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Granchio blu in Veneto, la ricerca: «Uno su tre ha un parassita. In Emilia-Romagna contagiato il 97%. Il risultato? Diventa amarissimo»


di
Roberta Merlin

Granchio blu in Veneto, l’analisi dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie lancia un nuovo allarme: «Non è pericoloso per l’uomo ma non mangiatelo crudo»

Il granchio blu, la specie aliena che negli ultimi due anni ha messo in ginocchio la produzione di vongole in Veneto e in Romagna, è stato preso di mira da un parassita che lo rende immangiabile. Nel giorno, oggi 22 gennaio, il cui a Roma il commissario straordinario Enrico Caterino, insieme ai ministri Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin fanno il punto sull’emergenza del temuto crostaceo, dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie arriva la notizia che il granchio blu è stato preso di mira da un parassita del genere Hematodinium che causa la Bitter Crab Disease (BCD), nota anche come “malattia del granchio amaro”. 

Granchio blu in Veneto: amaro al gusto

Una volta avvenuto il contagio, spiegano i veterinari che hanno portato avanti la ricerca, la carne di crostacei gravemente parassitati, cucinata, può assumere un retrogusto amaro, che può comprometterne l’appetibilità per il consumatore. A rilevare la presenza del parassita sono stati i ricercatori del Centro specialistico ittico (CSI) nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) finalizzato a valutare lo stato di salute del granchio blu, con un focus particolare sulla presenza di patogeni che potrebbero influenzare la dinamica di popolazione di questa specie nelle principali lagune costiere del Nord Adriatico. I sintomi di questa patologia rilevata dai ricercatori comprendono letargia, torbidità dell’emolinfa e minor vitalità del granchio durante la fase di commercializzazione




















































Non mangiatelo crudo

«L’infezione da Hematodinium sp. induce una serie di cambiamenti fisiologici nei tessuti dei crostacei e nell’emolinfa circolante, tra cui una riduzione significativa del numero di cellule coinvolte nella risposta immunitaria – spiegano nel dettaglio i veterinari dell’Istituto Zooprofilattico – In particolare, la rapida proliferazione del parassita porta a un elevato consumo di nutrienti, con conseguente riduzione dei livelli di glucosio nell’emolinfa e di glicogeno nell’epatopancreas, modificandone le caratteristiche organolettiche».  Non ci sarebbe però nessun pericolo per l’uomo. «Tuttavia – specifica la ricerca- il consumo di granchio blu crudo o poco cotto può comportare altri potenziali rischi per la salute, come gastroenteriti acute causate da vibrioni presenti sull’esoscheletro o direttamente nelle carni Pertanto è consigliabile consumarlo previa adeguata cottura». Mezzo sospiro di sollievo per i ristoratori che facendo necessità virtù, negli ultimi tempi hanno proposto il crostaceo nei loro menù con un discreto successo anche per merito della spiccata dolcezza del crostaceo. Ora, però, il sapore amaro che assume il pesce contagiato dal parassita potrebbe portarli a rivedere le ricette messe a punto, nel tentativo di addolcirne le carni tese amare dall’infezione. 

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Lo studio

Durante la prima fase del progetto, sono stati analizzati 225 esemplari di Callinectes sapidus di taglia commerciale provenienti da 7 siti lagunari: Grado, Marano Lagunare, Caorle, Chioggia, Sacca di Scardovari, Goro e Marina di Ravenna. I campionamenti sono stati realizzati con la collaborazione dei mercati ittici locali e delle cooperative operanti nelle diverse aree di studio. I prelievi sono stati effettuati tra aprile e maggio 2024 tramite l’utilizzo di nasse e reti da posta raccogliendo almeno 30 esemplari di taglia commerciale per sito. Al fine di investigare la prevalenza del parassita nelle popolazioni oggetto di studio, sono state applicate diverse tecniche diagnostiche, in particolare analisi molecolari (real-time PCR) su campioni di emolinfa, associate ad analisi istologiche e citologiche per visualizzare il parassita nei campioni tissutali. I risultati preliminari hanno confermato la presenza di Hematodinium sp. nei granchi blu raccolti evidenziando una significativa variabilità nei tassi di infezione nelle diverse aree di transizione studiate. 

La ricerca continua

La prevalenza di individui positivi ad Hematodinium sp. in Veneto è del 33% e in Emilia Romagna del 97%, mentre nelle aree lagunari del Friuli Venezia Giulia il parassita non è stato rilevato. In particolare nei siti emiliani esemplari letargici o moribondi, caratterizzati da una minor resistenza al trasporto e alla manipolazione, sono stati segnalati dagli operatori del settore nella tarda primavera 2024 e risultati fortemente positivi ad Hematodinium sp. Queste osservazioni confermano come l’infezione possa influenzare il valore commerciale dei granchi. «Le epizoozie provocate da questo parassita rappresentano una priorità per la ricerca, poiché Hematodinium sp. – spiegano i ricercatori – è noto per la sua capacità di infettare diverse specie di crostacei marini, causando decremento delle popolazioni naturali autoctone, con impatti ecologici e perdite economiche per il settore della pesca commerciale”. Tuttavia, al momento è presto per dire se la presenza di questo parassita sia tale da incidere sulla popolazione di granchio blu nel Nord Adriatico, ulteriori approfondimenti sono quindi necessari.

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22 gennaio 2025 ( modifica il 22 gennaio 2025 | 17:53)



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