L’appello degli studenti dell’Università di Birzeit in Cisgiordania di novembre 2023, rilanciato dai Giovani Palestinesi, ha aperto le porte a una grande stagione di mobilitazioni. Se nelle università ha dato il via al fenomeno dell’Intifada per la cessazione degli accordi con Israele, nelle scuole superiori, comprese quelle fiorentine, ha portato ad una massiccia ondata di occupazioni in solidarietà al popolo palestinese. Il 2025 si apre in una situazione di fermento: le mobilitazioni dei collettivi collettivi studenteschi non si sono fermate, anzi, il tentativo del Ministro Valditara di soffocarle e criminalizzarle con la sua riforma repressiva sta trovando una strenua opposizione.
Le lotte degli studenti contro lo smantellamento della scuola pubblica e a tutela del diritto allo studio si moltiplicano. In questa direzione va l’occupazione del Liceo Pascoli di Firenze, svoltasi dall’ 8 al 10 gennaio. Pubblichiamo di seguito un’intervista rilasciataci da una compagna (che ha deciso di rimanere anonima) del ColPA, il collettivo del liceo.
Auguriamo una buona lettura e ricordiamo l’appuntamento del 23 febbraio, la I Assemblea Nazionale Giovani del P. CARC “A conquistare la rossa primavera”, un momento di confronto al quale invitiamo a partecipare i giovani attivi in collettivi studenteschi e universitari, gli esponenti di organizzazioni giovanili del movimento comunista e in generale tutti i giovani che vogliono organizzarsi per cambiare il corso delle cose.
- Si è da poco conclusa l’occupazione del Liceo Pascoli. Raccontaci come sono andate queste giornate di occupazione. Quali sono stati i motivi che vi hanno spinto a farla?
In sostanza, abbiamo occupato a causa di una carenza di comunicazione a scuola, non solo fra studenti e preside, ma anche tra corpo docenti e presidenza. Il problema principale era rappresentato dalla dirigente e dalla sua mentalità “chiusa”. Faccio un esempio: prima della scorsa occupazione, che venne fatta in sostegno al popolo palestinese (gennaio 2024, ndr), la preside dopo aver sentito voci di corridoio sulla possibilità che venisse fatta una nuova occupazione, invece di confrontarsi con gli studenti ha preferito far schierare la DIGOS fuori scuola e ha promulgato varie circolari intimidatorie nei confronti del collettivo.
Io sono arrivata al Liceo Pascoli al primo anno del suo incarico. La maggior parte dei servizi come lo psicologo scolastico sono stati tolti man mano. In più, ha speso soldi in mobili ed arredi inutili scegliendo, invece, di annullare le agevolazioni per accedere ai corsi di certificazione di lingua. Evidentemente la preside non riesce a gestire bene i fondi scolastici…
Per quanto riguarda il programma, durante le giornate di occupazione la mattina si sono svolte assemblee studentesche. Il secondo giorno l’assemblea era strutturata in modo diverso. La prima mattina era dedicata ai problemi degli studenti. La preside si è presentata all’incontro con un atteggiamento spavaldo. Nel momento in cui le veniva posto un problema, rispondeva in modo disinteressato e, talvolta, quasi aggrediva verbalmente gli studenti. Quando una ragazza ha denunciato problemi strutturali che andavano avanti da sei mesi, lei ha risposto che la colpa non era sua. Alla richiesta di commemorare una studentessa morta suicida, se n’è lavata le mani svalutando la situazione con frasi come “Non sono problemi della scuola”. Queste risposte ed il suo comportamento hanno portato ad un clima ancora più teso nei giorni successivi. Durante seconda mattina, gli studenti dovevano scrivere dei biglietti anonimi dove riportavano le opinioni o esperienze riguardo i problemi della presidenza. Erano presenti alcuni professori e la preside, purtroppo nessuno di loro ha risposto ai messaggi. Il terzo giorno c’erano i sindacalisti del SUDD COBAS, che ci hanno parlato di cosa sia e faccia un sindacato. I pomeriggi iniziavano con i pranzi, dopo ci riunivamo in assemblea per decidere come comportarsi con la preside, che nel mentre era rimasta all’interno della scuola. Ci sono stati anche altri invitati, come Alessandro Orsetti, il padre di Lorenzo, che ha raccontato la storia del figlio e gli Street Workers (operatori di strada, ndr).
