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“Con noi la plastica è un business circolare”


“Crediamo nella reale circolarità e nella sostenibilità. Continueremo a fare investimenti. Il 70% della produzione degli imballaggi del settore ortofrutticolo arriva dell’Emilia-Romagna. Siamo quindi la culla del packaging. Ma con le politiche restrittive in atto ci sono rischi”. Riccardo Pianesani è l’amministratore delegato del Gruppo Ilpa, leader a livello europeo nella trasformazione di materie prime plastiche e bioplastiche, servendo oltre quattromila clienti in oltre 50 Paesi. Un’azienda, di cui ne fanno parte Ilip, MP3 e AMP Recycling, che da sempre è attenta alle politiche ambientali e agli investimenti sostenibili. Caratteristiche che hanno reso il Gruppo Ilpa un modello su scala nazionale ed europea.

Riccardo Pianesani, cosa distingue il Gruppo Ilpa dai competitor di mercato?

“Siamo un Gruppo di aziende impegnate nella produzione di imballaggi alimentari in plastica termoformata e bioplastica. Nasciamo negli anni ‘60 in Valsamoggia e abbiamo tre declinazioni diverse: Ilip, che si impegna nella produzione di packaging, MP3, tra i principali player europei nei settori estrusioni di lastre e bobine di plastica di alta qualità, e AMP Recycling, specializzata nel recupero e nella lavorazione di materie plastiche e acquisita nel 2012 con il desiderio di controllare l’intera filiera. Il nostro principale settore è quello del packaging nel mercato ortofrutticolo. Il tema della sostenibilità per noi è sempre stato molto attuale. Una vocazione che abbiamo sempre sentito per cercare di rendere maggiormente sostenibile un business che era solitamente lineare, rendendolo così circolare. Tutto ciò ha avuto un trend di crescita molto importante”.

La sostenibilità ambientale è da sempre nel vostro dna. Un vero e proprio modello circolare e virtuoso.

“Ci siamo sempre adoperati per migliorare la sostenibilità del business, valorizzandolo al massimo. Ora la nostra mission in atto, dopo aver sempre riciclato bottiglie di plastica per ottenere vaschette per alimenti, è riuscire a riciclare le stesse vaschette per ottenerne delle nuove, processo che abbiamo definito tray to tray recycling. Una chiusura definitiva del modello in cui abbiamo investito tantissimo nell’ultimo quadriennio. Stiamo specializzando uno dei due impianti di riciclo in questa direzione: un percorso in itinere per rendere sempre più efficiente questa attività di riciclo. In precedenza quindi il modello circolare si esauriva, mentre così no. Lo stiamo già facendo su scala industriale, ora l’obiettivo è aumentarne l’efficienza”.

Da leader di mercato, come sta andando il settore del packaging?

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“Parliamo di un mercato tipicamente anticiclico che negli ultimi anni ha avuto una forte pressione anti-plastica. Notiamo che da parte degli utilizzatori c’è una resistenza totale alle soluzioni di imballaggi in materiali alternativi alla plastica. In termini di efficacia parliamo sempre di uno dei più performanti. Il quadro normativo è un po’ ostile al nostro settore, essendo costruito su dei pregiudizi ideologici e senza una vera e propria analisi scientifica. La normativa europea vorrebbe mettere sempre più al bando l’utilizzo di plastica monomateriale, riciclata e riciclabile, ma poi legittimano come alternativa imballaggi composti da plastica vergine accoppiata alla carta. I nostri imballaggi in media hanno il 70% di materiale riciclato. Bruxelles vorebbe raggiungere il 50% entro il 2040, noi già oggi siamo sopra”.

Rischia di essere un danno per voi e per il vostro mercato?

“Questo avrà impatti su tutta la filiera agricola, con rischi di minore protezione del prodotto confezionato, maggiore spreco alimentare e conseguente maggiore impatto ambientale e con i costi degli imballaggi che cresceranno. Alla fine della filiera c’è il consumatore che rischia di pagarne le conseguenze anche in termini di minori consumi di prodotti salutari. Siamo sotto assedio, ma cerchiamo di difendere il nostro settore con degli elementi fattuali. Questa è l’unica risposta che abbiamo, ovvero rendere il più circolare possibile i nostri prodotti. Stiamo assistendo a delle scelte che dal mio punto di vista sono avulse dalla realtà del mercato e impongono percorsi che sono dannosi per il mondo industriale. Il tema della sostenibilità e della transizione per noi è cruciale, l’abbiamo sempre dimostrato. Ma va gestito con modalità e valutazioni di carattere scientifico consistenti”.

A livello italiano invece cosa ne pensa della Plastic Tax, rinviata nuovamente? Non sarebbero da esonerare dal pagamento della tassa le aziende che producono plastica utilizzando materiale da riciclo, sostenibile, tracciato e certificato?

“Qualsiasi azione e normativa che incentiva il modello circolare è benvenuta. La modalità della Plastic Tax rischia di essere un autogol, creando impatti inflattivi perché colpirebbe le tasche del consumatore. Inoltre potrebbe portare il modello di confezionamento alimentare attuale su altri materiali, e questo, oltre a implicare un incremento dei costi, toccando tutta la filiera agroalimentare, impatterebbe la filiera del riciclo di imballaggi in plastica italiana che è un’eccellenza riconosciuta anche a livello europeo. Servono provvedimenti incentivanti per il modello circolare e non punitivi”.



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