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“Roma deve rispondere al ‘ruggito’ di Milano e della Lombardia”


Uno shooting fotografico esclusivo a Palazzo Novello, in provincia di Brescia, per celebrare l’eleganza del brand ideato dalla stilista valtellinese che si sta segnalando per le sue creazioni sartoriali e l’originalità del proprio concetto di moda sostenibile, rigenerando una serie di capi dimenticati negli armadi

A Palazzo Novello, uno dei luoghi più affascinanti del bresciano a pochi chilometri dal Lago di Garda, ha preso vita nei giorni scorsi uno shooting (un servizio fotografico, ndr) esclusivo, che ha voluto celebrare l’eleganza del brand ideato da Miriam Tirinzoni. Le sue creazioni sartoriali, caratterizzate da linee sofisticate e dettagli raffinati, sono state esaltate dall’ambiente regale e dalla bellezza architettonica del luogo. Il set non era scelto a caso: Palazzo Novello è un simbolo di Storia che ha visto passare, tra le sue mura, donne straordinarie, come quelle della famiglia Gonzaga. L’edificio, una residenza storica, che ha ospitato generazioni di figure influenti, sembrava aver ispirato ogni singolo abito, creando un connubio perfetto tra passato e moda contemporanea. Le nobildonne che hanno abitato questo palazzo sembravano quasi rivivere nelle silhouette eleganti ricreate da Miriam Tirinzoni, che sembravano quasi raccontare vicende e aneddoti di bellezza e femminilità. Lo shooting si è aperto con le pellicce rigenerate e i tubini neri, frutto di una rimessa a modello di una serie di capi dimenticati negli armadi. In questo modo, anche la pelliccia di volpe e il colbacco di visone sono diventati moda sostenibile e, allo stesso tempo, attuale, tramandandosi di madre in figlia. Successivamente, come omaggio all’attrazione della moda, sono andati in scena abiti da sera con una base di colori rossi e neri. Il rosso, spesso associato al fuoco, al sangue e al cuore, simboleggiavano la passione e la forza degli amori che si sono celebrati in questo palazzo di Montichiari (Bs); a seguire, dalla maestosa scalinata si sono avvicendate le modelle, anch’esse vestite con abiti da sera sartoriali ed esclusivi del brand di Miriam Tirinzoni, impreziositi con stole di visone e da colbacchi in pelliccia di volpe. E qui si è aperta la scena per il passaggio tra le diverse generazioni di pellicce, affinchè potessero riprendere vita, stile e forma indosso alle giovani ragazze, che le possono indossare, custodire e tramandare proprio per la loro preziosa origine animale. Il risultato della giornata, ideata da Angela Cannata, è diventata un mix perfetto di passato e futuro, di arte sartoriale e di Storia, che ha reso omaggio a un’eredità ricca di significato e bellezza. Un momento unico, che ha confermato come la moda possa raccontare delle storie e custodire la memoria celebrando, al contempo, l’eleganza.

Miriam Tirinzoni, che anno sarà il 2025 dal punto di vista della moda?

“Il 2025 sarà un anno caratterizzato dall’evoluzione di tendenze già emerse in periodi precedenti, con un forte focus sulla sostenibilità e sull’integrazione della tecnologia e un’attenzione, sempre più crescente, alla personalizzazione e alla moda inclusiva. Per quanto attiene il brand di moda da me creato, non realizzando collezioni, ma solo abiti sartoriali personalizzati su misura, potrò operare con maggior tranquillità, senza la frenesia delle collezioni. Tuttavia, nel corso del 2025, auspico che si possa ridurre l’influenza della ‘fast fashion’, inquinante e dannosa per l’intero settore. Personalmente, preferirei un innalzamento della qualità generale, al fine di prediligere delle ‘capsule collection’ o delle produzioni limitate, in conformità con la mia filosofia. Io prediligo lavorare con tessuti naturali, come la seta per esempio: cerco cioè, per quanto possibile, di non impiegare fibre sintetiche. La scelta di utilizzare tessuti naturali, pellicce ‘vere’, provenienti da fonti etiche, con l’esclusione di materiali sintetici o ricavati dal petrolio, rappresenta un passaggio importante verso una moda più responsabile, capace di rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più attento all’ambiente e al benessere delle persone. Insomma, spero che nel 2025 si possa tendere verso produzioni maggiormente eco-sostenibili di qualità in controtendenza con la ‘fast fashion’, dal momento che il mio brand di moda s’indirizza verso la promozione e la realizzazione di un approccio alla moda maggiormente responsabile e duraturo, capace di resistere alle tendenze effimere e ridurre l’impatto sull’ambiente”.

