Il governo Meloni riferirà al Parlamento domani, mercoledì, sul caso Almasri. A dare la versione dell’esecutivo saranno il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il ministro della Giustizia Carlo Nordio, entrambi indagati con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano per favoreggiamento e peculato dalla Procura di Roma dopo l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti. L’appuntamento alla Camera sarà alle 12:15, mentre al Senato il dibattito inizierà alle 15. Per molte ore è sembrato che il dibattito a Montecitorio non sarebbe stato trasmesso in diretta su uno dei tre principali canali della Rai, come avviene per esempio per il question time, per i voti di fiducia, ma in generale per i fatti di particolare interesse. La richiesta era stata avanzata dalle opposizioni ma serviva l’unanimità. “Qualcuno in maggioranza non era d’accordo”, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Nella fattispecie, secondo fonti del Fatto Quotidiano, a dire di no erano stati i rappresentanti di Forza Italia e Lega. Poi però, a seguito di una ulteriore interlocuzione avviata dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, l’unanimità è stata raggiunta e la diretta ci sarà. Decisione diversa era stata presa fin da subito a Palazzo Madama: ci sarà il collegamento Rai in diretta dall’Aula.
“Il governo non scappa dal Parlamento, non c’era nessuna volontà dilatoria” ha sottolineato il ministro Ciriani in risposta alle polemiche delle opposizioni, che chiedono un intervento di fronte alle Camere della premier Giorgia Meloni. L’informativa, sottolinea, sarà tenuta da “due ministri molto importanti, quindi sono in grado di dare le risposte adeguate“. Riccardo Magi, segretario di +Europa, attacca: “Sul caso Almasri la maggioranza e il governo in questi giorni hanno richiamato tutti con forza al recupero del primato della politica contro presunte ingerenze della magistratura. Ora finalmente arriva la disponibilità del governo a informare il Parlamento ma la presidente Meloni si sottrae”. Per il capogruppo M5s alla Camera Riccardo Ricciardi, l’informativa dei ministri “dimostra innanzi tutto che l’opposizione dura paga, e in secondo luogo che la premier Meloni si nasconde dietro ai suoi ministri e che continua a scappare dal Parlamento”. Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, puntualizza: “Le opposizioni unite continuano a chiedere la presenza del presidente del Consiglio che continua a non venire in Parlamento, qui in Senato un premier time manca da un anno e mezzo, siamo a metà legislatura e la presidente è venuta una volta sola. È molto grave. L’abbiamo ribadito in maniera unitaria che vogliamo sottoporre al presidente del Consiglio una serie di quesiti a partire da quello sulla vicenda Almasri”.
La contestazione a Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano è ormai nota: aver favorito la latitanza del generale Nijeem Osama Almasri, per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato d’arresto per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mitiga, vicino a Tripoli, dal febbraio 2011. In quel carcere sotto il suo comando, secondo i documenti dell’Aja, sarebbero state uccise 34 persone e violentato un bimbo. L’ipotesi del peculato è legata all’uso dell’aereo di Stato per riportare Almasri in Libia. Tutt’e quattro i membri di governo sono difesi dall’avvocata Giulia Bongiorno che è anche senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama. Bongiorno, ieri, è stata a Palazzo Chigi per fare un punto della situazione e verosimilmente ha tracciato la linea da seguire nell’informativa anche alla luce del fascicolo trasmesso al tribunale dei ministri.
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