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Multinazionali, la sfida ora è trattenere quelle che ci sono già (e farle crescere)


Occorre lavorare per attrarre nuove multinazionali che vogliono investire in Toscana, ma la grande sfida delle politiche pubbliche dei prossimi anni deve essere (anche) un’altra: far crescere le aziende a controllo estero che già sono presenti sul territorio, in modo che possano spostarsi su segmenti a più alto valore aggiunto, che sono meno toccati dalla concorrenza, evitando così fughe repentine e perdita di posti di lavoro. I casi di Bekaert ( filo d’acciaio per pneumatici) e Gkn (semiassi per auto), e quelli più recenti di Beko (elettrodomestici) e Navico (sistemi elettronici) – tutte multinazionali che hanno deciso di abbandonare la Toscana – insegnano molto in questo senso.

Spostarsi nelle fasi più ‘nobili’ delle catene del valore

La necessità di guardare di più all’innovazione è emersa con forza al meeting annuale di ‘Invest in Tuscany’, l’ufficio della Regione Toscana che aiuta le imprese straniere intenzionate a investire sul territorio, che si è svolto oggi, 31 gennaio, a Palazzo Borghese a Firenze: “La Toscana è un hub attrattivo per gli investimenti esteri ma deve evolvere per posizionarsi nelle fasi più nobili delle catene globali del valore – ha detto Filippo Giabbani, dirigente del settore Attrazione Investimenti della Regione -. Non basta portare nuove aziende, ma bisogna far crescere quelle che ci sono. Il tema della retention è fondamentale, per questo serve un monitoraggio delle multinazionali esistenti e la regione deve qualificarsi non solo come piattaforma produttiva ma anche come terra di innovazione”. E’ la strada indicata da Riccardo Crescenzi, docente alla London School of Economics: “E’ possibile per una regione spostarsi su segmenti a più alto valore aggiunto – ha spiegato – facendo leva sui settori esistenti che sono già forti”.

Le aziende a controllo estero producono il 18% del valore aggiunto

I numeri da cui parte la Toscana sono importanti, con 3.500 stabilimenti (unità locali) a controllo estero presenti sul territorio, che impiegano circa 95mila addetti e producono 12,3 miliardi di valore aggiunto, secondo i dati presentati dal dirigente Istat Alessandro Faramondi. Il valore aggiunto prodotto dalle multinazionali è il 18,4% di quello regionale, peso che piazza la Toscana al quarto posto in Italia (la regione in cui l’impatto delle multinazionali è più elevato è la Lombardia, seguita da Lazio e Piemonte).

Le multinazionali aiutano le Pmi della filiera a crescere

“Le multinazionali sono fondamentali anche per le piccole e medie imprese che stanno in filiera – ha spiegato il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi – e possono migliorare gli standard produttivi e organizzativi, oltre che aiutare a crescere all’estero. Per non parlare dell’importanza della cultura manageriale e della formazione. La presenza delle imprese a capitale estero accresce la consapevolezza di tutto il sistema produttivo su questi temi, e rafforza i rapporti col mondo universitario e della ricerca. Per questo vogliamo collaborare su politiche e su azioni concrete sia per attrarre nuovi investimenti che per mantenere quelli già esistenti in Toscana”.

Gli investimenti esteri non si sono fermati nel 2024

Il 2024 non ha fermato gli investimenti esteri, nonostante le guerre e le tensioni internazionali. “L’anno scorso abbiamo vagliato 100 progetti di aziende estere che prevedono circa quattro miliardi di investimenti e la creazione di tremila posti di lavoro”, ha affermato Paolo Tedeschi, a capo della Direzione Competitività territoriale della Regione Toscana, spiegando che il bando regionale pubblicato un anno fa per spingere la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale delle multinazionali, e finanziato con 10 milioni di euro, ha attirato 15 progetti “con richieste di contributi superiori alla disponibilità”. “Dobbiamo lavorare per rifinanziarlo – ha aggiunto Tedeschi – malgrado lo scenario internazionale non sia favorevole agli investimenti esteri”.

Sulle competenze digitali la Toscana è indietro

Secondo il Rapporto 2025 elaborato da The European House-Ambrosetti (Teha) in collaborazione con la Regione per fornire stimoli e analisi al potenziamento della competitività regionale – rapporto presentato nel Meeting annuale – le performance della regione nell’ultimo anno sono migliorate in 26 indicatori su 35. Ma terreni come l’innovazione e la transizione digitale restano da arare. “Sulle tecnologie-chiave della trasformazione digitale le imprese mostrano un divario”, ha spiegato Pio Parma, senior consultant Teha Group, sottolineando come solo una impresa su quattro faccia corsi di formazione per il proprio personale. Nelle transizioni energetica, digitale e demografica la Toscana non parte da buone posizioni. “Proponiamo la creazione della prima hydrogen valley marittimo-portuale italiana tra Livorno e Piombino – ha detto Parma – a servizio della navigazione, della logistica e degli impianti industriali, sollecitiamo la diffusione della banda larga e un ripensamento del sistema scolastico in direzione delle competenze digitale e 4.0. E bisogna educare le famiglie per far capire quali sono le figure che servono alle imprese”.

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