Siamo di fronte a un ritorno alla donna tradizionale, secondo lei, oppure a un tipo di ragazza più concreta e pragmatica?

“Nel 2025, la figura della donna nell’ambito della moda non segue un ritorno al passato, ma si evolve verso un tipo di figura più concreta e pragmatica. La moda riflette le trasformazioni sociali e culturali. In tale contesto, si sta assistendo a una crescente enfasi sulla funzionalità, sull’autosufficienza e sulla versatilità. La donna di oggi – e ancor di più quella del futuro – tende a cercare capi che possano rispondere alle necessità della vita quotidiana ma che, allo stesso tempo, esprimano la propria identità e forza interiore. La ricerca di praticità non esclude l’eleganza o lo stile: proprio per questi motivi, io propongo un abbigliamento ricercato e stiloso, puntando sull’unicità, sull’esclusività e sul ‘pezzo unico’. Questi capi sono adatti soprattutto a donne di carattere e personalità, sicure di sé, che non hanno bisogno della rilevanza di un logo come elemento di riconoscimento sociale. In sintesi, io propongo un modello di donna forte, indipendente, che sappia conciliare eleganza e pragmatismo, in un’epoca in cui l’efficienza e la sostenibilità sono valori sempre più centrali”.

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Per quest’anno, lei ha pensato a un ritorno al romanticismo classico, oppure a una donna ideale, che s’impone per bravura e bellezza?

“Il ruolo della donna nella società moderna sta cambiando. E la moda è una componente molto importante di questa evoluzione. Per quest’anno, l’ispirazione si ritrova nell’unione di due ideali complementari: da un lato, un ritorno al romanticismo classico, con sete fluide e colori pastello, costumi sartoriali con lunghi parei in seta che richiamano una bellezza senza tempo, una grazia elegante e una cura dei dettagli che sono spesso dimenticati in epoca moderna. Dall’altro, si assiste a una visione di donna ideale che non si limita all’eleganza estetica, ma che s’impone per la sua forza, intelligenza e determinazione. Entrambe queste idee possono coesistere e fondersi in un concetto che sappia celebrare la bellezza nel senso più profondo, quello che va oltre la superficie. Un aspetto centrale di questa visione è l’introduzione di stoffe pregiate, simbolo di una qualità che va al di là della moda effimera e che celebra l’artigianato sartoriale e l’autenticità. Oggi più che mai, è essenziale riscoprire la qualità migliore non solo per questioni di valore estetico, ma anche per quello morale che essa può trasmettere. Ripeto e sottolineo: l’uso di tessuti di pregio non è solamente una scelta estetica, ma un messaggio che si collega a valori antichi, come la signorilità, la raffinatezza, la cura dei particolari. Questi valori, purtroppo, sono in parte dimenticati o trascurati in un’epoca in cui tutto sembra essere accelerato e superficiale. Tuttavia, l’attenzione alla qualità e alla bellezza, intesa come sintesi di grazia e sostanza, è un invito a riscoprire un modo di vivere che sappia celebrare la cultura e il rispetto per gli abiti di pregio e personalizzati”.

Lei si lascia ispirare, talvolta, da qualche personaggio femminile appartenente alla Storia?

“Sì, certamente. Prendendo spunto dalle donne del passato, possiamo notare molti esempi di come certe qualità femminili siano state incarnate. Una figura emblematica è sicuramente quella di Maria Callas, la celebre soprano che ha saputo coniugare la sua straordinaria abilità vocale con una presenza scenica unica, fatta di una bellezza intensa e di una personalità indomita. Anche Coco Chanel, che ha rivoluzionato la moda con il suo stile sobrio ma potente, è un altro esempio di donna che ha saputo imporsi sia per la sua bravura, sia per la sua bellezza. E ancora penso a Frida Kahlo, che ha trasformato il dolore e le difficoltà della sua vita in arte, diventando un’icona di forza e autenticità. Queste donne hanno saputo incarnare quella visione di bellezza che non è solo esteriore, ma che si radica nella forza interiore, nella determinazione, nei valori morali che, oggi, rischiamo di perdere. Ecco da dove proviene la mia idea di un ritorno al romanticismo classico, alla donna ideale che s’impone per bravura e bellezza e che può, dunque, essere visto come un tentativo di ritrovare e celebrare questi valori, in un mondo che, a volte, sembra averli dimenticati”.

Quali saranno i colori che s’imporranno nella stagione primavera/estate 2025?

