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Il Piano Mattei come leva di sviluppo dell’Africa, concluso l’evento di Confindustria


Il partenariato industriale come leva fondamentale per il rafforzamento delle relazioni economiche con i Paesi africani, nell’ottica del cambio di passo operato dal lancio del Piano Mattei, con l’obiettivo di realizzare le alleanze necessarie a far convergere gli interessi di aree più dinamiche, come i paesi del G7 e del Golfo, in un progetto strategico e di lungo periodo. Di questo si è discusso nel corso del convegno “L’imprenditorialità in Africa a un anno dal lancio del Piano Mattei – Progetti, opportunità e strumenti finanziari”, organizzato oggi a Roma da Confindustria. Un’occasione per fare il punto, ad un anno dal lancio del Piano Mattei, sui rapporti economici e commerciali tra Italia e Paesi africani, alla presenza dei rappresentanti di tutti gli attori coinvolti nel Piano: governo, sistema Italia e imprese. Secondo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, intervenuto all’evento, il Piano Mattei, lungi dal fornire una risposta “poliziesca” all’immigrazione illegale, risponde ad una visione geostrategica e diplomatica del fenomeno, finalizzata a favorire la crescita di un continente cruciale per l’Italia come l’Africa. “Non è vero che l’Africa è un continente povero, anzi è il continente più ricco del pianeta, ospitando circa il 60 per cento delle risorse di idrocarburi, di terre arabili e rare e di risorse minerarie a livello mondiale, e con la popolazione più giovane del mondo. Per questo il continente può giocare un ruolo straordinario per lo sviluppo globale”, ha osservato il viceministro.

Al contempo – ha proseguito – il continente rappresenta “una grande sfida, perché se non dovesse andare nel senso di marcia giusto sarebbe un grande problema per tutti. In quest’ottica, l’Italia costruisce da millenni la sua interazione economica e culturale con l’Africa, dunque ci sentiamo responsabilizzati in questa sfida”, ha aggiunto Cirielli, ricordando infine come l’Occidente contribuisca per oltre il 9 per cento a tutti i fondi di sviluppo per l’Africa, ciò nonostante abbia fallito su gran parte degli obiettivi dell’Agenda 2030. “Questo perché in Africa si continua a guardare con un certo sospetto alle politiche occidentali. L’Italia, con la sua tradizione millenaria, ha voluto prendere in mano la situazione”, ha sottolineato Cirielli, ricordando in tal senso come la presidenza italiana del G7 abbia posto l’Africa in cima alla sua agenda.

Presente all’incontro anche l’ambasciatore Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico della premier Giorgia Meloni e coordinatore della Struttura di missione del Piano Mattei, il quale ha sottolineato come il Piano Mattei risponda ad un “interesse nazionale” nel quale il sistema imprenditoriale ha un ruolo centrale. “In occasione del Vertice Italia-Africa di un anno fa la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, indicò nove Paesi pilota come beneficiari del Piano. Da allora moltissimo è stato fatto, sia in termini di messa a terra dei progetti sia in termini di creazione degli strumenti finanziari. Forse come non mai il Piano ha messo insieme tutte le eccellenze della nostra nazione: imprenditori, Sistema Italia, grandi partecipate, ministeri. L’approccio del Piano è quello di ascoltare le esigenze del continente africano e dei nostri interlocutori, ponendo l’accento su alcuni pilastri: energia, formazione, salute, infrastrutture”, ha osservato Saggio, che tra i progetti in fase di realizzazione ha citato il finanziamento del Corridoio di Lobito – che unirà Angola e Zambia, passando attraverso il Congo – in cui l’Italia si è inserita grazie al Piano Mattei, e che nei prossimi mesi inizierà a creare opportunità per il sistema Italia, attraverso gare da molti miliardi di euro.

La settimana scorsa, ha poi sottolineato Saggio, “abbiamo sottoscritto con Bonifiche Ferraresi e Leonardo un accordo a tre per sviluppare insieme uno dei grandi obiettivi del Piano, cioè entrare in modo strategico nel mercato agricolo africano, secondo quella logica di sistema e di collaborazione che in questo caso riguarda anche il settore della tecnologia e dei satelliti”. L’ambasciatore ha quindi ricordato poi una serie di altri progetti in fase di esecuzione nel continente, tra cui la concessione in Algeria di 36 mila ettari di terreni agricoli alle imprese italiane, in cambio di know how e macchinari; l’ammodernamento della rete di interconnessione elettrica in Congo; la collaborazione con due dei più grandi ospedali di Abidjan, in Costa d’Avorio; un progetto di formazione in Egitto; l’avvio di un progetto in Etiopia per il recupero di una zona agricola e turistica; la produzione di biocarburanti in Kenya; l’avvio di un progetto di formazione con le università del Marocco in materia di energie rinnovabili; un progetto in Tunisia da oltre 200 milioni di euro per il recupero e la distribuzione delle acque; l’allestimento di un polo agroalimentare in Mozambico. Saggio ha infine elencato gli strumenti finanziari messi in piedi nell’ultimo anno, tra cui un fondo da 500 milioni di euro creato da Cassa Depositi e Prestiti e un altro da 100 milioni allestito dalla Banca africana di sviluppo.

