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Bologna, musei sostenibili e inclusivi: il nuovo piano strategico pensa ai più fragili e ai conti


di
Francesca Blesio

L’assessore alla Cultura Del Pozzo: «Coinvolti anche soggetti della scena culturale indipendente». Ogni museo avrà un avatar storico per incentivare sui social la scoperta della città

La cultura nei musei come cura e come impresa. Bologna disegna un suo Piano strategico sui musei puntando a quattro obiettivi: l’attivazione civica, la salute pubblica, la finanza sostenibile e un turismo culturale smart. Il piano accompagna la riorganizzazione avvenuta all’interno del Dipartimento Cultura del Comune di Bologna, con l’ingresso di musei e biblioteche di due anni fa, e rappresenta la linea guida per raggiungere gli obiettivi prefissati. «Vogliamo portare i nostri musei nel futuro con investimenti e impegno sul personale e la formazione» annuncia il sindaco Matteo Lepore prima di presentare il progetto alla città in Salaborsa. «Abbiamo visto che i musei come le biblioteche sono luoghi che devono accogliere le persone. Avremo quindi nuovi punti ristoro, nuovi strumenti digitali e tante attività anche per mostre importanti, ma sempre con un occhio per gli aspetti culturali. Ricordiamoci che il primo motivo di visita di Bologna è la cultura».

La sostenibilità del sistema

L’incremento del 14% di partecipazione ai Musei civici rispetto al 2023 è di per sé positivo, ma le 730.786 persone accolte nel 2024 nelle sedi museali bolognesi risultano ancora poche per immaginare anche solo una parziale sostenibilità del sistema. Per fare un confronto: a Torino lo scorso anno i visitatori sono stati oltre un milione al solo Museo Egizio, oltre 800 mila a quello del Cinema, 723 nei Musei reali, 658 mila nella Fondazione Torino Musei (poi ci sarebbe la Reggia Venaria con 526 mila, ma gioca un altro campionato, come poi il museo della Juventus). Che la cultura debba essere finanziata a prescindere dai ricavi è scontato, visto il suo valore estremo e intangibile allo stesso tempo, ma che l’amministrazione stia lavorando anche per migliorarne la sostenibilità è al contempo facilmente comprensibile.




















































Ingaggiato un economista della cultura

Per realizzare il piano strategico per la programmazione dei prossimi 5 anni di attività, Bologna ha ingaggiato un economista della cultura: Pier Luigi Sacco, professore di Economia Biocomportamentale presso l’Università di Chieti-Pescara, nonché senior Advisor presso l’OECD Center for Entrepreneurship, SMEs, Regions, and Cities, e research Associate presso il metaLAB (at) Harvard. Con lui, nel la strutturazione del piano, ha lavorato Eva Degl’Innocenti, direttrice del settore Musei civici di Bologna, in un confronto con una pluralità di soggetti. Un lavoro durato mesi che ha coinvolto, racconta l’assessore alla Cultura Daniele Del Pozzo, «il personale dei musei, la direzione dei musei, strutture e organizzazioni esterne che hanno dato consulenze (dal fundraising al digital) ma anche soggetti della scena culturale indipendente bolognese per capire che tipo di idee, bisogni e necessità si potevano applicare».

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L’aumento delle risorse

Il piano, finanziato dall’Unione europea, prevede un incremento progressivo delle risorse, attraverso il suo piano economico-finanziario, strategie mirate e azioni di fundraising. Le proiezioni, fa sapere il Comune, ipotizzano rispetto ad oggi un aumento di risorse nel quinquennio del +27,9%. «Un piano di sviluppo economico-finanziario e di relativo monitoraggio strutturato e un’efficace strategia di partnership consentiranno di attrarre investimenti e consolidare il ruolo dei musei come attori chiave nella crescita culturale ed economica della città». Sei sono gli assi strategici del piano: innovazione, valore sociale, sostenibilità, partecipazione, collezioni e networking. Tra le novità più significative c’è l’avvio della «Prescrizione culturale» all’interno dei Musei Civici. I musei diventeranno anche spazi di cura e rigenerazione, proponendo attività e percorsi dedicati a diverse fasce di pubblico, inclusi soggetti fragili, allo scopo di migliorare la qualità della vita attraverso l’esperienza culturale. E questo avverrà grazie alla progettualità congiunta con l’Ausl – Servizio Sanitario Regionale e la Regione Emilia-Romagna. «Vogliamo far sì che i medici arrivino a prescrivere la visita ai nostri musei» dice Lepore.

Gli ambasciatori culturali

Tra i progetti pilota nel Piano si segnala la creazione del «Board museale giovani», un board museale fatto da studenti (dai giovanissimi della scuola primaria all’Università) e professionisti, per formare ambasciatori culturali dei musei civici e del sistema museale cittadino e metropolitano. Del Pozzo fa notare il valore di una lettura dell’arte da parte di giovani e giovanissimi sia per «la chiave di lettura inedita» che regala sia per lo scambio con culture nuove e diverse, perché ci si confronterà «con persone che arrivano da culture, paesi e origini molto diversi: lavorare con loro significa accogliere i nuovi cittadini e le nuove cittadine di Bologna». Il piano prevede anche una nuova strategia di comunicazione in cui ogni museo avrà un suo avatar storico che parlerà tramite i social di un tema tra passato e presente, promuovendo la cultura e incentivando la scoperta del patrimonio artistico e storico di Bologna.

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4 febbraio 2025 ( modifica il 4 febbraio 2025 | 15:59)



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