Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Consulenza fiscale

Consulenza del lavoro

Spotify, gli ascolti dei podcast in Italia aumentano del 40%. «Meno esclusive, puntiamo sui video»


All’evento «The Podcast Era» i dati e le novità dell’anno: i videopodcast aumentano dell’80%, mentre l’azienda svedese cambia strategia. «Da produttori ora siamo pura piattaforma per creators». All’orizzonte una sfida con YouTube

Gli ascoltatori dei podcast su Spotify in Italia sono cresciuti del 40% dal 2023 a oggi: ora un utente su tre della piattaforma che comanda il mercato della musica in streaming ascolta podcast. In Italia i generi più ascoltati sono Politica e attualità, True crime (classico che non tramonta mai) e sempre più Talk show. Crescono anche Business-Tech e Sport

Contenuti da ascoltare e sempre più spesso, dimostrano i dati presentati da Spotify a Milano all’evento «The Podcast Era – Free 2 Create», da guardare: la pubblicazione di videopodcast è aumentata dell’80%, così come la fruizione, ed è quella la direzione in cui l’azienda svedese vuole spingere il mercato. Forse rischiando di andare a scontrarsi con YouTube, ma – evidentemente – accettando la sfida.





















































Da produttori a pura piattaforma

I titoli sulla piattaforma sono oltre 6,5 milioni, di cui 300 mila con una componente video. Spotify è entrata nel settore dei podcast tra il 2018 e il 2019, con un’idea diversa da quella che ha oggi. «La nostra missione era essere leader nello streaming audio – spiega Eduardo Alonso, capo dei Podcast per l’Europa del Sud e dell’Est di Spotify – e per questo abbiamo iniziato a produrre podcast originali. Nell’ultimo anno il nostro ruolo è cambiato. Da produttori, siamo passati all’essere pura piattaforma». Un luogo dove caricare, distribuire, monetizzare, molto più che un editore. 

«Con il vecchio modello potevamo aiutare solo poche aziende, perché producevamo 20-25 titoli all’anno. Non ci stiamo allontanando completamente dall’investimento in contenuti originali, ma l’esclusività non è più una priorità. Vogliamo essere la migliore piattaforma possibile per molti più creators». Indipendenti, aziende, gruppi editoriali.

Prestito personale

Delibera veloce

Il senso è chiaro: Spotify non spende più per essere l’unico posto dove trovare un grande podcast in esclusiva (i 20 milioni di dollari per lo show di Harry e Meghan è una ferita che brucia ancora), ma ha investito per fornire tecnologia e strumenti a chiunque – i creators, appunto, non più solo podcasters – di caricare anche su Spotify i propri contenuti. Che spesso però stanno anche altrove, soprattutto su YouTube, come «Passa dal Basement» di Gianluca Gazzoli e tutti i titoli di Cronache di Spogliatoio, per fare due esempi italiani.

«Niente più barriere tra audio e video»

«Sono svanite le barriere tra audio e video», sostiene Eduardo Alonso. «È il momento di scommettere sul videopodcasting», che con le pubblicità sulle views promettono ricavi migliori. «Non crediamo che molti creators possano fare affidamento su un’unica fonte di reddito: e ciò che può funzionare per uno potrebbe non funzionare per un altro». La community va costruita su tutte le piattaforme, dai social fino a Spotify, che punta a fornire strumenti utili per la monetizzazione: «Immagina di avere uno show per cui pensi di avere una community forte a cui puoi chiedere un piccolo abbonamento per ascoltare il contenuto. Noi offriamo la possibilità di seguire questo modello. Ma se invece preferisci inserire la pubblicità, puoi farlo. Quella gestita dalla piattaforma di Spotify, oppure le tue campagne».

Sfida a Youtube? «Ma siamo diversi»

C’è chi vede il rischio che Spotify cerchi di fare concorrenza a Youtube, azzardo non da poco. E che finisca per omologarsi o perdere la sfida. Alonso non vede questo pericolo: «Abbiamo riconosciuto e accettato la realtà di uno scenario multipiattaforma. Quello che dobbiamo fare è massimizzare il valore dei progetti dei nostri creatori su Spotify, che ha alcuni valori e alcune funzionalità che nessun altro può offrire: un pubblico globale, che altre piattaforme audio non possono offrire». 
Ma non solo. «Abbiamo una percentuale molto alta di abbonati premium rispetto a quelli gratuiti in confronto ad altre piattaforme». Su 640 milioni utenti di 184 Paesi, 252 milioni sono abbonati. «E offriamo – aggiunge Alonso – non solo hosting (ospitare il contenuto, ndr), ma anche altri strumenti per generare il collegamento verso altre piattaforme come Apple Podcasts o qualunque altra». 
E se il 2025 sarà l’anno in cui continuare a spingere sui videopodcast, ci si attende che anche le aziende facciano un passo in questo senso. «Molte hanno mostrato interesse sui podcast, ma se confrontiamo i numeri con l’industria della pubblicità sui video si può fare molto di più. Stiamo vedendo tassi di crescita a due cifre: penso che tantissime imprese investiranno sui podcast».

7 dicembre 2024 ( modifica il 7 dicembre 2024 | 16:12)

Conto e carta difficile da pignorare

Proteggi i tuoi risparmi



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamo strutture per affitti brevi

Gestiamo strutture per affitto breve