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L’Italia in orbita: lo spazio secondo Samantha Cristoforetti


A dieci anni dalla sua prima missione a bordo della ISS Samantha Cristoforetti si racconta a Sky Tg24. Un dialogo con l’astronauta italiana sull’Europa dello spazio e sul futuro dell’esplorazione oltre la Stazione Spaziale Internazionale, verso la Luna e Marte in occasione della quarta edizione della giornata nazionale dello spazio che si celebra il 16 dicembre 

Samantha Cristoforetti è la prima astronauta italiana. Selezionata dall’Agenzia spaziale europea nel 2009, ha compiuto due missioni in orbita e complessivamente ha trascorso oltre un anno nello spazio. Nel 2022 è diventata la prima astronauta europea a compiere un’attività extraveicolare e ad assumere il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale.

Samantha, che cosa rappresenta per te la ISS?

 

“La Stazione Spaziale Internazionale è la mia seconda casa, quella extraterrestre, un luogo di cui ricordo ogni centimetro cubo, perché lassù si vive nelle tre dimensioni, ovviamente di com’era l ‘ultima volta che ci sono stata essendo una casa in continua evoluzione. È stata la casa di una, forse due intere generazioni di astronauti. Quando si va nel modulo di servizio russo, ormai uno dei più anziani, per una cena in compagnia, si deve pensare che è dal duemila che gli equipaggi si riuniscono fluttuando attorno allo stesso tavolo. È un luogo dove c’è stata tanta storia, tante amicizie e tanti eventi e che ahimè tra pochi anni passerà letteralmente alla storia perché sappiamo che finirà la sua vita operativa entro la fine di questo decennio: quando la vedremo rientrare in maniera distruttiva sulla Terra, quello credo che sarà un momento davvero commovente”.

Oggi al tuo ruolo di astronauta affianchi quello di manager e lavori a un ambizioso progetto dell’ESA che racchiude anche il tuo prossimo sogno nel cassetto. Di Che si tratta?

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“In questo momento sono responsabile da parte dell’Agenzia spaziale europea di un nuovo progetto che si chiama Leo Cargo Return Service il cui obiettivo è quello di lavorare con le nostre industrie europee, abbiamo contratti con due aziende, la nostra Thales Alenia Space a Torino e la start up tedesca The Exploration Company, per raggiungere l’obiettivo nei prossimi anni con tempi molto rapidi e accelerati di sviluppare due veicoli di trasporto cargo per l’orbita bassa terrestre, ovvero quelle orbite in cui si trova la Stazione Spaziale Internazionale e dove andranno le future stazioni commerciali private. Questi veicoli devono essere in grado di rifornire queste stazioni, ma anche, e questa è una novità assoluta per l’Europa, di riportare del cargo a terra. Un progetto che si ricollega a un mio sogno nel cassetto, ovvero quello di vedere in tempi ragionevolmente brevi un’astronave europea capace di trasportare un equipaggio. La capacità di riportare a terra del cargo è un importante passo in quella direzione, perché ovviamente gi astronauti quando partono vogliono anche ritornare a terra alla fine della missione”.

L’Italia celebra i 60 anni dal lancio del suo primo satellite il San Marco 1. Quali sono i punti di forza e di debolezza del nostro Paese in ambito spaziale?

 

“L’Italia è una Paese che ha una grandissima tradizione in ambito spaziale e un’industria con grandi competenza trasversali in campi diversi. Le difficoltà dell’Italia in ambito spaziale sono quelle di tutta l’Europa, cioè la capacità di fare massa critica per poter investire sufficientemente, sia per quanto riguarda gli investimenti istituzionali sia per quelli privati, e quindi di poter innovare, massimizzare l’efficienza dei processi e minimizzare i costi per essere competitivi e avere accesso a quote più ampie di mercato. Come in tanti settori l’Europa dello spazio, e quindi anche l’Italia, sconta dei problemi relativi alla frammentazione e a volte a un eccessivo focalizzarsi sulla competizione intraeuropea, cioè tra singoli Stati, che per me vuol dire a volte concentrarsi su chi vince il campionato di Serie C, mentre gli altri stanno giocando il campionato di Serie A. Se non ci mettiamo insieme, non riusciamo a investire in maniera sinergica senza dispersione e senza frammentazione le risorse che abbiamo è veramente difficile riuscire a rientrare in questo campionato di Serie A”.



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