Colpite tendopoli che poi hanno preso fuoco. L’Onu convoca la conferenza internazionale per la soluzione dei due stati a giugno
Cinque civili, di cui quattro bambini, sono stati uccisi in un bombardamento nel campo di Nuseirat nel centro della Striscia di Gaza centrale. Lo afferma l’agenzia palestinese Wafa che cita fonti mediche secondo cui il raid israeliano ha colpito un gruppo di persone di fronte a una bancarella di cibo e a un panificio locale a est del campo. Scene raccapriccianti girano sui social network. Secondo le stesse fonti mediche, 18 persone, tra cui bambini e donne, sono stati uccisi da stamattina nei bombardamenti israeliani nel sud e nel centro di Gaza. Due raid anche ad al-Mawasi. Il portavoce della Difesa Civile di Gaza ha riferito ad Al Jazeera che il bilancio delle vittime di questi attacchi aerei israeliani su ha provocato 20 vittime. Colpite le tendopoli che ora sono andate a fuoco. In totale, sono più di 44.530 i morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Lo denuncia il ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì in mano a Hamas. Da quasi 14 mesi l’enclave palestinese è nel mirino delle operazioni militari israeliane contro Hamas in risposta all’attacco in Israele. Secondo il bollettino rilanciato dalla tv satellitare al-Jazeera, da allora nella Striscia si contano 44.532 morti, 30 dei quali nelle ultime 24 ore, e 105.538 feriti. Oltre alle bombe, a uccidere i palestinesi è la fame. In mezzo ai giganteschi bisogni umanitari di Gaza, gli aiuti sono scandalosamente bloccati. L’incubo non è una crisi logistica. È una crisi di volontà politica e di rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario”. Lo scrive su X il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.
Onu convoca la conferenza internazionale per la soluzione dei due stati a giugno
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione in cui viene convocata una conferenza di alto livello volta a promuovere una soluzione dei due Stati per il conflitto israelo-palestinese e a ribadire l’appello per una pace “globale, giusta e duratura” in Medio Oriente. Il testo, adottato con 157 voti a favore, otto contrari e sette astensioni, pone le basi per la celebrazione della “Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati”, che si terrà dal 2 al 4 giugno 2025 a New York.
La risoluzione chiede anche l’adozione di una dichiarazione finale dopo l’incontro nella città statunitense che delinei una roadmap per una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese e la creazione di due Stati. Il documento invita Israele a “cessare immediatamente e completamente ogni forma di violenza, compresi gli attacchi militari, le distruzioni e gli atti di terrore” e le “nuove attività di insediamento” nei territori palestinesi occupati, ad evacuare “tutti” i coloni e a porre fine alle “loro azioni illegali”. Inoltre, ricorda che lo Stato ebraico, in quanto potenza occupante, deve rispettare gli obblighi descritti nel parere consultivo della Corte internazionale di giustizia.
Decine di coloni incendiano le case dei palestinesi in Cisgiordania
Nella notte decine di coloni hanno dato fuoco a edifici e veicoli palestinesi in Cisgiordania dopo che gli agenti avevano demolito 3 edifici in un vicino avamposto israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Beit Furik, vicino Nablus. Lo riporta il Times of Israel, citando la ong Yesh Din, secondo cui i coloni hanno dato fuoco alla casa di una famiglia di 7 persone a Huwara e a 2 veicoli. I vicini hanno salvato la famiglia dalle fiamme, ma il padre è stato attaccato con pietre e bastoni ed è stato ricoverato in ospedale con fratture al cranio, riferisce il gruppo. Ynet riporta inoltre che i coloni hanno anche bruciato una casa in costruzione, un negozio di alimentari e un veicolo a Bayt Furik, vicino a Nablus. Secondo l’amministrazione civile, che gestisce gli affari civili in Cisgiordania, l’avamposto dei coloni era illegale ed era stato costruito su un terreno privato palestinese.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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