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L’elezione di Trump può rafforzare l’autonomia dell’Europa


All’alba di un 2025 tutto da scoprire, Marco Tronchetti Provera ragiona del mondo e dell’Italia, di dove vanno l’industria e le nostre speranze. Si parte con l’avvio, a gennaio, del second term di Donald Trump alla Casa Bianca. “È prematuro immaginare i futuri scenari dell’amministrazione Trump – sottolinea il vicepresidente esecutivo del gruppo Pirelli – tra la prima amministrazione del leader repubblicano e i successivi anni di governo Biden, c’è stata una sostanziale continuità. Per l’Europa la vittoria di Trump è una ‘wake up call’: è tempo di svegliarsi, è tempo di accelerare i processi volti a rafforzare la nostra autonomia commerciale e di difesa”.

Tronchetti Provera, lei dunque ritiene che il ritorno di Trump a Washington possa essere il ‘fattore esterno’ in grado di spingere in avanti l’integrazione europea? Anche Mario Draghi, nel suo rapporto, parla di una ‘sfida esistenziale’ a proposito della necessità di rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa.
Il rapporto Draghi, come quello di Enrico Letta, mette in luce le premesse per muoversi nella giusta direzione. Bisogna agire in tempi rapidi, sapendo che oggi le relazioni con gli Usa non sono più quelle del dopoguerra, ma si fondano segnatamente su interessi commerciali. La mossa di Volkswagen che annuncia la chiusura di almeno tre fabbriche in Germania è indice di un settore in sofferenza in tutta Europa.L’automotive affronta una fase delicata a causa delle tensioni commerciali con la Cina che è ormai un grande produttore di auto, soprattutto elettriche, e che, producendo auto di qualità più alta a prezzi più convenienti, ha ridotto la quota di mercato per le società europee in territorio cinese. L’automotive deve sapersi ristrutturare ponendosi obiettivi di trasformazione tecnologica e ambientale compatibili con il contesto macroeconomico e geopolitico. La filiera deve essere sostenuta non solo dai singoli governi, ma soprattutto da Bruxelles, dove serve un tavolo cui partecipino politica e imprese. Un tavolo che fino ad oggi è mancato.

Lei intende dire che è mancato il dialogo tra regolatore pubblico e stakeholder di settore?
Esattamente. Le due transizioni, digitale e verde, sono state gestite da Bruxelles senza un’interlocuzione con l’industria. Si sono fatte scelte dissennate e ideologiche che non hanno tenuto conto dei costi e della sostenibilità dei processi in corso. L’obiettivo è giusto, ma il percorso per raggiungerlo condannerebbe le imprese europee al suicidio.

A proposito di transizione, Mario Draghi nel suo rapporto propone di valutare le emissioni di CO2 “dalla culla alla tomba”. Lei è d’accordo?
Sono più che d’accordo: misurare le emissioni utilizzando il life cycle assessment consente di arrivare a obiettivi di abbattimento di CO2 in modo integrato e olistico. Nel caso delle auto elettriche, per esempio, bisogna misurare l’impatto dell’estrazione di litio o del maggior peso delle automobili dotate di batterie che pure, a loro volta, hanno un impatto a livello ambientale. E poi bisogna domandarsi da dove provenga l’energia che alimenta il veicolo: l’elettricità è prodotta in che modo, da quale fonte? È un lavoro che richiede serietà e trasparenza, e che deve riguardare ogni fase della supply chain. Invece nessuno ha mai visto un dato, manca qualunque valutazione fondata su criteri oggettivi e quantificabili, nessuno ha mai proposto un’alternativa a questo modello, eppure esistono biocarburanti, idrogeno, carburanti sintetici, la ricerca è in continua evoluzione.

