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Caso Almasri, sinistra blocca Parlamento: “Meloni venga in Aula”/ No informativa Nordio-Piantedosi: il motivo


IL CASO MELONI-ALMASRI E IL BLOCCO DEL PARLAMENTO: COS’È SUCCESSO OGGI TRA SENATO E CAMERA

La riforma Nordio improvvisamente (e paradossalmente) non è il tema di maggiore scontro al momento tra politica e magistratura: con la Premier Giorgia Meloni indagata assieme ai Ministri della Giustizia e dell’Interno (Matteo Piantedosi) il caso Almasri arriva a “terremotare” la maggioranza di Centrodestra, tornata però compatta in tutte le sue componenti dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano. L’indomani del “caso Almasri” esploso a livello nazionale, lo scontro tra Governo e magistratura si allarga in Parlamento dove le opposizioni di fato bloccano i lavori fino alla prossima settimana.



Prima dell’avviso di garanzia giunto ieri dalla Procura di Roma – che per l’ANM è atto dovuto, per diversi osservatori politici e giuridici è invece un atto “voluto” (in quanto si è scelto di dare seguito all’esposto presentato dall’avvocato Li Gotti, vicino al Partito Democratico) era stata decisa in Senato e alla Camera un’informativa urgente dei Ministri Nordio e Piantedosi proprio per rispondere alle domande poste dalle opposizioni sull’arresto e la liberazione del cittadino libico, accusato di torture contro i migranti. Dopo l’avviso di garanzia però tutto è cambiato, costringendo gli stessi titolari di Interni e Giustizia a rivedere l’agenda parlamentare dato che a quel punto scatta il segreto istruttorio d’obbligo sui fatti ora al centro di un’indagine della Procura di Roma: Nordio e Piantedosi hanno così annullato l’informativa prevista per oggi, scatenando però la reazione durissima del Centrosinistra che grida allo scandalo per le mancate risposte dei Ministri del Governo Meloni. A quel punto Pd, M5s e AVS arrivano a bloccare i lavori parlamentari, portando all’inevitabile Conferenza dei Capigruppo che decide di sospendere i lavori di Camera e Senato fino a martedì prossimo 4 febbraio 2025. Come ha spiegato il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – che era stato proposto per una informativa urgente in Aula, poi rifiutato dalle opposizioni – il Governo Meloni non «scappa dai confronti», semplicemente con l’indagine eclatante avvenuta ieri «c’è la necessità da parte del governo di riflettere un attimo su cosa e quando riferire al Parlamento». Nel blocco dei lavori parlamentari, tra gli altri provvedimenti, finisce “congelata” la riforma sulla separazione dei poteri, uno dei maggiori “vulnus” nello scontro a distanza tra Governo e autorità giudiziarie.



DA SALVINI A MELONI, SCELTA COME AVVOCATO UNICO LA LEGHISTA GIULIA BONGIORNO: IL GOVERNO PREPARA LE COMUNICAZIONI SUL CASO ALMASRI

Il processo Salvini a fine 2024 ha visto l’assoluzione piena dell’ex Ministro dell’Interno e sarebbe dovuto essere una “parentesi” nelle normali interlocuzioni tra Governo e magistratura: passa invece neanche un mese e lo stesso procuratore (Lo Voi) informa di indagini aperte contro esponenti dell’esecutivo. E ora, per decisione dei 4 indagati sul caso Almasri, anche l’avvocato difensore dell’eventuale procedimento resta la stessa: dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, secondo quanto riporta l’ANSA, la Premier Meloni ha deciso di farsi rappresentare dall’avvocato e parlamentare leghista Giulia Bongiorno. La scelta del Governo è quella di un unico legale difensore anche per gli altri tre indagati, da Nordio a Piantedosi fino al Sottosegretario di Palazzo Chigi Alfredo Mantovano: tale scelta, commentano fonti di Governo all’Adnkronos, «sottolinea la compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa».


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Davanti alle pressanti richieste delle opposizioni, il Governo Meloni sta meditando modalità e date per tornare a riferire in Parlamento: ancora v’è da decidere se procedere con una nuova informativa dei due Ministri di Giustizia e Interni, o se – come pare dagli ultimi rumors in arrivo da Palazzo Chigi – sarà direttamente la Presidente del Consiglio ad informare Camera e Senato sui passaggi specifici dell’intricato caso del comandante libico espulso con aereo di Stato dopo l’iniziale arresto. Una risposta alla Corte Penale Internazionale, ma anche la messa in ordine dei fatti avvenuti negli scorsi giorni: da ultimo, Meloni ribadisce il senso del suo agire «in difesa della sicurezza nazionale», contestando invece gli attacchi di parte della magistratura (in special modo l’ANM) dopo il video-denuncia pubblicato ieri sui canali social di Palazzo Chigi, dove Meloni attacca l’avvocato denunziante (Li Gotti), il procuratore di Roma (Lo Voi) e l’ipotesi neanche troppo velata di una giustizia ad orologeria proprio mentre il Governo portava al Senato la riforma sulla separazione delle carriere.



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