Ad inaugurare i lavori dell’incontro è stato il presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Massimo Dal Checco, secondo il quale il Piano Mattei rappresenta un “collante” fondamentale per mettere insieme il sistema delle imprese e consentire un dialogo con il settore no profit, attraverso l’adozione di una visione condivisa con cui rapportarci al continente africano. “Fino pochi anni fa si parlava di Africa solo come di un continente che soffriva. Noi siamo interessati all’Africa che sta crescendo e alle opportunità che ci ci sono per rendere questa crescita il più possibile omogenea”, ha affermato. “Come Confindustria abbiamo molto apprezzato il varo del Piano Mattei da parte del governo, e il fatto che a distanza di un anno dal suo lancio altri cinque Paesi (Angola, Ghana, Mauritania, Tanzania e Senegal) siano stati aggiunti. Il Piano Mattei – ha proseguito Dal Checco – rappresenta un collante per mettere insieme il sistema delle imprese, attraverso un dialogo costante con il mondo della cooperazione e del no profit, che ha segnato un passo importante che può rivelarsi molto prezioso. In questo senso, triangolare le risorse con le banche di sviluppo è fondamentale per finanziare progetti infrastrutturali ed energetici per attirare anche altri Paesi, come le monarchie del Golfo”, ha concluso.

Dal lancio del Piano Mattei, ha evidenziato da parte sua l’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), Dario Scannapieco, sono stati mobilitati circa 650 milioni di euro per un totale di nove progetti, di cui cinque già stipulati. “Il Piano ha una buona dotazione finanziaria. Ora la priorità dev’essere quella di mettere insieme le risorse italiane e quelle europee, coinvolgendo il sistema delle istituzioni pubbliche oltre a quelle private. Le risorse ci sono, attraverso strumenti di natura molto differenti”, ha aggiunto Scannapieco, ricordando che dal 2014 – anno in cui Cdp è diventata la banca di sviluppo italiana – ha stanziato complessivamente 3,5 miliardi di euro, di cui il 50 per cento nel continente africano, e che ha aperto un ufficio in Egitto un altro in Marocco, mentre presto ne saranno aperti altri due ad Abidjan e a Nairobi. Numeri che fanno il paio con quelli snocciolati dall’amministratrice delegata di Sace, Alessandra Ricci, che ha ricordato come la compagnia assicurativa abbia rilasciato finora circa 5,5 miliardi di euro di garanzie in progetti per complessivi 13 miliardi di euro, salvaguardando circa 18 mila posti di lavoro. “A questo si affianca la nostra Push Strategy, conduciamo operazioni di finanziamento attraverso cui cerchiamo di sviluppare maggiormente l’export italiano, identificando delle controparti all’interno dei Paesi beneficiari del Piano e garantendo loro finanziamenti al fine di facilitare l’export”, ha aggiunto Ricci, ricordando che nel continente africano sono stati aperti quattro uffici Sace a Johannesburg, Il Cairo, Nairobi e Rabat.

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Il Piano Mattei, ha affermato da parte sua il presidente di Simest, Pasquale Salzano, ha “l’enorme merito” di aver costituito “un contesto strategico” per le imprese italiane che intendono investire in Africa, che va ben al di là della nostra presenza in Africa. “Questo costituisce sicuramente una novità unica nel contesto italiano, che si va ad unire ad un contesto geopolitico che diventa sempre più interessante per quanto riguarda gli investimenti in Africa. Identificare il Mediterraneo allargato come punto di riferimento è anche una questione di sicurezza e in questo senso la posizione geografica dell’Italia costituisce una grande opportunità”, ha aggiunto. Sulla stessa linea d’onda il presidente dell’agenzia Ice, Matteo Zoppas, secondo il quale il Piano Mattei rappresenta un’opportunità unica che ci stiamo costruendo per il futuro, per questo non si può non fare un plauso alla lungimiranza mostrata dal governo. “Stiamo parlando di un mercato di 1,4 miliardi di persone che crescerà molto nei prossimi anni. Il modo migliore per sfruttare questa opportunità è assicurare i finanziamenti sulla formazione e consentire agli imprenditori di avere gli strumenti adeguati, portando avanti progetti in grado di fare la differenza in questa economia in forte espansione”, ha aggiunto.

A conclusione dei lavori, il moderatore dell’incontro, il giornalista, Andrea Bignami, ha infine letto un messaggio inviato dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale ha ribadito la centralità che il continente africano riveste per l’agenda del governo. “L’Africa è una priorità strategica assoluta del governo, che ha già lanciato molti progetti e intende proseguire il suo dialogo per favorire i partenariati paritari, la pace, lo sviluppo e la crescita condivisi”, ha detto il ministro. “All’Africa vogliamo guardare attraverso lenti africane. Questo approccio lo abbiamo portato durante la presidenza italiana del G7″, ha proseguito Tajani, sottolineando il ruolo centrale del settore privato. In questo senso, il vicepremier ha ricordato gli strumenti finanziari finora messi a disposizione, tra cui la “Misura Africa” di Simest, il “Plafond Africa” di Cassa depositi e prestiti e il programma di borse di studio per gli studenti africani “che ho voluto raddoppiare”. “Vogliamo garantire quello che papa Benedetto XVI chiamava ‘diritto a non emigrare’. L’Italia è pronta a fare la sua parte attraverso una strategia della crescita e ad un’azione corale che coinvolga le istituzioni, imprese, le università e la società civile”, ha concluso.

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