“Mussolini non è mio concittadino”. “Gorizia Capitale europea dell’ipocrisia”. Sono alcuni dei cartelli esposti, sabato mattina, in piazza del Municipio in occasione della manifestazione contro la cittadinanza onoraria al Duce. Trecento le persone presenti secondo gli organizzatori mentre per la Questura la stima dei manifestanti oscillava tra 200 e 250. Di certo, c’era anche una bandiera della Jugoslavia con la stella rossa e, poi, non sono mancati i cori («Fuori i fascisti da Gorizia») e l’inno della resistenza “Bella Ciao”.
A promuovere l’iniziativa è stato un comitato «non formalmente costituito» di cittadini italiani e sloveni. Tutt’attorno a piazza Municipio sono state dislocate transenne, soprattutto verso via Garibaldi dove si trova la sede di CasaPound, più volte chiamata in causa insieme alla Decima mas. Importante l’apparato di sicurezza.
Le motivazioni della manifestazione
In apertura, sono state lette le motivazioni della manifestazione, accolte dagli applausi dei presenti. «È questo il momento di fare sentire la nostra voce con le luci puntate sul nostro territorio», è stato detto. E sono stati stigmatizzati il “no” alla cancellazione della cittadinanza onoraria a Mussolini e la recente cerimonia della Decima mas. «Grave che a quest’ultimo appuntamento, il sindaco abbia scelto di fare partecipare l’assessore alla Cultura. La sensazione è che, passata Go!2025 e una volta esauriti i fondi, difficilmente si costruiranno rapporti fra le due città».
I consiglieri presenti
Fra i partecipanti c’erano anche diversi consiglieri comunali, tra cui Eleonora Sartori e Andrea Picco di NoiMiNoaltrisGo!. Quest’ultimo, a margine, ha osservato: «In una città normale, non doveva esserci una manifestazione di questo tipo, ma abbiamo dovuto organizzarla per ribadire che non c’è nulla di onorabile nell’onorificenza a Mussolini: Ziberna ha perso un’occasione. Non ha capito che non si può più ondeggiare».
Anna Di Gianantonio (Anpi) ha ripercorso pagine di storia: «Siamo in centinaia, tutti convinti che celebrare il fascismo sia fuori dalla storia. Noi non vogliamo che Gorizia diventi la seconda Predappio. La vera Gorizia è una città rispettosa dei diritti di tutti». Sono seguiti la lettura di un comunicato del responsabile artistico di Go!2025 Stojan Pelko («L’antifascismo è un valore collettivo») e un messaggio audio di Moni Ovadia.
Le parole di Pellegrino
«Noi, la nostra Norimberga non l’abbiamo ancora fatta», ha fatto eco Serena Pellegrino, consigliere regionale ed ex parlamentare, ricordando poi che «la storia non è avulsa dal presente». «La Storia – ha spiegato – è un percorso di fatti concludenti, che producono effetti e concatenazioni di fatti successivi. L’effetto voluto, nel 1924, quando Mussolini fu insignito a Gorizia, e in una moltitudine di altri Comuni, della cittadinanza, era la manifestazione plastica di una strategia cortigiana e servile, promossa un po’ per convenienza e un po’ per paura, allineandosi a quella condiscendenza verso un crescente potere di un nuovo fascismo: uno degli anelli della catena, mai spezzata, di tragiche complicità, cecità, calcoli, vigliaccherie, che portarono l’Italia alla catastrofe del fascismo e della guerra. Questo pensiero non è solo mio. Ma emerge da una interrogazione parlamentare in cui si chiedeva al Governo di promuovere iniziative di natura legislativa, per revocare tutte le cittadinanze onorarie conferite a Mussolini. Un atto parlamentare che giace, senza risposta, dal 2017, in qualche cassetto della Camera dei Deputati».
Tra gli altri interventi si possono citare quelli di una coppia arrivata da Marzabotto per testimoniare l’eccidio di Monte Sole. «Come può una città che si dice democratica, europea e inclusiva non recidere il proprio legame con il fascismo?», hanno chiesto Angelo e Nadia, aggiungendo che se la storia non si cancella, oggi si può fare parte di quella stessa storia. Sergio Pratali, anima di Agoré, ha annunciato che «a causa di una politica culturale miope e becera», dopo quasi un decennio di attività, per il 2025, l’associazione culturale chiuderà il suo spazio espositivo di corso Verdi. Riportando esperienze di famiglia, Ivana Paulin e Romana Leban hanno, infine, ricordato come il fascismo avesse cancellato l’identità slovena.
A margine è stata poi avviata una raccolta firme con la quale i goriziani possono chiedere di voler rinunciare simbolicamente alla cittadinanza perché non vogliono essere associati in alcun modo al nome di Mussolini. «La sottoscrizione – l’aggiunta degli organizzatori – è aperta anche ai cittadini della Comunità europea che condividono e vogliono sostenere tale iniziativa». Le firme raccolte verranno poi consegnate al Presidente della Repubblica durante la visita della prossima settimana.
La replica del sindaco
A stretto giro è arrivata la replica del sindaco Rodolfo Ziberna. «Le manifestazioni sono espressione di democrazia in un Paese e in una città, anche le azioni di chi cerca di ostacolare Go! 2025 e le nuove relazioni tra Gorizia e Nova Gorica che si sono gettate alle spalle le tragedie del’900 per creare un futuro migliore, libero da divisioni».
«Questo – dichiara – è un caposaldo di quella Capitale europea della cultura, riconosciuto e apprezzato in Europa e nel mondo, con cui siamo diventati una testimonianza di come, nonostante le tragedie del passato, si possa edificare un futuro migliore. C’è chi, invece, non riesce a pensare ad una vita senza odio e contrapposizioni, fatta di “loro” e di “noi”, di guerre tra fascisti e comunisti e di nemici ad ogni costo. Secondo alcuni “malpancisti”, dovrei riaprire vecchie e profonde ferite, e per ovvia reciprocità da una parte togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini e chiedere a Nova Gorica e alla Slovenia di condannare il comunismo titino, come ha fatto e chiesto più volte l’Europa condannando i totalitarismi e Tito, come hanno fatto l’Italia, Gorizia ed il sottoscritto con il fascismo e Mussolini. Ma perché dovrei farlo? Saranno la Slovenia e Nova Gorica a decidere se e quando farlo».
Prosegue il sindaco: «Invito queste persone a guardare il sorriso dei nostri giovani, l’entusiasmo della nostra comunità che sta collaborando con quella d’oltreconfine nel creare un territorio in cui finalmente “fascismo” e “comunismo” siano custoditi nelle biblioteche, insegnati ai giovani, ma non usati nella politica. L’onorevole Rizzo, autorevole espressione della sinistra, ha affermato che “questa sinistra si è inventata il fascismo da passerella elettorale. Tale antifascismo, però, fa rivoltare nella tomba i resistenti”». —
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