- Il Ministro Valditara ha portato e sta portando avanti una vera e propria campagna di criminalizzazione nei confronti di chi occupa i propri istituti. Non è un caso che il ministro abbia dichiarato di voler far costituire come parte civile il Ministero dell’Istruzione e del Merito nei processi a carico degli studenti che occupano… Trovi che ci sia un legame fra tutto ciò e il DDL 1660?
Da quello che ho capito sul DDL 1660, sì. Con quest’ultimo si vuole criminalizzare, fra le varie categorie, chi lotta facendo blocchi stradali o mobilitazioni nelle carceri. Questo governo criminalizza chi lotta o occupa, un altro esempio è certamente la minaccia di sgombero rivolta verso centri sociali come il CPA-FI sud.
Noi non abbiamo avuto grossi problemi a livello di Polizia, però sentiamo sempre più spesso notizie gravi di criminalizzazione nei confronti di chi occupa le scuole e di chi lotta in generale. Un esempio lampante sono state le cariche a Firenze (il 23 febbraio scorso, in concomitanza con quelle di Pisa, ndr) che la propaganda di regime ha cercato di far passare come causate dagli studenti, anche se le cariche sono arrivate a fine corteo quando i manifestanti erano sempre meno.
- Avete fatto assemblee che hanno coinvolto i docenti. Anche loro subiscono i danni di riforme che via via hanno smantellato la scuola pubblica. Com’è stata accolta l’occupazione all’interno della scuola? Il legame con i professori ha rafforzato il collettivo? Durante quest’ultima occupazione avete avuto sostegno da loro o sono rimasti indifferenti?
Purtroppo molti professori sono rimasti indifferenti. Questo perché i loro problemi, rispetto ai nostri, sono diversi: il nostro problema principale in questo momento riguarda il rapporto con la presidenza, mentre il loro è legato ad una mala gestione statale. Detto ciò, c’è una parte di professori che ci ha sostenuti: una mia professoressa, ad esempio, ha detto che “c’era proprio bisogno dell’occupazione”. C’è un malumore percepibile da parte dei professori, ma sembra che ci sia vergogna o paura di denunciare. Altri professori erano d’accordo con la causa e comprendevano il nostro disagio, ma non condividevano il metodo dell’occupazione, altri ancora ci hanno proposto l’autogestione, che però, secondo noi, non avrebbe portato a nulla: il nostro obbiettivo era quello di parlare con preside e professori, cosa che non sarebbe avvenuta con l’autogestione. L’occupazione era, inoltre, necessaria per noi anche per il fatto che ci sono state tolte le assemblee di istituto.
- Dopo l’occupazione cosa è stato conquistato? Ti chiediamo di fare un breve bilancio
La preside sta tentando di creare divisione all’interno dell’istituto: è andata in alcune classi prime a chiedere pareri sull’occupazione screditando il collettivo e indicando gli studenti “a non seguire la massa e pensare per contro proprio”.
Sono comunque contenta, perché molti studenti hanno aperto gli occhi sui problemi della scuola. C’è stata una buona partecipazione, anche se sarebbe potuta andare meglio. La situazione non è cambiata in modo significativo per adesso. Nell’assemblea di bilancio dell’occupazione c’è stata una buona discussione. E’ emerso il fatto che le giornate sono state partecipate dagli studenti, sono state evidenziate anche alcune criticità, ad esempio c’è stata una discussione sulla necessità di fare una colletta per pagare alcune cose danneggiate (alla faccia di Valditara che vuole dipingere gli studenti che occupano come teppisti, ndr), sono state sentite le necessità degli studenti delle due succursali (una in Via de Bruni ed il Cocchi). Signficativa la considerazione di alcuni studenti di quinta, che sono stati contenti dell’occupazione perché, grazie a questa, hanno visto la preside per la prima volta .
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- Hai altro da aggiungere? Prossime mosse del collettivo?
Prossime mosse del collettivo non ce ne sono a parte l’organizzazione di una serata al CSA Next Emerson rispetto alla quale daremo informazioni più avanti. Ci siamo dati un termine di due mesi per vedere come si comporterà la preside e uno più ridotto per vedere il comprometto dei professori. Il comunicato post occupazione era rivolto, oltre che alla dirigente, anche ai docenti.
Per quanto mi riguarda, spero che riusciremo a fare una nuova assemblea che coinvolge i professori, ma ancora è tutto in fase di definizione.
Grazie mille per il prezioso contributo e alla prossima!
Grazie a voi.
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