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Piemonte in declino: ecco i Comuni “in estinzione” dove non si fanno più bambini


Il Piemonte affronta una crisi demografica che non si limita ai numeri, ma cambia profondamente l’essenza della regione. Secondo l’Istat, nel 2024 la popolazione è diminuita di 1.619 abitanti, le nascite sono calate di 174 unitàrispetto al 2023 e i decessi sono aumentati di 276. Un bilancio drammatico che pesa soprattutto sui piccoli comuni, dove l’assenza di nascite è ormai una costante, svuotando lentamente territori già fragili.

Un esempio emblematico è Olivola, borgo di appena 108 abitanti nel cuore del Monferrato. Non nasce un bambino da tre anni, e la popolazione continua a invecchiare. Andrea Maurilio Massari, consigliere comunale, ricorda: «Quando sono arrivato qui 20 anni fa eravamo in 130-140. L’ultimo nato, credo nel 2022, non risiede più in paese». Oggi a Olivola vivono solo due bambini sotto i dieci anni, un dato che racconta il drammatico spopolamento.

Il fenomeno non riguarda solo Olivola. In Piemonte, 125 comuni nel 2022 non hanno registrato alcuna nascita, un decimo del totale regionale. Alcuni di questi, come Serole (Asti), Malvicino (Alessandria), Marmora (Cuneo) e Cervatto (Vercelli), non vedono nuovi nati da oltre otto anni. Il Piemonte detiene anche un triste primato: alla fine del 2023, ben 34 comuni non avevano bambini sotto i tre anni, rendendo la regione il territorio con il maggior numero di borghi a rischio estinzione.

Tra questi spicca Noasca, nel Canavese, che non registra nascite dal 2015. In meno di due decenni, la popolazione è passata da 202 abitanti nel 2001 a 108 nel 2022. La struttura demografica di Noasca è caratterizzata da un indice di vecchiaia molto elevato, con una predominanza di persone anziane. Questo squilibrio demografico aumenta la pressione economica e sociale sulla popolazione attiva, rendendo sempre più difficile sostenere i servizi essenziali e preservare la vitalità del borgo.

Questa crisi non è solo numerica. È una frattura culturale e sociale che minaccia di cancellare intere comunità e il loro patrimonio. Nei piccoli borghi come Olivola, la mancanza di servizi essenziali gioca un ruolo cruciale. Nonostante il titolo di “Città dell’Olio”, con un’enoteca e due ristoranti, per accedere a scuole, farmacie o ambulatori medici è necessario spostarsi in auto. «Per ogni servizio bisogna spostarsi in auto», lamentano gli abitanti. Una condizione che scoraggia le famiglie giovani dal rimanere o trasferirsi.

Un ulteriore ostacolo è la cronica carenza di pediatri. In Piemonte, la media è di 1.281 bambini per pediatra, ben oltre la media nazionale di 993. Questo aggrava le difficoltà delle famiglie, scoraggiando chi vorrebbe crescere figli in queste aree.

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Nonostante tutto, alcune iniziative mirano a invertire la rotta. Il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede fondi per aumentare i posti negli asili nido, rendendo i piccoli comuni più attrattivi. Progetti come le cooperative di comunità e le Green Communities cercano di rilanciare le economie locali. L’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) sottolinea l’urgenza di creare centri multiservizio e politiche che incentivino la natalità e il ritorno dei giovani.

Tuttavia, senza interventi strutturali e una visione a lungo termine, queste misure rischiano di essere insufficienti. I borghi come Olivola e Noasca rappresentano una sfida immensa: la speranza è che il fascino della tranquillità e della qualità della vita possa attirare giovani coppie. «È un luogo di serenità, dove si può vivere secondo i ritmi di una volta»,dicono gli abitanti. Ma senza servizi e infrastrutture adeguate, la realtà è che questi paesi continueranno a svuotarsi.

La crisi demografica del Piemonte non è solo una questione statistica. È il grido silenzioso di borghi che rischiano di trasformarsi in cartoline di un’Italia che svanisce, lasciando dietro di sé memorie e silenzi.

Noasca, piccolo comune piemontese nella Città Metropolitana di Torino, si trova a circa 75 km a nord-ovest del capoluogo regionale. Immerso nella Valle dell’Orco, il suo territorio si estende sul versante meridionale del massiccio del Gran Paradiso, raggiungendo un’altitudine massima di 4.026 metri sul livello del mare, in corrispondenza del Roc. Questa significativa escursione altimetrica, con un’altitudine minima di 841 metri, fa di Noasca uno dei comuni con la maggiore differenza di quota in Italia.

Parte del territorio comunale ricade all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il primo parco nazionale italiano istituito nel 1922. Questo rende Noasca una meta di riferimento per gli amanti della natura e del trekking. Tra le attrazioni naturali spicca la Cascata di Noaschetta, un suggestivo salto d’acqua formato dal torrente omonimo, situata nelle vicinanze del centro abitato.

Il centro storico ospita la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, di origini antiche, che sorge poco sopra il paese, quasi a ridosso della cascata. Ogni anno, nella notte del 14 agosto, si svolge una processione religiosa che culmina presso questa chiesa, un evento che testimonia le tradizioni locali ancora vive.

Noasca è nota anche per le sue numerose frazioni, tra cui Grusiner, , Pra, Balmarossa, Borno, Gera, Gere Eredi, Jamoinin, Jerener, Pianchette, Pian e Piandellera. Queste borgate conservano l’architettura tipica delle comunità montane piemontesi, offrendo scorci pittoreschi e rappresentando la memoria storica di una comunità un tempo più popolosa, dedita all’agricoltura, all’allevamento e a mestieri itineranti come quello dello spazzacamino.

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Oggi, Noasca rappresenta una meta ideale per chi desidera immergersi in un ambiente naturale incontaminato, praticare escursioni in montagna e riscoprire le tradizioni di un borgo alpino autentico.





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