“Per la stagione primavera/estate 2025, realizzando capi unici, sartoriali e su misura, non è necessario seguire le tendenze e uniformare la donna a un ruolo stereotipato, che segua tutto quanto i mass media propongono. Nella scelta dei colori e dei tessuti, la moda personalizzata assume, oggi, un ruolo importante e diverso, poiché rende ogni donna individualmente libera nella valorizzazione della propria immagine, totalmente autonoma nell’esprimere la sua personalità, in grado di costruire uno stile coerente con i propri valori. Non è un caso se è sorta anche una nuova figura professionale: quella del consulente d’immagine”.

Dal punto di vista manageriale, il nord d’Italia tornerà a ‘galoppare’, secondo lei, oppure siamo ancora in una fase di riorganizzazione industriale?

“Dal punto di vista manageriale, è probabile che il nord continui a trovarsi in una fase di transizione, più orientata verso la riorganizzazione che a un ritorno immediato verso la crescita espansiva. Sebbene alcune regioni, come la Lombardia e il Veneto, abbiano mostrato segnali di resilienza e di ripresa, il panorama industriale sta attraversando un periodo di trasformazione. La digitalizzazione, la sostenibilità e l’innovazione tecnologica stanno guidando la riorganizzazione delle industrie, richiedendo significativi investimenti in nuovi modelli produttivi e in competenze specialistiche. La necessità di adattarsi alle nuove sfide globali, come il cambiamento climatico, la digitalizzazione dell’economia e la competitività internazionale, impone una certa cautela. Le aziende stanno rivedendo le loro strategie e modelli di business per diventare più agili, efficienti, orientate al medio-lungo periodo. Tuttavia, la solida base industriale del nord d’Italia, unita all’imprenditorialità e alla capacità di adattamento delle imprese locali, potrebbe favorire una ripresa costruita su fondamenta più sostenibili e diversificate, anche se più graduale. In definitiva, non si tratta di tornare al ‘galoppo’, ma di intraprendere un percorso di crescita sostenibile che, sebbene lenta, risulti più solida, capace di affrontare le sfide future con maggior resilienza”.

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Dopo la pandemia, si può dire che il peggio è alle spalle per Milano e la Lombardia?

Sebbene la pandemia abbia rappresentato una sfida senza precedenti, specialmente per Milano e la Lombardia, si può affermare che la regione stia intraprendendo un percorso di recupero e adattamento. Tuttavia, affermare che “il peggio è alle spalle” richiede una visione più sfumata. Milano, in particolare, ha mostrato una notevole capacità di resilienza. La città ha ripreso progressivamente le sue attività economiche, in gran parte, grazie alla sua centralità come hub finanziario, culturale e industriale. Settori come la moda, il design, la tecnologia e i servizi finanziari hanno contribuito a questa ripresa. Anche il mercato immobiliare, benché abbia conosciuto alcune difficoltà, ha visto segnali positivi, con un crescente interesse per gli spazi di lavoro flessibili e il settore residenziale di alta gamma. La Lombardia, essendo la regione economicamente più forte d’Italia e molto ben posizionata in Europa, sta attraversando una fase di riorganizzazione e di modernizzazione incentrata sulla digitalizzazione, la sostenibilità e la ricerca di nuovi modelli di business. In ogni caso, le sfide non sono completamente superate e vi sono incertezze legate a variabili globali come la geopolitica, l’andamento dei mercati internazionali e i costi energetici, che continuano a condizionare la stabilità economica”.

Lei è nota, come stilista, anche per aver ideato una serie di accessori di gran classe, come una linea di borse ‘MT Fashion’ molto belle: cosa sta pensando per quest’anno? Il solito ‘borsone’ in cui non si trova mai niente, nemmeno le chiavi di casa o della macchina? Oppure, qualcosa di più pratico?

“Per il 2025, l’approccio che intendo adottare per la mia linea di accessori, tra cui le borse ‘MT Fashion’, riflette un equilibrio tra eleganza e funzionalità, andando alla ricerca di pelli pregiate, ma senza eccessi. L’idea è quella di evolvere il concetto di borsa puntando su articoli di qualità, di manifattura italiana e di eleva personalizzazione, sia nella forma, sia nei colori e anche nei materiali. Intendo mettere a disposizione della donna la mia esperienza nel settore e il gusto nell’abbinamento dei colori e dei materiali, al fine di realizzare, con loro e per loro, prodotti di elevato standing qualitativo, molto ricercati. In definitiva, mi piacerebbe offrire una borsa che unisca praticità e bellezza, pensata per la donna che vuol essere organizzata, ma anche sofisticata, per rendere ogni giorno un po’ più semplice e stiloso”.

