PERUGIA – Chiedere le elemosina ai semafori o agli incroci o prendere qualche spicciolo come ricompensa dopo aver rimesso a posto il carrello della spesa non è più vietato in città. Rimane in vigore, come ovvio, la legge nazionale che punisce gli atteggiamenti molesti.
A deciderlo è stata la prima commissione del Consiglio comunale, che ha approvato a maggioranza la proposta della capogruppo di Orchestra per la Vittoria, Lucia Maddoli, a nome di tutte le forze del centrosinistra che ha abrogato l’articolo 32 del regolamento di polizia urbana, adottato undici anni fa, nel primissimo periodo dell’era Romizi.
«Questo articolo, introdotto nel 2014 – ha detto Maddoli – vieta l’accattonaggio davanti agli esercizi pubblici e attività come quelle dei lavavetri e del “mestiere di accompagnatore di carrelli della spesa, espressione questa che sfiora il ridicolo, suscitando in molti, comprensibilmente, ilarità e disappunto, prevedendo una sanzione amministrativa per i trasgressori». Per la consigliera questi divieti «così formulati sono concettualmente sbagliati e tendenziosi perché portano il lettore istintivamente a criminalizzare lo status di mendicante o l’azione in sé del chiedere l’elemosina. Come istituzione abbiamo il dovere di lottare con grande determinazione contro tutte le povertà attraverso misure concrete di sostegno e inserimento sociale, ma non dobbiamo stigmatizzare chi si trova in difficoltà, aggravando la loro situazione di marginalità». Maddoli ha poi evidenziato «come sono gli eventuali comportamenti molesti o violenti di chi chiede elemosina a dover essere giustamente segnalati e sanzionati, e ha spiegato come per fare questo ci siano già gli strumenti giuridici che di fatto rendono questo articolo del regolamento comunale superato e superfluo: dal 2018 infatti, i comportamenti molesti o aggressivi legati all’accattonaggio sono perseguiti penalmente come reato ai sensi dell’articolo 669-bis del codice penale. Questa norma non solo prevede sanzioni più gravi rispetto all’articolo 32, ma ha anche un’effettiva forza deterrente, rendendo del tutto ridondante mantenere una disposizione amministrativa locale».
Ad essere sottolineata è stata anche «la grande difficoltà di applicare praticamente la previsione regolamentare dell’articolo 32, che di fatto ne sancisce la totale inutilità. In un decennio dalla sua introduzione, non è mai stato quasi mai applicato, dimostrandosi del tutto superfluo. L’inserimento di questo articolo è solo propaganda populista». Ha concluso la capogruppo di Orchestra per la Vittoria: «Una norma come l’articolo 32, identifica i poveri come un problema da reprimere, anziché come persone da supportare. La sicurezza della nostra comunità ed il contrasto alle povertà, temi che ci stanno molto a cuore, si perseguono soprattutto intervenendo alle radici dei fenomeni di marginalità e devianza, con misure concrete di supporto alla dignità delle persone e percorsi di inserimento socio-lavorativo, ambiti sui quali questa giunta sta già facendo molto».
La comandante Nicoletta Caponi, prendendo la parola nel corso dei lavori, ha precisato che «l’articolo in oggetto, già preesistente, è stato modificato nel 2014. La polizia locale ha contestato pochissime violazioni nel tempo solo per i casi dell’accattonaggio molesto ed una per l’attività di lavavetri. Il parere positivo all’abrogazione è motivato da ragioni prettamente giuridiche, stante l’entrata in vigore nel 2018 del reato previsto dall’art. 669 bis del codice penale; pur con ciò la fattispecie non è risolutiva (notizia di reato e sanzione), perché questi sono fenomeni che si aggrediscono solo “prendendo per sfinimento” (aumento presenza della polizia locale ed allontanamento dei soggetti) le persone che commettono tali fatti. Ad alcune fattispecie (impedire fruibilità delle infrastrutture ecc.) è infine applicabile il cosiddetto “daspo urbano” previsto dalla normativa».
Nel dibattito, il capogruppo di Perugia civica, Nilo Arcudi, ha espresso «perplessità per la proposta della maggioranza che si inserisce in un quadro di arretramento rispetto al tema della sicurezza, dando un messaggio culturale molto rischioso che produce anarchia e debolezza di governo. Sono segnali simbolici che vanno in direzione opposta rispetto ad una città che tutela diritti, libertà e sicurezza».
Per Leonardo Varasano di Progetto Perugia, la proposta non «è scandalosa perché la modifica del 2014 sollevava qualche dubbio. Questo ed altri atti nessuno del centro-destra ha mai inteso condannare la povertà bensì solo le molestie. Credo, tuttavia che vada dato qualche segnale che bilanci la situazione per far sì che le regole vadano rispettate a tutela della sicurezza collettiva».
Secondo Edoardo Gentili di Forza Italia, il regolamento di polizia urbana è «in linea con quelli di molte città italiana, pur essendo grottesche alcune fattispecie per come riportate. Vi è però almeno in parte una sovrapposizione amministrativa/penale tra fattispecie che comunque non crea problemi applicativi. Sull’inefficacia della misura: è vero che è stata applicata poche volte la fattispecie in 10 anni di consiliatura dalla polizia locale, ma ciò non è responsabilità della politica quanto della struttura amministrativa».
Dal Partito democratico, Francesca Pasquino ha spiegato che «il centrosinistra vuole una città dei diritti e dell’accoglienza, con una visione rivolta al futuro. Nel merito, dal punto di vista tecnico-giuridico, ha sostenuto che i regolamenti comunali debbano essere aggiornati dalla normativa; ecco perché le modifiche proposte derivano non solo da posizioni politiche, ma soprattutto dall’intervento del legislatore e della giurisprudenza, cui occorre uniformarsi».
Per Lorenzo Vescovi di Anima Perugia il tema della sicurezza «è tornato in auge negli ultimi mesi perché l’opposizione ne sta facendo una bandiera ideologica, aumentando il senso di insicurezza non sostenuto dai dati. A Perugia le forze dell’ordine svolgono il loro dovere in maniera rigorosa e puntuale; quindi l’Amministrazione lavorerà per una città sicura, bella, pulita e dei diritti, ma non certo dell’anarchia. Articolo da abrogare perché ideologico ed inutile in quanto le fattispecie sono già normate nel codice penale».
Cesare Carini di Pensa Perugia ha confermato che « la norma in discussione è superflua visto il quadro normativo nazionale vigente. Dunque la proposta di abrogazione non determina alcun arretramento».
Sul tema della sicurezza, Clara Pastorelli di Fratelli d’Italia ha sostenuto «che è fondamentale la collaborazione tra l’amministrazione, la polizia locale e le forze dell’ordine. Quindi l’abrogazione totale dell’art. 32 è sbagliata perché impedisce a chi conosce bene il territorio, ossia la polizia locale, di poter collaborare con le altre forze dell’ordine».
Così Antonio Donato del Movimento 5 Stelle: «La collaborazione con le forze dell’ordine è massima ed anzi si è intensificata dall’inizio della consiliatura».
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