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Dove è stato girato The Substance?


Con “The Substance”, Demi Moore si è ripresa il centro della scena cinematografica mondiale, conquistando la sua prima candidatura agli Oscar e dimostrando di essere ben più che un sex symbol degli anni Novanta. L’attrice di “Ghost” e “Striptease” interpreta Elisabeth Sparkle, una star hollywoodiana in declino che si sottopone a un trattamento estremo per ringiovanire. La regista Coralie Fargeat ha creato un body horror audace, trasformando il tema dell’ossessione per l’aspetto fisico, in una satira visivamente sconvolgente. 

Oltre alle performance straordinarie dell’ “attrice da popcorn”, l’impatto visivo sul grande e piccolo schermo è assicurato dalla cura estetica e psicologica delle location, sia delle scene interne che esterne, tra cui spicca la casa di Sparkle, un appartamento inquietante che riflette perfettamente i temi della pellicola. Scopriamo cosa nasconde il set del film Golden Globe alla migliore attrice 2025. 

Dove vedere “The Substance”?

Dopo l’anteprima mondiale al Festival di Cannes 2024, dove ha ricevuto un’ovazione di tredici minuti, e il Golden Globe della rivincita per Demi Moore, il film “The Substance” è arrivato nei cinema italiani, ed è disponibile anche su Prime Video. Gli spettatori potranno immergersi nell’universo visivo unico e disturbante di Coralie Fargeat. La pellicola, infatti, rimanda agli inquietanti chiaroscuri distopici di maestri dell’orrore d’autore come Kubrick e Cronenberg. I lustrini e l’immaginario patinato di Parigi e Los Angeles sono soffocati da una satira spietata sul corpo femminile, sull’ossessione distruttiva per la bellezza e sull’inesorabile obsolescenza della carne. Gli interni delle scene giocano un ruolo determinante nel racconto della storia. 

Dove è stato girato “The Substance”?

Il film è stato girato interamente in Francia, e non a Los Angeles come può sembrare dopo la visione del trailer. La regista è riuscita a evocare atmosfere hollywoodiane allestendo buona parte delle riprese esterne in Costa Azzurra. Mentre, le scene di studio sono state ricreate a Parigi, compresi gli interni dell’appartamento che diventerà una sorta di prigione fisica e mentale per la protagonista Elisabeth Sparkle (Demi Moore). 

La regista ha volutamente evitato i luoghi originali di Los Angeles, preferendo così delle location che evocassero simbolicamente l’ambiente californiano in tutte le sue mille contraddizioni offuscate dai riflettori. Palme e luci delle Alpi Marittime in Costa Azzurra richiamano l’iconografia e l’estetica tipica della California.

L’appartamento di Elisabeth Sparkle

Uno degli ambienti centrali del film è l’appartamento della protagonista, un grattacielo asettico e isolante, progettato per risaltare lo stato di solitudine del personaggio

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Gli interni della casa sono dominati da una fotografia a grandezza naturale in cui è ritratta Elisabeth Sparkle nel suo passato glorioso da attrice premio Oscar. Le stanze rappresentano il vuoto emotivo e l’ossessione di Elisabeth per l’aspetto esteriore. 

Il soggiorno è vasto, spoglio e freddo, mentre il bagno, rivestito di piastrelle bianche, diventa il luogo delle trasformazioni più inquietanti. Il corpo diventa così un abito da provare, indossare e eventualmente scartare all’interno di un appartamento che somiglia più a un grande e asfittico camerino. I giudizi del pubblico invadono il suo spazio privato, compresa la sua mente, ossessionata dal corpo che invecchia.

Le inquadrature e i dettagli dell’appartamento, ispirati al design brutalista e all’estetica kubrickiana, fanno di questo luogo una metafora visiva dei conflitti interiori della protagonista: l’apparenza impeccabile della star di Hollywood nasconde un’interiorità devastata. 

Tutte le altre location di “The Substance” 

Oltre all’appartamento di Elisabeth, la macchina da presa allarga l’obiettivo su altre ambientazioni significative, come gli studi televisivi dove lavora il personaggio Elisabeth. I corridoi di questi studi sono tapezzati di poster della Sparkle, evocano la sua carriera e la parabola in declino che non si arresta davanti alle “miracolose” iniezioni. Il design di questi spazi richiama Shining di Stanley Kubrick, con pareti arancioni e pavimenti geometrici un po’ optical e ipnotici, per trasmettere un maggiore senso di angoscia.

Un altro edificio simbolico è l’ospedale in stile brutalista dove viene somministrata la sostanza (The Subastance) ringiovanente. Le architetture spigolose sono ispirate al capolavoro “Arancia Meccanica”, e amplificano l’atmosfera claustrofobica del film. La camera bianca, dove sono custodite le fiale per i trattamenti estetici, ricorda invece le stanze sospese nel tempo di “2001: Odissea nello spazio”. 

Tutti gli spazi in cui si muovono i protagonisti diventano espediente del racconto, simbologie del controllo e della manipolazione, temi centrali della pellicola.

Tutte le curiosità del film

Nel contesto di questo body horror, i nudi integrali di Demi Moore e Margaret Qualley non sono semplici esibizioni di corpi, ma diventano parte integrante della narrazione, strettamente legati agli spazi oscuri e alienanti in cui si sviluppa l’azione. Nulla è lasciato al caso: “The Subastance” abbonda di dettagli simbolici legati alle location. Ecco alcune curiosità e scelte stilistiche.

La finestra-specchio dell’appartamento di Elisabeth

La grande vetrata dell’appartamento non offre una vista panoramica, ma si affaccia su un gigantesco cartellone pubblicitario con l’immagine della star Elisabeth Sparkle. Questo dettaglio simboleggia l’ossessione del personaggio per il proprio aspetto e il giudizio costante che subisce dal pubblico.

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Il bagno bianco come bozzolo della metamorfosi

Questo spazio asettico e freddo è il luogo delle scene più iconiche e angoscianti, tra cui la nascita del personaggio interpretato da Margaret Qualley. Il contrasto tra il bianco puro delle piastrelle e il sangue degli interventi crea un impatto visivo potente, evocando “Psycho” di Alfred Hitchcock.

Riferimenti a Kubrick e Cronenberg

Le inquadrature geometriche, le cromie nette e l’uso del body horror rendono omaggio ai maestri del cinema, da Stanley Kubrick a David Cronenberg. Il bagno e l’ospedale rappresentano dettagli e architetture perfetti di questa influenza.

La Costa Azzurra come Los Angeles alternativa

La scelta della Costa Azzurra non è casuale. Infatti, la regista ha voluto evitare di replicare letteralmente Hollywood, preferendo creare una versione disorientante e metaforica della città degli angeli. La luce naturale e i contrasti cromatici delle Alpi Marittime contribuiscono ad amplificare tale effetto.

La casa come specchio psicologico

Gli ambienti domestici privati riflettono lo stato mentale dei personaggi. L’appartamento sterile e isolato di Elisabeth contrasta con la caotica residenza di Sue, che al contrario simboleggia giovinezza e vitalità.

*Immagine in alto – @demimoore



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