Vi ricordate il Natale 2023 a Reggio Calabria? Sì, quello con le luminarie installate in ritardo, il pasticcio di Piazza Duomo, la rabbia dei commercianti per le casette di Piazza Castello. Un anno dopo, accantonato quel disastro che avrebbe imbarazzato anche il Grinch, il Natale 2024 di Reggio Calabria è stato annunciato in pompa magna (costo: 1 milione!) sulla scia del Capodanno Rai (organizzato dalla Regione) al quale la città dello Stretto si presenterà con un albero… finto.
Si è pensato bene, infatti, vista la grande tradizione calabrese, con la zona delle Serre che nel corso degli anni hanno fornito alberi di Natale ovunque (compreso il Vaticano per volontà del Papa), di scegliere un albero di plastica. Il montaggio è avvenuto in stile gioco di bambini, con tanto di istruzioni da seguire: posizionare la figura A (la base), poi inserire il pezzo giallo, il rosso e infine la figura B (la punta). A margine l’avviso: “tenere lontano dagli occhi, non ingerire”.
“Eh però StrettoWeb… che palle!”. Nono, nemmeno quelle. Gli addobbi sono finti e pre-attaccati, letteralmente come un giocattolo. Neanche il gusto, la gioia, la volontà di dare un tocco personale. Il tutto alla modica cifra di 176.000 euro.
“Plastic tree”: no, l’ambiente non c’entra
Qualcuno potrà pensare che la scelta di un albero finto potrebbe essere stata presa nel pieno rispetto dell’ambiente. Nessun green washing per il “Plastic Tree”. Secondo PEFC Italia, ente promotore della gestione forestale sostenibile, l’albero finto ha un impatto ambientale ben maggiore rispetto a quello vero. Un albero artificiale di plastica di 2 metri ha un’impronta di carbonio pari a 40 kg di emissioni di Co2 equivalenti. Per non parlare del tempo che gli alberi finti impiegano per il deterioramento che, secondo i dati ISPRA, è di 200 anni.
L’albero vero, seppur reciso, continua a svolgere il suo ruolo naturale nell’assorbire anidride carbonica, purificare l’ambiente circostante e una volta esaurito il suo ciclo vitale diventa materia organica. Ovviamente, non si creda che chi sceglie un albero vero vada nella prima foresta a disposizione a tagliarlo armato di motosega: gli alberi vengono accuratamente selezionati nel rispetto dell’ambiente, del ciclo di diradamento e ripopolamento dei boschi e spesso vengono preferiti alberi che sarebbero stati destinati ugualmente all’abbattimento e alla segheria.
E le altre città?
Basta attraversare lo Stretto per sentire profumo di Natale. A Messina, in piazza dell’Unione Europea, l’albero è vero. Così come lo è quello di Piazza IX Aprile a Taormina, uno dei centri turistici più importanti della Sicilia, in arrivo direttamente da Asiago, un dono che cementifica il rapporto fra le due comunità. Anche Palermo si unisce alla lista.
Saliamo direttamente nella Capitale. Roma ha scelto un Abies Nordmanniana, abete del Caucaso alto circa una ventina di metri, per addobbare Piazza del Popolo, per una spesa preventivata di circa 140.000 euro.
Il Vaticano ha ricevuto un albero di 29 metri direttamente da Ledro in Trentino, insieme ad altri 30 alberelli da vivaio. Una scelta che ha scatenato polemiche di associazioni ambientaliste che se la sono presa con il Papa (sì, quello delle encicliche in favore dell’ambiente) reo di aver avvallato una scelta consumistica che danneggia la natura. Il sindaco di Ledro ha placato gli isterismi sottolineando che l’albero scelto da bosco certificato PEFC prelevato da un lotto destinato al taglio per la corretta coltivazione del bosco e che al posto di essere destinato alla segheria è stato donato al Papa.
Milano ha optato per un abete Picea Abies Excelsa alto 27 metri proveniente da Ponte di Legno in Val Camonica (Brescia). Si tratta dell’albero di Natale ‘Olimpico’, impreziosito dai cinque cerchi dei Giochi Invernali di Milano Cortina 2026 e le mascotte (calabresi) Tina e Milo.
La storia dell’albero di Natale del Rockefeller Center di New York
Tante, ovviamente, anche le testimonianze dal resto del mondo. Dal 1947, per esempio, la Norvegia dona a Londra un gigantesco albero di Natale, posizionato a Trafalgar Square, per ringraziare il Regno Unito per averli aiutati durante la Seconda Guerra Mondiale: una tradizione lunga, fin qui, 77 anni!
Merita una considerazione particolare l’albero di Natale del Rockefeller Center di New York, città simbolo del consumismo, che ha scelto però di dotarsi di un albero vero che porta con sé una storia molto dolce. L’albero norvegese è stato piantato a Stockbridge nel 1967, dalla coppia Earl e Leslie Albert che lo ha visto crescere, da minuscolo a gigantesco, metafora del loro amore.
Nel 2020, poco tempo dopo la morte di Leslie, il marito ha deciso di donare quel simbolo di amore a New York affinchè tutti potessero ammirarlo e ricordare Leslie in eterno. Albero che poi sarà donato in beneficenza a un’associazione che si occupa di dare assistenza ai meno fortunati.
Albero finto, finta gioia
Come di consueto, nella serata dell’8 dicembre, a Piazza Duomo si è svolta la cerimonia di accensione dell’albero di Natale con il sindaco Falcomatà protagonista di fianco alla sua creatura. Un momento di gioia, messaggi d’amore e buoni propositi finti come l’albero, in una città che si accontenta di emozioni di plastica, ormai fuori dal mondo, modello Barbie Land.
Ammettiamo che, vista la composizione dell’albero modello torta a più piani, se il 25 dicembre dovesse venir fuori Margot Robbie per augurare a tutti i reggini “Buon Natale”, saremmo piacevolmente sorpresi e pronti a cambiare idea. Ma conoscendo l’andazzo, è più facile che risuoni “I’m just… Giuseppe”.
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