Come sta cambiando il settore tessile in seguito alle nuove normative di carattere ambientale?
Cosa troverai in questo articolo: il reale impatto ambientale legato al settore della moda (dati alla mano); come la sostenibilità sta influenzando gli interessi dei consumatori; le nuove normative che stanno cambiando il mercato; le principali certificazioni per la filiera tessile; opportunità concrete per le aziende del settore. Cominciamo!
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Quali sono gli impatti della moda sul nostro pianeta?
Il settore della moda rappresenta uno dei maggiori responsabili dell’impatto ambientale a livello globale, contribuendo al 10% delle emissioni di gas serra. Solo nell’UE, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona.
La produzione tessile, inoltre, è responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile, principalmente a causa dei processi di tintura e finitura dei tessuti. Per produrre una singola maglietta in cotone, ad esempio, servono ben 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quello che una persona dovrebbe bere in due anni e mezzo.
A tutto ciò si aggiunge il massiccio utilizzo di terreni dedicati alla coltivazione del cotone e di altre fibre.
Un altro grave problema è rappresentato dal rilascio di microfibre sintetiche durante il lavaggio degli indumenti. Ogni anno, vengono immesse nei mari 0,5 milioni di tonnellate di microfibre. Un singolo lavaggio di abiti in poliestere può rilasciare fino a 700.000 fibre di microplastica, che inevitabilmente entrano nella catena alimentare.
La maggior parte di queste particelle viene rilasciata durante i primi cicli di lavaggio, un effetto diretto della filosofia della moda veloce, caratterizzata da una produzione di massa a basso costo e volumi elevati. Questo modello si traduce spesso in capi di scarsa qualità e durabilità, che tendono a deteriorarsi già dopo pochi lavaggi.
Infine, tra tutti i capi prodotti, solo l’1% viene riciclato per creare nuovi abiti. La maggior parte degli indumenti usati è destinata all’esportazione fuori dall’UE, ma una percentuale pari all’87% finisce in discarica o viene incenerita, aggravando ulteriormente l’impatto ambientale del settore.
A tutto questo si aggiungono gravi problemi sociali legati alla produzione tessile.
Secondo il Fashion Transparency Index, nel 2023 il 99% dei principali marchi di moda non ha segnalato il numero di lavoratori nella loro catena di approvvigionamento che guadagnano un salario dignitoso.
Inoltre, solo il 23% delle aziende dichiara la prevalenza di violazioni legate alla schiavitù moderna e ai fattori di rischio nella propria catena di produzione. Quasi il 97% degli articoli di moda proviene da Paesi come Bangladesh, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Filippine, Thailandia o Vietnam, dove le condizioni di lavoro sono spesso precarie.
Possiamo quindi concludere che risulti fondamentale avviare un percorso di sostenibilità nel settore della moda, affrontando sia le sfide ambientali sia quelle sociali per garantire un futuro equo e sostenibile.
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Che cos’è la moda sostenibile?
Rispondere a questa domanda non è affatto semplice.
Come abbiamo visto nei dati precedenti, il settore della moda presenta impatti significativi. Inoltre, la sua catena di approvvigionamento è così diffusa a livello globale da rendere molto complesso coordinare l’avvio di un percorso di sostenibilità che abbracci ogni fase della produzione di un capo di abbigliamento.
La moda sostenibile può quindi essere considerata un meccanismo per promuovere modalità di consumo più consapevoli, cercando di evitare la depauperazione delle risorse naturali che il nostro pianeta ci offre.
L’obiettivo principale è instaurare ecosistemi e comunità fiorenti. Ciò significa aumentare il valore della produzione di prodotti locali, estendere il ciclo di vita dei materiali e ridurre sia i rifiuti sia i danni ambientali legati alla produzione e al consumo.
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Sostenibilità nel settore tessile: come le richieste dei consumatori stanno cambiando il mercato
I consumatori e le consumatrici di tutto il mondo stanno dimostrando una crescente sensibilità verso l’impatto ambientale e sociale dei prodotti di moda che acquistano. Questo cambiamento nelle preferenze rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità strategica per le aziende del settore, che devono adattarsi per rimanere competitive.
Il rapporto “How Brands Can Embrace the Sustainable Fashion Opportunity“, realizzato in collaborazione con WWF Italia, ha analizzato il comportamento di circa 5.900 consumatori di moda provenienti da sei Paesi (Cina, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti).
Dallo studio emerge che il 65% degli intervistati dichiara di avere a cuore la tutela dell’ambiente. Le nuove generazioni si distinguono, infatti, per una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità rispetto alle generazioni precedenti.
Questo trend suggerisce che le aziende che investono in pratiche e comunicazioni di sostenibilità possono ottenere un vantaggio competitivo, posizionandosi come leader di un cambiamento necessario.
In quest’ottica, la trasparenza gioca un ruolo cruciale: comunicare in modo chiaro l’impatto ambientale e sociale dei propri prodotti è fondamentale per conquistare la fiducia di consumatori e consumatrici.
Le aziende che adottano strategie di comunicazione aperta e onesta hanno maggiori probabilità di differenziarsi sul mercato e attrarre clienti consapevoli. Inoltre, secondo uno studio di PwC, il 71% dei giovani è disposto a pagare di più per prodotti più sostenibili, confermando la rilevanza di un approccio trasparente.