Insieme a Bosch, Pirelli collabora allo sviluppo della tecnologia degli pneumatici intelligenti. Una nuova fase del vostro Cyber Tyre. È una sfida nella quale crediamo. I dati raccolti attraverso i sensori dello pneumatico e la loro elaborazione con software e algoritmi da noi sviluppati e integrati nei sistemi di controllo elettronici sviluppati da Bosch consentono di aumentare la sicurezza, fornendo informazioni sulla stabilità del veicolo, ma anche di migliorare gli standard ambientali, adottando lo stile di guida più indicato alla riduzione dei consumi di energia.
Il Pirelli Cyber Tyre è rivolto all’alto di gamma. Intendete estenderlo agli altri segmenti? Adesso è rivolto alla categoria Prestige e Premium. È chiaro che in futuro diventerà un elemento integrante per massimizzare le informazioni a disposizione di chi guida e di chi realizza il veicolo. Abbiamo colmato una carenza, perché mancava un dato oggettivo derivante dal contatto tra l’auto e il terreno. Un contatto che avviene attraverso lo pneumatico e che con il nostro software si traduce in un’informazione essenziale in tempo reale.

Con un leader forte alla Casa Bianca, un autentico deal maker abituato a negoziare fino all’ultimo, chi parlerà in nome e per conto dell’Europa? La premier italiana Giorgia Meloni è ancora forte di un vasto consenso a due anni dalle elezioni, mentre Germania e Francia navigano in acque agitate.
In questo quadro, l’Italia e il suo Governo potranno avere un peso maggiore. Meloni può giocare un ruolo centrale per inaugurare un approccio europeo nuovo, pragmatico e non ideologico, favorevole e non nemico dell’industria. Sicuramente è difficile che si possa continuare a decidere all’unanimità tra i 27 Stati membri. Di questo passo non si va da nessuna parte. Serve un sistema decisionale più efficace, con un numero di persone e tempi di esecuzione compatibili con la velocità necessaria per essere competitivi. L’Europa deve smettere di guardare alla concorrenza in una dimensione puramente interna, la concorrenza si gioca con Cina e Stati uniti.

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Nonostante i finanziamenti del Pnrr, l’Italia cresce dello zero virgola. Dove stiamo sbagliando?
L’Europa intera vede tassi di crescita da prefisso telefonico, ce lo ripetiamo da anni. L’Italia, da sola, ha uno spazio di bilancio assai ridotto, ormai l’80% delle scelte economiche vengono prese a Bruxelles. Bisogna avere l’ambizione di un’Europa che cresca al ritmo degli Usa, con una Banca Centrale che, al pari della Federal Reserve, persegua, come obiettivo, non soltanto la stabilità dei prezzi, ma anche la crescita economica.
C’è il rischio che i grandi marchi dell’automotive, Stellantis in testa, abbandonino l’Italia?
Io non vedo questo rischio, penso invece che sia necessario rendere più competitivo il settore a livello europeo. Il problema non si risolve decidendo a tavolino il numero di vetture da produrre in un anno. È urgente creare condizioni di mercato competitive che ridiano smalto all’industria automobilistica europea.

Non abbiamo parlato della Russia, un tempo partner strategico dell’Europa. Nel caso di fine del conflitto in Ucraina, le relazioni economiche e commerciali tra Mosca e i Paesi europei potrebbero ripartire?
Il raggiungimento della pace è vitale per l’economia, perché genera fiducia nel futuro. Se il futuro appare costellato da guerre, catastrofi e tensioni geopolitiche continue, le persone si paralizzano. Senza fiducia nel futuro, non risolveremo mai neanche il problema della denatalità in un Occidente che fa sempre meno figli. Se, poi, le relazioni con Mosca dovessero ripartire, l’Europa dovrebbe trattare come un attore unico, per avere un potere negoziale maggiore soprattutto sul fronte energetico, dove siamo poveri di materie prime.

Quanto a inverno demografico, l’Italia è maglia nera in Europa.
Nel nostro Paese c’è una crescente consapevolezza del tema, esistono strumenti di aiuto, ma la questione fondamentale è, ancora una volta, la fiducia nel futuro. In un mondo che è già nel pieno di una “terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, come sostiene Papa Francesco, chi sarebbe disposto a mettere su una famiglia? Serve un tavolo dove i grandi del mondo affrontino le questioni decisive per il futuro dell’umanità. Questo tavolo, oggi, non c’è.



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