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Sassari, uccise il padre con una fiocina, Alberto Picci condannato a 24 anni di carcere


Una morte assurda, consumata dopo mesi di agonia. La Corte d’Assise di Sassari ha condannato oggi, martedì 4 febbraio, Alberto Picci a 24 anni di carcere per l’omicidio del padre, Giuseppe Picci, colpito nel sonno con una fiocina e un coltello all’alba del 27 aprile 2022, nella loro casa di Santa Maria Coghinas, comune di 1300 abitanti in provincia di Sassari. L’uomo è morto dopo otto mesi a causa delle gravi ferite riportate.

Il raptus e la mattanza dei genitori

L’avvocato difensore di Picci, Claudio Mastandrea, aveva chiesto l’assoluzione invocando l’incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Secondo la difesa, l’imputato era in preda a un raptus incontrollabile, da lui stesso descritto in aula come un “impulso d’odio” che aveva superato ogni freno inibitorio.

La ricostruzione dell’evento è agghiacciante. La notte tra il 26 e il 27 aprile 2022, Alberto Picci era ospite in casa dei genitori, che lo avevano accolto dopo la perdita della sua casa e del lavoro. Affetto da problemi psichici e in terapia farmacologica, il giovane si sarebbe svegliato dopo che il padre aveva acceso la luce per andare in bagno. Questo episodio, apparentemente banale, avrebbe scatenato in lui una reazione incontrollabile. Dopo una notte insonne, all’alba avrebbe così afferrato un fucile da pesca e avrebbe colpito il padre alla testa con una fiocina, trapassandogli la gola fino al cranio. Poi sarebbe andato in cucina, avrebbe preso un coltello e lo avrebbe conficcato nella bocca dell’uomo agonizzante.

Successivamente, si sarebbe diretto verso la stanza della madre colpendola alla testa con un coltello multiuso professionale e lasciandole l’arma conficcata nel cranio. Infine, è tornato in salotto e dopo aver trovato il padre ancora vivo avrebbe chiamato i carabinieri con una frase gelida: “Chiamate un’ambulanza, ho fatto un casino”.

Le conseguenze e il lungo calvario della vittima

All’arrivo dei soccorritori, la scena era da film dell’orrore. Entrambi i genitori erano in fin di vita, trasportati d’urgenza in ospedale. La madre è sopravvissuta, mentre il padre ha vissuto otto mesi di sofferenze prima di morire per una polmonite, conseguenza delle gravi lesioni che gli impedivano una normale respirazione e deglutizione.

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La sentenza di oggi chiude un caso di inaudita violenza familiare, lasciando però interrogativi aperti sulla condizione psichica di Picci e sulle motivazioni profonde di un gesto così estremo.

Come è stata calcolata la pena 

La sentenza ha accolto le richieste del pubblico ministero Angelo Beccu. Nel calcolo della pena, la Corte ha tenuto conto della precedente condanna a 12 anni, già definitiva, per il tentato omicidio di entrambi i genitori.

Dai 10 anni e 8 mesi già inflitti per l’aggressione al padre, la Corte ha aggiunto altri 13 anni e 4 mesi, arrivando a una pena complessiva di 24 anni. A questa si somma un’ulteriore condanna a 1 anno e 4 mesi per il tentato omicidio della madre, Giovanna Drago, portando la pena finale a 25 anni e 4 mesi di reclusione. La sentenza dispone inoltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la perdita del diritto di subentro nel patrimonio paterno e un periodo di tre anni di ricovero in una casa di cura e detenzione prima di tornare in libertà.

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