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Enrico Carraro, il presidente di Confindustria Veneto a fine mandato: «Ci servono le grandi imprese. Caro-energia sfida epocale»


di
Federico Nicoletti

Il bilancio dopo cinque anni di incarico: «La politica attragga aziende avanzate. Sì all’autonomia»

«Dobbiamo lavorare per far arrivare in Veneto le grandi aziende ad alto valore aggiunto». È al passo d’addio da leader di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, e traccia il bilancio di cinque anni di mandato, mercoledì nella sede di Mestre. «Un mandato lungo, sfidante», lo definisce lui, con l’emergenza Covid, «periodo toccante e duro, in cui le imprese chiudevano: lo abbiamo affrontato molto bene». Cinque anni, «in cui – aggiunge – ho apprezzato punti di forza e debolezza della regione, a partire dalle difficoltà che attraversiamo».

Le crisi

Cita la cassa integrazione salita del 55% da luglio, il leader regionale, le vendite verso la Germania calate dell’8%, ora il rischio dazi con la svolta di Trump negli Stati Uniti: «Abbiamo davanti un anno complicato – dice – in cui per buona parte non vedremo la ripresa; ma gli imprenditori sanno reagire alle difficoltà».
Fattori che servono a Carraro ad indicare la priorità numero per il l Veneto: portare qui grandi aziende in settori avanzati, da inserire come capofila nelle filiere. «Il presidente della Regione, Luca Zaia, lo ha capito: lo si è visto con il progetto Intel – esordisce l’industriale -. Ma non sono soddisfatto di non aver fatto capire alla politica quanto sia importante lavorare per richiamare le grandi imprese nella nostra regione, anche a beneficio del tessuto delle Pmi, che entrerebbero nelle loro filiere. La politica ha fatto molto per le Pmi; ora deve finalmente guardare alle grandi».
Il Veneto ha buone carte da giocare sull’attrazione, tra logistica, porti e università, ma si trova ormai ad essere, dice Carraro, «forte in filiere, di cui non siamo più capofila: ormai il lusso, la scarpa, sono distretti sempre meno in mano italiana».




















































Obiettivo grandi aziende

L’obiettivo grosso era parso vicino, con il progetto d’insediare Intel: «Alla fine il colosso americano non è arrivato, perché ha deciso di andare altrove – sostiene il leader di Confindustria -. Ci aveva fatto sognare: avrebbe portato tecnologia e attirato laureati. Abbiamo bisogno di alzare il livello delle nostre industrie verso produzioni ad alto valore aggiunto. Oggi dobbiamo vincere sull’innovazione, sulla tecnologia».
I settori su cui lavorare per cercare grandi attori internazionali? Carraro indica l’elettronica, le batterie per auto, se non un grande player cinese dell’auto elettrica, come indicato dal presidente di Federmeccanica, Federico Visentin. Per questo il leader di Confindustria Veneto torna a battere sue due tasti concreti: «Ci serve un’agenzia di attrazione degli investimenti, che segua esempi concreti come l’Emilia, dove si sono insediate grandi imprese tedesche, che contribuiscono a sviluppare quel territorio». E ancora, lo sblocco della legge regionale con i 44 milioni per gli incentivi agli investimenti: «Non compromette nessuno, non si capisce perché debba rimanere ferma».

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L’autonomia

In compenso, sul fronte regionale, Carraro si schiera del tutto a favore dell’autonomia, dopo lo stop in Corte costituzionale al referendum: «La legge sull’autonomia differenziata è sicuramente fatta male, l’ho letta con difficoltà. Però la nostra Regione si deve dotare di maggior autonomia. Ho sostenuto Zaia – ha proseguito Carraro -, la legge non cambierà la vita, ma abbiamo bisogno di maggior autonomia. Chi raccontava che il Nord rubava i soldi al Sud, o era in malafede o non aveva capito a cosa servisse».
Torna subito sulle questioni economiche, Carraro, sull’altro tema tornato d’attualità: i costi dell’energia, dopo la recente nuova ondata di aumenti. «Le imprese sono in difficoltà, intorno a un tema affrontato, ma ancora non risolto: è una sfida epocale per il Paese». Sul tavolo lo scostamento dei costi rispetto a Francia, Germania e Spagna, la composizione dei prezzi dell’energia con i molti oneri impropri. Soluzioni? «Detto che sono favorevole al nucleare, non vorrei che ci si fermasse allo slogan del fare le centrali, i cui risultati si vedrebbero tra 15-30 anni, magari insediandole a Marghera. Bisogna lavorare intanto sulle rinnovabili, sulle comunità energetiche e l’allargamento delle fonti di arrivo del gas».

La successione

E poi ci sono le questioni interne in Confindustria, ad incarico ormai concluso: già la prossima settimana è convocato un consiglio di presidenza in Confindustria Veneto, per iniziare a discutere della successione. Si vedrà se i «Saggi» porteranno già la relazione con il nome possibile per la successione a Carraro (il criterio tradizionale della rotazione tra le territoriali alla guida spingerebbe per affidarla a Verona, e si era parlato dell’industriale della carta Lorenzo Poli, pur se qualcuno vede possibile il timone affidato alla leader uscente di Belluno, Lorraine Berton). Per intanto Carraro si dice «soddisfatto dell’evoluzione del Premio Campiello» e della Fondazione Nordest: «ha fatto un lavoro enorme, portando all’attenzione nazionale temi come la glaciazione demografica».

Le aspirazioni nazionali

Resta, a distanza di mesi, la domanda sulla presidenza nazionale di Confindustria, tra il mancato appoggio a una candidatura Carraro, le territoriali venete divise, l’invito di Carraro, ignorato, ad appoggiare una grande nome: «Non mi ero candidato, pur dando la disponibilità – è la replica del presidente -. Il percorso è poi andato verso Emanuele Orsini: per come si sta muovendo verso il governo e i colleghi delle Confindustrie europee, sono molto soddisfatto, anche per la vicinanza al nostro territorio. Sono molto deluso invece che il Veneto non abbia mai saputo esprimere un presidente; per farlo, tutti devono fare la loro parte. Siamo in una fase di rinnovo dei vertici delle territoriali (nel 2025 a Verona, Vicenza e Belluno, ndr). Spero che tra quattro anni si sappia trovare una posizione forte e condivisa per esprimere una candidatura».

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