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25 capoluoghi fuorilegge nel 2024


Il rapporto Mal’Aria di Città di Legambiente spiega che entro 5 anni, per rispettare i nuovi limiti UE che scatteranno nel 2030, molti capoluoghi dovrebbero ridurre del 30-50% i livelli di PM10 e NO2. Una corsa contro il tempo? “Le tecnologie e le soluzioni ci sono, manca solo la volontà politica”, spiega il Cigno Verde

Foto di Diane Picchiottino su Unsplash

L’inquinamento dell’aria nelle città italiane è un problema “diffuso e strutturale”, ben più vasto e difficile da affrontare dei singoli sforamenti. Il 96% della popolazione urbana è esposta a livelli pericolosi di PM2.5, il 94% è a rischio per l’ozono (O3) eccessivo, l’88% per NO2 e l’83% per PM10. E tra 5 anni, nel 2030, scatteranno i nuovi limiti europei per la qualità dell’aria: sempre più città italiane saranno fuorilegge, se non si inverte subito la rotta.

 “Il 2030 è alle porte, servono scelte coraggiose ora. È fondamentale investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendendo le città più vivibili, con spazi pedonali e ciclabili”, afferma Legambiente, che ha appena pubblicato il rapporto annuale Mal’Aria di Città. “Urgente anche intervenire su riscaldamento domestico e agricoltura, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi e integrando le politiche su clima, energia e qualità dell’aria”, continua l’associazione del Cigno Verde.

Inquinamento dell’aria in città, i dati del 2024

Nel 2024, 25 capoluoghi hanno superato il limite di 35 giorni/anno con oltre 50 µg/m3 di PM10. Frosinone-Scalo è la peggiore con 70 giorni di sforamento, seguita da Milano (68) e Verona (66). “Una situazione di picco, quella dello sforamento del limite giornaliero, ma che in molti casi ha riguardato molte centraline della stessa città”, commenta Legambiente.

Per l’associazione, questi dati dimostrano che non si tratta di casi isolati, né di problemi alle centraline. “L’inquinamento atmosferico è molto più ampio e diffuso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere”, afferma il rapporto.

Sia su PM10 sia sul biossido di azoto (NO2), nessun capoluogo ha superato la media UE di 40 µg/m3 nel 2024. Ma per l’NO2, 11 centraline in 6 città hanno registrato livelli superiori. Palermo (Di Blasi) ha registrato 59 µg/m3, Napoli (Ferrovia) 54 µg/m3. Mentre il 97% dei capoluoghi, anche se non ha sforato per PM10 con le leggi attuali, sarebbe oltre i limiti stabiliti dall’OMS, che indica in 15 µg/m3 la media annuale da non superare.

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Verso i nuovi limiti 2030 di qualità dell’aria

Se le nuove norme UE fossero già in vigore, 19 città avrebbero bisogno di una riduzione del PM10 tra il 28% e il 39%, tra cui Verona (32,6 µg/m3, -39%), Cremona, Padova e Catania (30,7 µg/m3, -35%), Milano (30,5 µg/m3, -34%) e Palermo (30 µg/m3, -33%).

Per il NO2, Napoli (40,3 µg/m3) e Palermo (39,8 µg/m3) dovrebbero abbattere del 50% le loro emissioni, seguite da Milano e Como (-40%).

Complessivamente, il 45% dei capoluoghi italiani non rispetta i nuovi limiti di NO2, mentre solo 28 città rispettano già oggi i nuovi valori per il PM10.

“I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento” – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – “con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target”. L’inquinamento atmosferico, ricorda Minutolo, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, “con circa 50.000 morti premature solo in Italia”.

Morti premature causate da un inquinamento dell’aria nelle città italiane che potremmo evitare in gran parte con soluzioni già a disposizione. “Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”, chiosa Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.

Le priorità? Secondo il Cigno Verde sono:

  • Trasporti: potenziare il trasporto pubblico, stop progressivo ai veicoli inquinanti nei centri urbani, più corsie preferenziali e aree pedonali.
  • Mobilità sostenibile: favorire la mobilità leggera (bici, monopattini, camminate) e il modello della “città 15 minuti”.
  • Settore agricolo e zootecnico: riduzione degli allevamenti intensivi, implementazione di buone pratiche per contenere le emissioni di metano e ammoniaca.
  • Riscaldamento domestico: eliminazione progressiva delle caldaie a gasolio e metano, promozione delle pompe di calore a gas naturali.
  • Riduzione del metano: considerare il metano come inquinante atmosferico prioritario, in particolare per la sua influenza sull’ozono troposferico.



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