Da Vienna al Trentino, le indagini sul magnate austriaco si intrecciano. Gestiva tutto lui tramite gli uomini di fiducia, il commercialista Hager e l’imprenditore Signoretti
«Ho investito nel WaltherPark 500 milioni, ma se si vuole pensare in grande sono disponibile a investire di più», diceva il magnate austriaco. René Benko sognava di ridisegnare il volto di Bolzano con l’ambizioso progetto di riqualificazione dell’area attorno alla vecchia stazione delle autocorriere, ma le sue mire non si limitavano all’Alto Adige. Ambizioso e visionario, il Re Mida dei nostri tempi — è stato definito — guardava anche al Trentino, all’area ex Cattoi, in particolare. È solo un esempio. Lui, il «vero capo», secondo gli inquirenti, gestiva i suoi affari al telefono tenendosi ben informato sull’andamento delle speculazioni immobiliari in regione attraverso i suoi fedelissimi, il suo braccio destro, il commercialista altoatesino, Heinz Peter Hager in Alto Adige, e l’imprenditore arcense Paolo Signoretti che «curava» le «imprese» trentine.
Il regista degli affari
«Tutti gli affari illeciti rientravano nella sua regia», scriveva il gip Enrico Borrelli nell’ordinanza. Ritenuto dagli investigatori della Dda della Procura di Trento «capo del sodalizio» grazie «al suo potere economico impartiva ordini sull’esecuzione sullo stato dei lavori» veniva aggiornato da Hager «sull’evolvere dei rapporti con il mondo istituzionale», è accusato dalla Procura trentina di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di diversi reati contro la pubblica amministrazione. I magistrati contestano il metodo mafioso. Benko insieme ai suoi «accoliti» programmava l’acquisizione di aree per realizzare i suoi progetti di riqualificazione «in aperto spregio», scrivono gli inquirenti, «della disciplina urbanistica».
I grandi progetti
Benko aveva messo le mani sul WaltherPark (il progetto prevede la realizzazione di un centro commerciale, un hotel di lusso, appartamenti e uffici con apertura prevista nella primavera del 2025) salvo poi essere costretto a cederlo a per tamponare l’emorragia nella casse della «Signa». Poi c’erano il Gries Vilage, l’area ex Cattoi, l’hotel Palace e l’hotel Arco. Benko a dicembre ha evitato l’arresto per un soffio. La Procura di Trento aveva infatti chiesto all’Austria l’estradizione ma il Tribunale di Vienna aveva negato la cattura e il trasferimento in Italia. Questa volta non è riuscito a evitare il carcere.
Pm trentini e austriaci e lavoro condiviso
I reati contestati sono diversi, ma l’impero «Signa» è al centro anche dell’inchiesta austriaca che ieri ha portato all’arresto del tycoon. Ed è attraverso la holding che l’imprenditore aveva messo i soldi per il WaltherPark e aveva tentato di acquisire le altre aree per le sue operazioni immobiliari. L’inchiesta trentina era partita proprio dal progetto per la vecchia stazione delle autocorriere e in particolare dalla la responsabile dell’ufficio Gestione del territorio del Comune di Bolzano Daniela Eisenstecken (indagata anche per accesso abusivo a un sistema informatico). Sotto la lente degli investigatori era finito il certificato di agibilità per la nuova stazione delle autocorriere costruita nell’ambito del’ambizioso progetto. Le due inchieste si intrecciano e da due anni gli investigatori della Dda della Procura di Trento e i colleghi austriaci sono in contatto. Lo scambio informativo è costante e gli inquirenti trentini sono andati diverse volte in Austria e viceversa. La Procura di Trento ha attivato per due volte l’ordine europeo di indagine penale (Oie) che è uno strumento finalizzato all’acquisizione transnazionale della prova e degli atti investigativi, permettendo il loro trasferimento. Attualmente è lo strumento di cooperazione giudiziaria più efficace.
Trento vicina a chiudere l’inchiesta
La collaborazione tra i due Paesi europei è stata importante per delineare un quadro ancora più definito dei presunti affari illeciti, anche se le due inchieste ora proseguiranno autonomamente. Questa mattina si terrà l’udienza di convalida a Vienna, nel frattempo prosegue il lavoro dei magistrati trentini che a breve potrebbero chiudere le indagini. L’impianto accusatorio ha retto anche davanti al Tribunale del Riesame che ha confermato quasi tutte le misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Solo la sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, è libera, dopo l’interrogatorio in cui ha fornito molti elementi utili ai pubblici ministeri, il gip ha revocato la misura, il Riesame ha invece liberato il consulente Lorenzo Barzon (ha l’obbligo di dimora). Per tutti gli altri Hager, Paolo Signoretti, l’ex senatore Vittorio Fravezzi, i due architetti bolzanini Fabio Rossa e Andrea Saccani e la dipendente del Comune di Bolzano Daniela Eisenstecken il collegio ha confermato i domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha solo rivisto l’aggravante del metodo mafioso che è stata riconosciuta solo per alcuni episodi, mentre la Procura contestava il reato associativo aggravato dal metodo mafioso. Le difese attendono il deposito delle motivazioni del Riesame e poi, come annunciato, presenteranno un ricorso per Cassazione.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link