CAVARZERE – Monta la polemica sull’aumento delle rette nelle mense. Dopo le accuse mosse dal consigliere comunale del Pd Heidi Crocco e del consigliere regionale Erika Baldin, che parla di “rincari anche del 124%” replicano sia il sindaco Pierfrancesco Munari, che l’assessore Manuela Lanzarin, che si è sentita presa in causa dalle critiche della grillina Baldin che accusa anche le scelte dei tagli ai Comuni del governo Meloni e la Regione Veneto.
Pierfrancesco Munari replica a Crocco e al Pd: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso si lamentano tanto adesso sapendo che questi aumenti sono dovuti a un debito che ci ha lasciato il centrosinistra pari a un milione e 150mila euro. Per fare un esempio, l’appalto è in perdita per il Comune, cioè il Comune ci mette più soldi di quello che introita, dunque un ritocco è stato necessario. Anche in virtù dell’aumento del costo del servizio ma che va di paripasso con la qualità del servizio. La Titoli Minori è un’eccellenza del territorio per la qualità dei servizi. Il mondo è cambiato da 5 anni a questa parte”.
Insomma, per Munari “l’asilo poteva essere anche gratuito, se la giunta precedente non avesse lasciato tutto questo debito”. Poi aggiunge: “L’aumento maggiore è stato per lo scaglione di reddito più basso quello fino ai 5-8 mila euro. Ci sono in questa fascia famiglie in cui non lavora né il papà né la mamma dunque possono accudire i figli, ma mettono il figlio in asilo mentre potrebbero benissimo lasciare il posto a genitori che lavorando hanno più bisogno”.
Munari elenca infine le cose fatte per le famiglie: “Il bonus libri, il bonus idrico, le esenzioni trasporti per fasce deboli, il 50% in meno pasti per gli Isee sotto gli 8mila euro, il doposcuola a Boscochiaro a spese del Comune”. E conclude: “Il Pd potrebbe invece attrezzarsi anche con il circolo di Cona per spingere sulla fusione, che sarebbe un utile modo per tagliare il costo dei servizi e renderne addirittura gratis alcuni per molti anni”.
Da Venezia, invece, Lanzarin interviene per replicare a Baldin: “Spiace dover rispondere alla polemica della Consigliera Baldin sulle rette dell’asilo di Cavarzere, sapendo che ad ogni bilancio la Regione dedica 31 milioni di euro per i servizi all’infanzia per la fascia d’età da zero a 6 anni, di cui il 50% sono dedicati agli asili nido, risorse che poi vengono nuovamente implementate nel corso dell’anno. Nel bilancio 2025 la dote parte già con 1 milione di euro aggiuntivi per i servizi asili nido. Con questi fondi si calmiera la retta dei servizi che altrimenti sarebbero tutti a carico delle famiglie”.
“Oltre a ciò – aggiunge Lanzarin – la Regione da quattro anni mette a disposizione degli Ats, che sono l’ente più vicino alle famiglie, nell’erogare i servizi sociali, i fondi per la retta dei nidi attraverso lo strumento del ‘Fattore famiglia’ con una dote annuale che si aggira fra i 4,8 ed i 5 milioni. Per la quarta annualità il contributo una-tantum minimo è compreso fra i 900 ed i 1.300 euro per minore frequentante un servizio alla prima infanzia 0-3 anni nel periodo 1° settembre 2024 – 31 agosto 2025. Peraltro le famiglie possono accedere anche al bonus nidi tramite il portale Inps sulla base dell’Isee, ciò a dire come vi sia una ampia attenzione rispetto al sostegno alla famiglia con figli piccoli”.
Erika Baldin, tra le altre accuse alla Regione sottolinea: “Ricordo – commenta Baldin – anche la decisione ormai consolidata della Giunta regionale, la quale ancora una volta rinuncia all’addizionale Irpef sopra i redditi più alti: essa consentirebbe, ad esempio, proprio di venire incontro alle esigenze di tutti i Comuni per le rispettive politiche sociali, redistribuendo la ricchezza e sollevando dal disagio chi sta indietro. Ma in Regione si vantano di non mettere le mani nelle tasche della cittadinanza, cosa peraltro non vera se poi il risultato comporta aumenti delle tariffe e privazioni specie in campo sociale”. “La Regione del Veneto, – esplicita Baldin – non dà seguito alle proprie stesse delibere. (…) Nel bilancio veneto di fine 2023, tra le polemiche interne era passato un emendamento dell’allora vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Finco, il quale intendeva utilizzare il Fondo Sociale Europeo Plus per rendere gratuite le rette degli asili nido pubblici, come accade in Emilia-Romagna e Lombardia; c’era un miliardo di euro del FSE a disposizione ma è stato usato tutto per la formazione”.
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