Questo scenario evidenzia quindi l’urgenza di adottare modelli di business più sostenibili per soddisfare le aspettative dei consumatori di oggi e di domani.
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Le 5 normative UE che stanno trasformando il mercato del tessile
Vista la crescente richiesta dei consumatori per un settore tessile che risponda a criteri di sostenibilità, negli ultimi anni sono emerse numerose normative per promuovere un percorso di sostenibilità in questo settore.
Queste evoluzioni legislative offrono ai consumatori una guida più chiara, semplificando le decisioni di acquisto e rafforzando la fiducia verso prodotti più sostenibili.
Allo stesso tempo, anche gli investitori iniziano a valutare positivamente queste iniziative, ponendo grande attenzione all’impatto ambientale dei marchi di moda e prediligendo quelli che promuovono un percorso di crescita sostenibile.
Di seguito, analizziamo alcune delle principali normative europee che influenzeranno il settore tessile nei prossimi anni.
- Regolamento Ecodesign (ESPR)
Approvato nel 2024, questo regolamento riguarda tutti i tipi di prodotti, con pochissime eccezioni. Introduce requisiti come durabilità, riutilizzabilità, possibilità di miglioramento e riparabilità, oltre a norme sull’efficienza energetica, contenuti riciclati e impronta di carbonio.
Uno degli strumenti chiave è il “Passaporto digitale del prodotto”, che permette di tracciare e documentare la sostenibilità dell’oggetto acquistato.
- Direttiva Green Claims
Questa direttiva stabilisce criteri per rendere le informazioni aziendali affidabili e verificabili, contrastando affermazioni fuorvianti sui meriti ambientali di prodotti e servizi.
Questa normativa nasce dal fatto che, al momento, circa il 40% delle affermazioni ambientali nell’UE non è comprovato, e più della metà è vaga o infondata. L’obiettivo è contrastare il greenwashing e rafforzare la fiducia dei consumatori.
- CSRD
La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) sostituisce la precedente NFRD e amplia il numero di aziende obbligate alla rendicontazione di sostenibilità. Con requisiti più stringenti e un’implementazione progressiva fino al 2028, coinvolgerà circa 50.000 aziende, richiedendo loro di redigere bilanci di sostenibilità dettagliati.
- Regolamento contro la deforestazione ed il degrado forestale (EUDR)
Questo regolamento mira a combattere la deforestazione e il degrado forestale, garantendo che i beni immessi nel mercato dell’UE non contribuiscano a tali fenomeni.
Include prodotti come legno, cacao, caffè e soia, imponendo che siano a deforestazione zero, conformi alla legislazione del Paese di produzione e coperti da una dichiarazione di dovuta diligenza.
- EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles
Questa strategia prevede che entro il 2030 tutti i prodotti tessili commercializzati nell’UE siano durevoli, riparabili, riciclabili, realizzati con fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e prodotti nel rispetto dei diritti sociali e ambientali.
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Certificazioni tessili: come promuovere trasparenza e responsabilità aziendale
Per far fronte alla crescente richiesta di maggiore sostenibilità nel settore tessile, esistono diverse certificazioni che le aziende possono adottare per garantire trasparenza nel loro percorso verso la sostenibilità.
Ecco alcune delle più rilevanti per le aziende del settore.
- SA8000
Questa certificazione rappresenta un impegno verso condizioni lavorative socialmente responsabili. Include la tutela dei diritti dei lavoratori, la sicurezza sul posto di lavoro e una remunerazione equa.
- GOTS (Global Organic Textile Standard)
Riconosciuto a livello internazionale, questo standard garantisce che i tessuti siano prodotti in modo biologico, riducendo l’impatto ambientale e proteggendo la salute umana. - OEKO-TEX Standard 100
Essenziale per la sicurezza dei prodotti tessili, questo standard si concentra sull’eliminazione di sostanze chimiche nocive e tossiche nei tessuti, assicurando che siano sicuri per l’uso umano. - ISO 14001
Fondamentale per la gestione ambientale, questa certificazione aiuta le aziende a identificare, monitorare e ridurre l’impatto ambientale delle loro operazioni tessili. - Studi di Carbon Footprint di prodotto (ISO 14067)
Pubblicata nel 2018, questa norma definisce i principi, i requisiti e le linee guida per la quantificazione e il reporting della Carbon Footprint di prodotto, basandosi sugli standard internazionali LCA (ISO 14040 e ISO 14044). - Studi LCA (ISO 14040, ISO 14044)
La norma ISO 14040 del 2006 si occupa di gestione ambientale, valutando l’impatto di un bene o servizio in un’ottica ambientale complessiva. La norma ISO 14044, invece, si concentra sull’analisi del ciclo di vita di un prodotto o servizio specifico. - Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD)
Questa dichiarazione è un documento certificato che fornisce informazioni trasparenti e verificabili sugli impatti ambientali di un prodotto o servizio lungo il suo intero ciclo di vita, secondo standard internazionali come la ISO 14025.Basata su un’Analisi del Ciclo di Vita (LCA), la EPD consente di confrontare prodotti simili in termini di sostenibilità e rappresenta uno strumento prezioso per aziende che vogliono comunicare il proprio impegno ambientale in modo chiaro e credibile.
Queste certificazioni e standard rappresentano strumenti chiave per le aziende che desiderano dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità, garantendo trasparenza e conformità alle aspettative dei consumatori e degli investitori.
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