TERNI – Con Terni ‘o feeling è sicuro. Tullio De Piscopo, la leggenda della batteria che celebra “40 anni di Stop Bajon” venerdì 24 gennaio al Gazzoli (ore 21), «emozionato di suonare per un pubblico che mi apprezza e mi ama». Per festeggiare questa storica ricorrenza, Tullio De Piscopo offre un concerto che ripercorre la sua intensa carriera, con tributi a Pino Daniele, grandi assoli di batteria, una strabiliante interpretazione di “Libertango” di Astor Piazzolla, “Andamento Lento” e altri intramontabili successi.
Maestro De Piscopo, lei inaugurerà la stagione 2025 di Visioninmusica, che ci si deve aspettare?
«Tanto ritmo, tanto Pino Daniele – a partire dalla nostra Stop Bajon – e tanti bis»
La prima volta al Gazzoli ma non la prima vota a Terni, non è così?
«E’ così. Terni per me è una seconda casa e i ternani sono una seconda famiglia. La mia prima volta Terni è stata per una di quelle esperienze che ti porti dentro tutta la vita. Un’atmosfera nuova: Umbria Jazz. Era il 1986. Era il concerto di apertura del festival più famoso del mondo, in piazza Europa. Mi ricordo che iniziava alle 19 quando c’era ancora una luce pazzesca, che per chi si esibisce sul palco non è proprio il massimo, infatti nessuno voleva suonare per primo. Gli americani dissero “fate iniziare l’italiano”. Ma io feci notare loro che ero Tullio De Piscopo, allora già un nome, e suonai per ultimo. Fu un concerto straordinario e fu l’occasione per scoprire quanto il pubblico mi apprezzasse. E io quando il pubblico mi ama do il meglio di me. Ma fu un concerto straordinario anche quello del 2016, sempre in piazza Europa»
Quindi dopo Umbria Jazz ha fatto un secondo concerto in piazza Europa?
«Un concerto grandioso, almeno 5mila persone a cantare con me. Un abbraccio della città che mi fece emozionare. Lo organizzò una brava persona, mi aiuti a ricordare il nome. Zampetti. Sì proprio lui. Ho tanti ricordi di Terni, legati a quella manifestazione che si chiamava proprio Terni e poi On, e a Sergio Endrigo il cantautore preferito di mia mamma. Intonava sempre Io che amo solo te» .
Il 24 gennaio, dunque, ‘o feeling è sicuro?
«Sicuro. ‘O feeling c’è da Umbria Jazz.
Da quando mi è arrivato l’amore del pubblico per tutto quello che ho fatto per la musica. Non ci vuole solo orecchio, ci vuole cuore. Io lo metto in ogni cosa e ce lo mettono anche i miei fan. In fondo è così che si realizzano grandi cose, facendole con il cuore. A me ha aiutato il fatto che tutto quello che ho progettavo lo ho dedicato a mio fratello Romeo, morto a vent’anni quando io ero un bambino. Un grande batterista. Il mio maestro interiore».
Ci parla di quel concentrato di groove e lingua napoletana che è ‘Stop bajon’?
«E’ un pezzo che dopo quarant’anni ancora riesce a sorprendere e ad emozionare. Un brano che Pino Daniele scrisse per me nel 1984 convincendomi a cantare per la prima volta. Fu un successo. Fino a Stop Bajon io mi ero sempre limitato solo a suonare per gli altri. Pino Daniele decise addirittura di produrre un mio album. Io avevo già un accordo per un ellepì con la Curci ma lui non ne volle sapere. Mi disse “Lascia perdere: l’album te lo faccio fare io”».
Nel corso degli anni, ha esplorato diversi generi musicali, dal jazz al pop. Come riesce a mantenere viva la creatività e l’innovazione nella sua musica?
«Il segreto è l’amore universale. E’ stare fuori dagli schemi e dalle mode. E’ imporre il proprio codice. E’ il sole anche quando non c’è. E’ averlo dentro e trasmetterlo agli altri»
Guardando al futuro, quali sono, se ci sono, i suoi prossimi progetti artistici?
«Non ho progetti artistici sonprattutto non nel mondo della discografia ma ho un desiderio: regalare ai miei nipoti un altro grande successo. Essere nonni è bellissimo. Essere il nonno di Giulia (la grande, 18 anni compiuti), Matteo (14), Vittoria (13) e Marco (12) lo è ancora di più. Sono ragazzi eccezionali e sono loro a chiedermi di fare un’altra bella canzone. Ecco, li vorrei accontentare. E vorrei dire ai giovani di mettere anima, cuore e sorriso in tutto quello fanno. Di osare e di credere sempre in se stessi».
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