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Costo dell’energia: per le imprese nuovo record di contratti di lungo periodo



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Caro energia, le imprese in Italia si buttano sui Power Purchase agreement (in sigla PPA). Si tratta di contratti di medio e lungo periodo di energie rinnovabili, che viene acquistata a un prezzo prestabilito. Nel 2024, i PPA sono aumentati del 56% rispetto all’anno precedente. Anche se è in lieve calo la nuova capacità installata. E i nuovi decreti decreti del governo, che non favoriscono le nuove installazioni, non aiuteranno

Le aziende italiane – che in media pagano la bolletta più alta d’Europa – si “attrezzano” per evitare la volatilità dei prezzi. Ma anche oltre la “scocciatura” di dover seguire l’andamento della Borsa elettrica tutti i giorni. Per chi non ha una attività altamente energivora, i PPA sono una soluzione ottimale: per 10-15 anni, sanno cosa devono spendere e non ci pensano più. Solo in caso di sbalzi clamorosi dei prezzi, scatta un “aggiustamento” comunque previsto dal contratto.

Così, contro il caro energia, le aziende italiane scelgono sempre di più i Power Purchase Agreement, come si vede dal +56% di contratti di questo tipo stipulati in Italia. Secondo il Renewables Market Outlook 2025 della società svizzera di ricerca e consulenza Pexapark, anticipato da Il Sole-24Ore – in Italia sono stati siglati 39 PPA. Il che posiziona il nostro Paese al terzo posto in Europa, dietro Germania (48 contratti, +9%) e Spagna (47 contratti, stabile rispetto al 2023). Ma davanti a Francia (35, +25%) e Regno Unito (26, +8,3%).

Energia, i contratti di medio lungo-periodo contratti dalle imprese sono in crescita, ma la nuova capacità è in calo

Seppur in crescita in termini di numero di contratti, la capacità installata coperta da PPA in Italia ha registrato una lieve flessione nel 2024, attestandosi a 1,05 GW, con un calo del 2,7% rispetto al 2023. Nonostante ciò, il nostro Paese si posiziona al quarto posto in Europa, preceduto da Spagna (4,6 GW, -5,5%), Germania (2,04 GW, -46%) e Francia (1,48 GW, +127%), ma davanti al Regno Unito (1,03 GW, +3%).

L’aumento del numero di contratti è un segnale del salto di maturità del mercato italiano, Come evidenziato dagli analisti di Pexapark, nel report citato da Il Sole-24Ore: “Nel 2024, l’Italia ha registrato un incremento significativo delle transazioni, dimostrando un’evoluzione importante rispetto a pochi anni fa, in un contesto di crescente concorrenza”.

Il prezzo medio dei contratti in Europa è 50 euro/Mwh

Il prezzo medio dell’energia venduta tramite PPA nei principali Paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito) è aumentato nel corso del 2024, passando da 49 euro/MWh a inizio anno a 52 euro/MWh a dicembre. Si tratta di un valore è calcolato attraverso l’indice Pexa Euro Composite. Rappresenta una media dei prezzi dei PPA solari ed eolici con durata decennale.

Un fattore critico per lo sviluppo dei contratti di medio-lungo periodo in Europa è il rischio di prezzi negativi dell’energia. Nel 2024, il numero di ore con prezzi negativi è aumentato in tutti i mercati europei. Con la sola eccezione dell’Italia, dove i prezzi non sono mai scesi sotto lo zero

Nel nostro Paese, infatti, il prezzo calmierato fissato dall’Energy Release per le aziende energivore per tre anni e mezzo è di 65 euro/MWh. Mentre il prezzo medio dell’elettricità all’ingrosso è cresciuto nel 2024, passando da 108 euro/MWh di media annuale a 135 euro/MWh a dicembre. Prezzi elevati che incentivano il ricorso ai contratti a prezzo fisso.

Energia, i PPA  delle imprese per la decarbonizzazione

Non c’è dubbio che i contratti a prezzo fisso di medio-lungo periodo favoriscono il processo di transizione energetica in Italia. I PPA favoriscono la decarbonizzazione del sistema energetico e, allo stesso tempo, consentono alle aziende di ridurre i costi dell’energia. E migliorare la prevedibilità dei propri approvvigionamenti. E’ prevedibile che in contratti PPA continuino a crescere con l’aumento della quota di rinnovabili. Ma occorre fare i conti con le possibili ricadute negative dei nuovi decreti approvati dal governo Meloni. Gli effetti del decreto Aree Idonee e del decreto Agricoltura sono ancora tutti da valutare, ma di sicuro non saranno positivi.

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