italia anche il Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta (679 euro). Il Cardarelli di Napoli è invece undicesimo (613 euro), seguito dal San Giuseppe Moscati di Avellino (576,4). Nello specifico l’indicatore calcolato dall’Agenas in concreto esprime il valore dei fattori produttivi assorbiti per ogni giornata che un paziente è ricoverato e dunque più alto è il valore e maggiori sono anche i costi operativi connessi. A pesare sulla sostenibilità economica del sistema sanitario campano sono le risorse umane.
L’indicatore che misura l’incidenza del costo del personale vede ai primi quattro posti della classifica nazionale tutti ospedali campani. È ancora una volta il San Pio di Benevento (78%) a presentare un costo delle risorse umane più alto d’Italia, seguito dal Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta (67,3%), dal Cardarelli di Napoli (65,4%), dall’Ospedale dei Colli (62,3%) e il Moscati di Avellino è invece settimo (58,2%). Già da questo dato si capisce con chiarezza come le esternalizzazioni sono una delle cause dei costi così alti della sanità campana. L’indicatore misura, infatti, la spesa per il personale dipendente ma anche per le consulenze, le collaborazioni, il lavoro interinale e le altre prestazioni di lavoro anche non sanitarie. Dunque se in Campania abbiamo la spesa più alta significa che si spende di più per coprire i costi di lavoratori diversamente inquadrati rispetto ai contratti nazionali.
Il quadro si chiarisce ancora di più se si analizza l’indicatore che Agenas definisce come «costo degli appalti» e che calcola l’incidenza dei principali servizi appaltati sul valore della produzione. Si tratta di quei servizi non prettamente sanitari che però hanno un peso importante sul funzionamento ospedaliero come quelli di lavanderia, pulizia, mensa, assistenza informativa, trasporti e smaltimento rifiuti. Un valore elevato di questo indicatore evidenzia che la struttura ospedaliera spende risorse per coprire costi di esternalizzazione. L’Azienda dei Colli (8,9) e il Cardarelli (8,8) presentano gli indici del costo degli appalti più alti d’Italia, tre volte superiori alle realtà più efficienti.
Stessa situazione si riscontra sulla spesa per prodotti farmaceutici ed emoderivati. Anche in questo caso il Cardarelli ha un indicatore di costo dei farmaci che è il secondo più alto del Paese (15,8), seguito dal Moscati di Avellino (14). In controtendenza è invece il dato sulla tempestività dei pagamenti nei confronti dei fornitori. L’Agenas ha infatti calcolato i giorni di durata media dei debiti e gli ospedali campani sono i migliori pagatori d’Italia. Il San Pio di Benevento (-33) è l’ospedale dove i fornitori aspettano meno per essere pagati, il Sant’Anna di Caserta (-30) è il secondo, l’Ospedale dei Colli (-26) è il quinto, il Cardarelli (-20) il settimo. A conti fatti i costi della sanità campana sono i più alti d’Italia e la maggior parte della spesa finisce in appalti, risorse umane e forniture.
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