Lei è una donna ricca di idee, eppure viviamo in un Paese che non sempre premia la capacità di innovare: l’Italia si sta chiudendo in se stessa?

“L’Italia, da sempre, possiede grandi tradizioni culturali, artigianali e creative. È un Paese che si è molto evoluto, oggi, con un tasso culturale al di sopra della media. Il mondo intero apprezza la nostra bellezza, la qualità della vita, la suggestività dei nostri paesaggi. Tuttavia, gli italiani stanno perdendo il gusto di essere persone colte ed evolute, rispetto al resto del mondo. E questa limitata fiducia, soprattutto nelle nuove generazioni, determina uno stato di insoddisfazione verso la vita e verso il mondo del lavoro in generale. Si assiste a una fase sociologicamente complessa, non necessariamente di chiusura, ma legata soprattutto a una certa ambiguità presente nel Paese, molto più elevata rispetto ad altre nazioni. Tutto questo ha proiettato le nuove generazioni verso una dinamica di rilassamento generale, di scarsa propensione al lavoro. Si stanno perdendo le tradizioni di operosità e di laboriosità, che hanno reso l’Italia grande nel mondo, apprezzata per la qualità artigianale più nota come ‘Made in Italy’. In questo contesto, auspico che la tenacia della premier, Giorgia Meloni, con il suo elevato riscontro internazionale, possa infondere fiducia nelle potenzialità e nelle capacità dei giovani, riavvicinandoli al mondo del lavoro con maggior entusiasmo e positivà”.

Lei ha presentato una linea di costumi da bagno decisamente eleganti, lasciando tutti a bocca aperta in un recente defilè milanese, dosando trasgressione e classe in egual misura: è dunque il suo ‘tocco glamour’ ciò che la caratterizza? Come definirebbe il suo stile?

“Sì, senza dubbio, uno degli elementi distintivi della mia estetica e della mia visione della moda è il ‘tocco glamour’, che cerco sempre d’inserire in ogni collezione, sia che si tratti di abbigliamento, sia di accessori o costumi da bagno e linea intimo, puntando soprattutto sulla qualità dei tessuti. Per me, il ‘glamour’ non è solo una questione di bellezza superficiale, ma un’energia che esprime sicurezza, eleganza e un pizzico di audacia. È il modo in cui un capo può far sentire chi lo indossa raffinato, ma al contempo moderno, con una carica di personalità che lo rende unico. In sintesi, il mio stile è un gioco di contrasti: elegante e innovativo, raffinato e audace, in grado di esprimere la modernità con classe e di donare, a chi lo indossa, una forte sensazione di individualità”.

Milano, Parigi, Londra: quale città può veramente fregiarsi, oggi, del titolo di capitale europea della moda? E perché?

“Sicuramente Milano, che non sta diventando solamente la capitale europea della moda, ma addirittura del mondo. Via Monte Napoleone, tanto per fare un esempio, è divenuta sinonimo di lusso, superando anche la Fifth Avenue di New York. Un primato globale su cui ha pesato, certamente, l’apertura di nuovi negozi di abbigliamento e accessori, ma anche la dimensione della strada, concentrata in uno spazio molto ridotto, a differenza di Londra, Parigi e New York. Un vantaggio competitivo, che ha pesato sul prezzo della transazioni, anche immobiliari. Per non parlare dell’offerta di lavoro complessiva: se osserviamo le statistiche sui salari, un dipendente di base guadagna 2 mila 500 euro al mese, cioè 15 euro all’ora. Stiamo parlando di mano d’opera specializzata, che si caratterizza per cortesia, disponibilità, gentilezza e buona educazione. Nel 2019, via Montenapoleone era la terza via più lussuosa d’Europa e la quinta del mondo. Ma dopo la pandemia, Milano e la Lombardia hanno reagito con grande forza d’animo, dimostrando come la classe media possa rialzarsi con le sue sole forze, sfidando anche le fasi più buie e negative del suo destino. La città di Roma dovrebbe prendere esempio da Milano, perché avrebbe delle potenzialità immense e non può limitarsi a pensare di essere un set cinematografico. Milano sta dando i suoi segnali positivi. E Roma dovrebbe decidersi a rispondere…”.

Intervista di Vittorio Lussana

Le foto utilizzate nel presente servizio giornalistico sono di Paolo Benedetti e Gianfranco Porta, che ringraziamo.



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