Una sentenza del Tar e un’ordinanza bloccano Roberto Cassina e altri sei locali: niente asporto dopo le 22. «Il Comune accolga il nostro appello disperato», dice il commerciante a Open
Nel cuore di Milano, lungo corso Garibaldi, c’è un’area in cui, dopo le 22, è vietato vendere cibo e bevande da asporto, inclusi il gelato e l’acqua. Un’ordinanza sindacale in vigore dal 2021 ha imposto questa restrizione su un tratto specifico della strada, compreso tra via della Moscova e via Marsala, oltre che su largo La Foppa. Tra i commercianti colpiti c’è Roberto Cassina, proprietario della gelateria Icebound, che si dice esasperato da una misura che ritiene «ingiusta e dannosa» per la sua attività. L’ordinanza è nata a seguito di una sentenza del Tar della Lombardia, che ha riconosciuto le lamentele di alcuni residenti sull’inquinamento acustico provocato dalla movida. Il tribunale ha ordinato al Comune di Milano di adottare misure per contenere il rumore, ma secondo Cassina la risposta dell’amministrazione è stata eccessiva e penalizzante solo per pochi commercianti: «Siamo solo sette locali in tutta Milano a subire questa restrizione. A un metro da noi tutto è aperto e funzionante normalmente. È una situazione paradossale», racconta il gelataio a Open. «Una roba da pazzi», sbotta.
Il racconto di Roberto
«Non posso vendere nemmeno un caffè o un’acqua dopo le 22. Ho già ricevuto multe per aver venduto un gelato a un cliente». Oltre alle multe, le attività che non rispettano l’ordinanza rischiano provvedimenti più gravi. Cassina racconta di aver ricevuto la notifica di un avvio di procedimento che potrebbe portare alla chiusura temporanea della sua gelateria. «Mi stanno applicando l’articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che normalmente si usa per locali con problemi di ordine pubblico, risse o spaccio. Io vendo gelati!», continua Cassina. Oltre alle multe, le attività che non rispettano l’ordinanza rischiano provvedimenti più gravi. Il commerciante denuncia, inoltre, un uso improprio della norma: «L’articolo 100 prevede la chiusura per motivi di estrema urgenza, eppure mi contestano violazioni avvenute mesi fa. Non ha alcun senso».
Dal 2019 a oggi: cos’è successo
Tutto ha origine nel 2019 quando un gruppo di residenti di corso Garibaldi a Milano ha presentato un esposto lamentando il forte rumore notturno causato dalla movida. Il Tar della Lombardia ha riconosciuto il problema e ha ordinato al Comune di adottare misure per ridurre l’inquinamento acustico. Nel 2020 una relazione di Arpa Lombardia ha confermato il superamento dei limiti di rumore nella zona. In seguito, il 12 novembre 2020, l’amministrazione di Beppe Sala ha emanato una prima ordinanza che vietava la vendita di alcolici per asporto dalla mezzanotte alle 6 del mattino nei fine settimana. Nel 2021 i residenti hanno presentato un nuovo ricorso, sostenendo che il problema del rumore non si limitava solo al weekend. Il Tar ha accolto il ricorso e con l’ordinanza sindacale del 4 giugno 2021 è stato imposto il divieto di vendita per asporto di qualsiasi alimento o bevanda dalle 22 alle 6, oltre alla chiusura obbligatoria dei dehors a mezzanotte. Da qui, l’ira dei commercianti che si trovano con i guadagni crollati e un limite invalidante nella propria attività.
«Più di 80 posti di lavoro sono a rischio»
Da tempo i commercianti della zona cercano di dialogare con il Comune per trovare una soluzione equa. «Abbiamo proposto di chiudere i dehors per insonorizzarli, di limitare l’asporto di alcolici, ma non ci hanno mai ascoltato», racconta Cassina. «Ora, dopo che la vicenda ha fatto rumore si sono finalmente svegliati e mi hanno riferito di aver preso in considerazione la questione. Ma per anni siamo stati lasciati soli e, di fatto, non ci hanno ancora fornito una soluzione concreta», precisa il gelataio. Nel frattempo, una petizione per chiedere la revisione dell’ordinanza ha raccolto oltre 7mila firme, di cui 5mila cartacee e 3mila online. «Questa ordinanza non può durare per sempre», insiste Cassina. «Le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato dicono che serviva un piano di risanamento acustico, ma il Comune non ha fatto nulla in questi anni. E intanto noi locali colpiti da questa misura rischiamo di chiudere o di dover licenziare più di 80 dipendenti per far rientrare i costi. Corso Garibaldi vive di sera, se ci bloccano in quelle fasce orarie, i guadagni crollano», prosegue. «Il Tribunale ha detto che si doveva trovare una soluzione congrua al rumore, non far fallire le attività. Speriamo che l’amministrazione accolga il nostro appello disperato, dimostrando di essere vicina ai commercianti. Corso Garibaldi è una delle poche isole felici rimaste a Milano e – conclude il gelataio – sono i locali aperti a garantire sicurezza nei quartieri».
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