Il Parlamento europeo è tornato a riunirsi in sessione Plenaria a Strasburgo, dopo la pausa delle festività natalizie. Nell’enorme emiciclo blu in cui siedono 720 deputati, sono stati due i dibattiti – lunedì 20 e giovedì 23 gennaio – che hanno affrontato le emergenze relative ai cambiamenti climatici in corso, tra alluvioni, siccità e processo di desertificazione.
I cambiamenti climatici al centro del dibattito Ue: la Sicilia coinvolta
Emergenze che riguardano da vicino la Sicilia, una delle regioni italiane in cui il caldo record registrato nel 2024 ha provocato più danni. Sulla necessità di un’azione per il clima che combatta il riscaldamento globale è stato incentrato il dibattito di lunedì pomeriggio, cui è seguita la risoluzione del Parlamento, che già nel 2019 aveva dichiarato l’emergenza climatica, adottando una serie di leggi per consentire di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, spostando l’obiettivo successivamente a una riduzione del 90% per il 2040.
La parola d’ordine è fare in fretta, perché le previsioni a breve termine sono sempre più drammatiche e quelle che sembravano lontane ipotesi sono già adesso durissime realtà. Il 2024 – afferma l’Organizzazione meteorologica mondiale – è stato l’anno più caldo della storia, il primo anno solare con una temperatura media globale superiore di oltre 1,5°C rispetto alla media del 1850-1900. In Italia sono stati ben 351 gli eventi meteo estremi, con un aumento del 485% rispetto solo a dieci anni fa.
La Sicilia, assieme all’Emilia Romagna e alla Lombardia, ha registrato eventi senza precedenti per intensità e frequenza, con una siccità preoccupante che ha costretto al razionamento dell’acqua più di un terzo dei comuni siciliani, soprattutto nelle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. L’aumento delle temperature, con ondate di calore che si sono ripetute da giugno ad agosto, e la crisi idrica hanno provocato danni ingentissimi alle colture con effetti devastanti per la produzione olio d’oliva, agrumi, vino.
Europa unita sul green
La situazione richiede azioni concrete e tempestive, sulla cui necessità a Strasburgo si sono detti d’accordo da sinistra a destra, pronti però a dividersi entrando nel merito delle azioni previste dal Green Deal, il pacchetto di iniziative strategiche per la transizione verde, che ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Mentre il neo presidente americano Donad Trump, nel giorno del giuramento in Campidoglio, ha celebrato il funerale del Green Deal, la Commissione europea procede dunque lentamente nel suo percorso verde e ha annunciato che una proposta formale per includere l’obiettivo della riduzione dei gas serra del 90% nel 2040 sarà inserita nella Legge europea sul clima nel corso del 2025.
“Accelerare” è stato il verbo più utilizzato anche in uno dei dibattiti finali della sessione di Strasburgo, giovedì mattina, dedicato alla lotta alla desertificazione e alla Convenzione delle Nazioni Unite discussa alla Cop 26 di Ryad conclusa a dicembre con la promessa di 12 miliardi di dollari per affrontare la desertificazione, il degrado del territorio e la siccità in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più vulnerabili.
Le parole di Marco Falcone sulla desertificazione in Sicilia
Nell’elenco delle zone da tenere in considerazione c’è anche la Sicilia in cui, secondo l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, circa il 70% del territorio è a rischio desertificazione nei prossimi 30 anni. Al dibattito, aperto dalla Commissaria europea per l’Ambiente, Jessika Roswall, ha partecipato, tra gli altri, il deputato Marco Falcone, unico siciliano in questo caso a conquistare il tempo di parola. “Purtroppo la lotta alla desertificazione non può essere affidata solo alle misure collegate al Green Deal – ha detto – anzi, questo grande contenitore potrebbe diventare dispersivo e già la Corte dei Conti europea, nel 2018, aveva invitato l’Unione europea ad avere una visione più completa. Serve un serio programma di investimenti e di infrastrutture, con stanziamenti strutturali. Perché – ha concluso – in Sicilia non manca l’acqua, mancano le infrastrutture idriche e nuove reti che evitino che se ne disperda più della metà”.
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