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Trump e i dazi, Alec Rossa: «In Emilia-Romagna più colpiti i settori con margini bassi. Meloni può garantire gli interessi dell’Italia»


di
Marco Madonia

Alec Ross (Bologna business school): «Gli effetti sulle esportazioni in regione varieranno notevolmente a seconda del settore. Ma la Ue deve svegliarsi dal torpore»

Il nuovo corso americano targato The Donald arriva anche in Emilia-Romagna. La Regione da sempre governata dalla sinistra, regina italiana dell’export e con gli Stati Uniti come primo mercato di riferimento deve sperare nell’azione diplomatica del presidente del Consiglio più a destra della storia americana. Un bel paradosso. «Giorgia Meloni ha fatto un lavoro molto efficace nel costruire rapporti con Donald Trump e il suo team. Ora è il momento di raccogliere i frutti di queste relazioni», dice Alec Ross, distingueshed visiting professor della Bologna business school, che ha fatto parte del team di transizione presidenziale Obama-Biden e aveva lavorato con Hillary Clinton. Grande conoscitore del sistema industriale della via Emilia, il profilo ideale per iniziare a ragionare su quali possono essere le conseguenze negative delle imposte sulle merci europee in arrivo negli Stati Uniti.

Secondo lei, dopo i dazi imposti dagli Stati Uniti a Canada, Cina e Mexico, c’è un rischio concreto di misure restrittive anche nei confronti dell’Unione europea? Se si, in che misura?
«Direi che la probabilità di dazi contro l’Europa supera l’80%. Ci sono diversi scenari su come potrebbero essere applicati: in modo generalizzato, con aliquote uniformi a una percentuale fissa o differenziati per prodotto — spiega Ross —. È ragionevole aspettarsi che il loro livello possa variare dal 3% al 20%. Ci sono settori in cui Trump è particolarmente risentito, e in quei casi i dazi potrebbero avvicinarsi al 20%».




















































Quali possono essere i settori più colpiti dell’economia dell’Emilia-Romagna?
«I settori più colpiti i sarebbero quelli che hanno margini relativamente bassi, soprattutto nel manifatturiero. C’è una grande differenza tra vendere un bene di lusso e un bene industriale, sia in termini di margini che per gli effetti corrispondenti delle sanzioni. Penso anche che i settori agricolo e alimentare potrebbero subire un duro colpo».

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Che effetti possono avere i dazi sul nostro export? Gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione, i nostri prodotti andranno da qualche altra parte?
«I mercati sono intrinsecamente efficienti, con un’elasticità relativamente limitata, quindi raramente un’azienda può produrre un prodotto e venderlo allo stesso costo in una varietà di mercati diversi. Di conseguenza, è ragionevole aspettarsi che alcuni prodotti possano essere esportati altrove, ma probabilmente a costi e margini inferiori rispetto all’esportazione negli Stati Uniti. Gli effetti sulle esportazioni in Emilia-Romagna varieranno notevolmente a seconda del settore».

Un esempio?
«Nel caso del Parmigiano-Reggiano, se gli americani imponessero improvvisamente il 20% di dazi, non è che gli esportatori possano semplicemente dire: beh, lo mandiamo in Arabia Saudita invece. La natura della domanda dei consumatori lo impedisce».

Che strategie possiamo mettere in campo per contrastare questa strategia della nuova amministrazione repubblicana americana?
«È necessario un’impennata diplomatica. Meloni ha fatto un lavoro molto efficace nel costruire rapporti con Trump e il suo team. Ora è il momento di raccogliere i frutti di queste relazioni e ridurre al minimo l’esposizione dell’Italia e dei suoi prodotti ai dazi. Onestamente, gli italiani dovrebbero essere contenti che, in questo momento, Meloni sia la loro presidente del Consiglio. Se c’è qualcuno in grado di massimizzare gli interessi dell’Italia nel dialogo con Trump, è Meloni».

Il rischio dazi da parte degli Stati Uniti può anche essere un’opportunità per la nostra regione?
«È difficile cercare di estrarre positività da una situazione che è intrinsecamente negativa. Ma, da americano caratteristicamente ottimista, l’unica cosa che direi è che questo deve servire a risvegliare l’Europa dal suo torpore».

Che cosa intende dire?
«L’economia italiana è soffocata da troppe regolamentazioni. Essere un imprenditore in Italia è come correre una maratona con uno zaino pieno di sassi. Se c’è qualcosa di positivo da trarre, dovrebbe essere la consapevolezza, da parte della nostra classe politica, che è arrivato il momento di liberare le nostre imprese, permettere loro di crescere e togliere i sassi dallo zaino che abbiamo messo sulle loro spalle».

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