Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#adessonews
#finsubito
#finsubito video
Agevolazioni
Asta
Bandi
Costi
Eventi
Informazione
manifestazione
Sport
Vendita immobile

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

SCENARIO ITALIA/ “Dalle accise al mix energetico, le scelte obbligate del Governo”


Crescita zero. Ci siamo arrivati. Era prevedibile, anzi era previsto. Anche la curva dell’occupazione si è appiattita. E l’Italia non fa meglio degli altri Paesi europei, anzi ormai sta scivolando addirittura verso la Germania. Non si può più dire, ricordando Bettino Craxi, che “la nave va”, ma nemmeno, ricordando Gianni Agnelli, che “la festa è finita”. Certo, non si può più gioire perché crescono i posti di lavoro; non ci si può vantare con i nostri vicini e concorrenti; non si può nemmeno sperare nell’effetto salvifico del Pnrr che va a rilento, tanto che si sente di nuovo parlare di un rinvio oltre il 2026. Soprattutto non è più possibile aspettare, bisogna correre ai ripari. Con crescita zero il rapporto debito/Pil peggiora, ma anche l’obiettivo di un disavanzo pubblico al 3% rischia di allontanarsi perché bisognerà spendere per tamponare gli effetti sociali a cominciare dalla cassa integrazione cresciuta del 30% lo scorso anno.



Che cosa si può fare? Il problema centrale si chiama industria manifatturiera e qui c’è bisogno di una spinta. Non può venire solo dalla domanda per consumi la quale certo è rallentata, ma nell’insieme ha continuato a tenere, occorre agire anche dal lato dell’offerta intervenendo sui costi di produzione. Non i salari che sono troppo bassi e l’inflazione li ha appiattiti ancor di più, non dal costo del lavoro perché già si è tagliato sui contributi e in ogni caso trasferisce l’onere sulla fiscalità generale. Chiediamoci allora quale può essere il costo che pesa come un macigno sulle imprese e che distanzia davvero l’Italia dagli altri Paesi europei. La risposta è facile: l’energia.



Perché Giorgia Meloni che un tempo andava in giro per pompe di benzina e chiedeva a gran voce il taglio delle accise, non riprende ora la sua antica ossessione, da capo del Governo, da palazzo Chigi non dall’Autostrada del sole, con misure realistiche ed efficaci? E perché non fiscalizzare parte degli oneri energetici? Quel che il Tesoro spende potrebbe essere coperto da un aumento del Pil, come è avvenuto con il boom del 2002-2003.

Le tasse sulla benzina sono di 0,7284 al litro, sul gasolio di 0,6174. Nel 2024 sono rincarate in media del 20% per la fine degli sconti. Il Governo ha deciso di allinearle entro il 2030 a 0,673, con una leggero aumento sul gasolio e una riduzione sulla benzina. Non può dare nessun vantaggio all’economia. È arcinoto che con la benzina paghiamo ancora i costi della guerra d’Etiopia, quella del 1936, dei terremoti, delle alluvioni, anche il rinnovo del contratto dei ferrovieri di vent’anni fa. Lo si denuncia da decenni, senza nessun effetto: il Tesoro incassa 25 miliardi con le accise sui carburanti e non vuole certo rinunciarci. Ma così siamo in un circolo vizioso.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione



Le accise sul gas sono inferiori e variano a seconda del territorio: leggermente più alte al centro-nord che al sud e aumentano con i consumi, per quelli più elevati sono 0,186 euro al nord e 0,150 al sud. Il 48% della spesa è per il trasporto e la gestione del contatore, il 19% per oneri di sistema, su questi si può certamente agire senza rimettere in discussione tutto il resto. Il meccanismo di formazione dei prezzi va rivisto, lo si dice da tempo, ma richiede accordi a livello europeo, durante la crisi del metano russo se n’è parlato, però si è preferito imporre un tetto anziché entrare nel meccanismo.

Sorprende l’eccezione spagnola, il Paese in cui la manifattura ancora tira (il Pil sta crescendo del 3,5%). Una delle ragioni sta proprio nei bassi costi energetici che rendono conveniente anche alle compagnie internazionali installare in territorio iberico le loro fabbriche, come nel caso dell’automobile. Il costo dell’energia è molto inferiore (circa la metà di quello italiano) grazie a una politica a tutto campo: la Spagna è numero uno in Europa nel solare con quasi il 30%, superando la Germania (l’Italia è appena al 4,8%), nell’insieme le rinnovabili arrivano al 50%, ma ha sette rigassificatori, due gasdotti, sette reattori nucleari in funzione in cinque centrali attive.

È ovvio che l’Italia non potrà arrivare a tanto in un periodo utile a ridare slancio alla crescita, anche se è necessario in ogni caso modificare a fondo il mix energetico per recuperare autonomia (siamo passati dal gas russo a quello mediorientale, non abbiamo recuperato “sovranità” in senso stretto). Si può stimolare il cambiamento anche con operazioni finanziarie nelle quali il Governo intervenga, ma senza pagare di tasca propria, per esempio con fondi di investimento tipo i piani di risparmio i quali, se restano generici non attraggono, possono diventare più interessanti per i risparmiatori italiani se rivolti a specifici obiettivo, per esempio una nuova politica energetica. Si può intervenire, inoltre, sulla distribuzione rendendola più efficiente, si possono finalmente costruire i termovalorizzatori, ci si può muovere con i fatti dopo tante parole.

Adesso, però, occorrono interventi rapidi e immediati per risvegliare la congiuntura e il mezzo più immediato ed efficace è ridurre i prezzi dei carburanti tagliando le accise, un sollievo per i consumatori, una spinta indiretta ai produttori, un segnale per tutti. L’energia è un punto di partenza. Abbiamo già detto che il Governo potrebbe chiamare l’intero mondo del lavoro e della produzione a costruire insieme le condizioni del rilancio economico. Il nuovo Presidente di Confindustria Lombardia, l’industriale siderurgico bresciano Giuseppe Pasini che possiede la Feralpi, ha lanciato un appello a salvare le filiere manifatturiere rivolto al Governo italiano e all’Unione europea. Altro si può fare e ne parleremo ancora, ma il messaggio che imprese e lavoratori attendono è che l’Esecutivo metta l’emergenza economica al primo posto della sua azione. Oggi ha altre priorità, è arrivato il momento di un reset.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta difficile da pignorare

Proteggi i tuoi risparmi