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Maglioni in lana? Tre brand Made in Italy di moda sostenibile


Poliammide, acrilico, poliestere, ma la lana che fine ha fatto? Nonostante la concorrenza spietata delle fibre sintetiche, la lana non è sparita. Ti dirò di più, c’è anche la lana dei pascoli italiani e articoli come maglioni in lana, cardigan, gonne, vestiti, accessori, fatti completamente in Italia.

Morbida ed elastica, la lana isola dal freddo e dal caldo, è traspirante e quindi è una grande alleata contro l’umidità. Per questo non ha bisogno di essere lavata spesso, basta mettere il capo all’aria e gli odori spariscono. Con un maglione sintetico questo è impossibile.

La durata di un capo in lana

Un maglione in lana, o qualsiasi altro indumento, può accompagnarti per decenni. Tant’è che la durata è stata stimata in 30 anni e anche di più.

Se poi, per qualsiasi motivo, vuoi disfarti del tuo indumento in lana, sappi che nel mercato del second -and l’abbigliamento in lana è molto richiesto. Un ottimo canale anche per comprare capi in lana o in raffinato cashmere.

Un capo in lana di qualità può durare anche oltre i 30 anni.

Se invece vuoi andare sul nuovo, la lana più comune è senz’altro la lana di pecora benché rappresenti soltanto lo 0,9% della produzione totale mondiale di tutte le fibre.

Fortunatamente la lana prodotta in modo etico ed ecosostenibile è in aumento. Nel 2023 è arrivata al 4,8% rispetto al 4,2% del 2022, secondo il report 2024 di Textile Exchange. In crescita anche lana responsabile certificata RWS (Responsible Wool Standart) che è la più diffusa. Questo marchio certifica che la produzione ha seguito tutte le norme sul benessere dell’animale (come il divieto del mulesing) e le pratiche sostenibili di gestione del territorio. La certificazione RWS è molto richiesta nei paesi di trasformazione della fibra e della manifattura, come in Cina e in Italia.

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Attenzione al cashmere “democratico”

Se ami il cashmere, la quota di cashmere vergine è ancora più bassa rispetto alla lana di pecora con una quota dello 0,02% sul totale delle fibre prodotte. D’altra parte, si tratta di una fibra molto pregiata e non certo alla portata di tutte le tasche, benché ci siano catene della fast fashion che propongono il cashmere “democratico”, ma a quale prezzo? Quello che non paghi tu, ricorda che lo paga qualcun altro: gli allevatori, gli animali maltrattati, lo sfruttamento della manodopera lungo la filiera di produzione.

I maglioni in cashmere della fast fashion hanno un costo altissimo: ambientale e sociale.

Considera, inoltre, che il cashmere prodotto in modo responsabile a tutela dell’animale, dell’ambiente e dei lavoratori, oggi rappresenta ancora una nicchia.

Maglioni in lana e cashmere in fibra rigenerata

Ad ogni modo, oltre alla lana vergine, è anche possibile scegliere lana e cashmere in fibra riciclata. Sulla rigenerazione della fibra in lana e cashmere non ci batte nessuno. Il distretto tessile di Prato, infatti, è il principale produttore mondiale, prima della Cina e dell’India.

Oltre ad essere fibre naturali e biodegradabili, lana e cashmere possono essere riciclate più volte per fare nuovo filato. Insomma, una risorsa fondamentale per l’economica e la moda circolare.

Maglioni in lana, tre brand Made in Italy

In questi ultimi anni, in Italia sono nate aziende a filiera corta che hanno scelto proprio lana di pecora vergine o fibre di lana e cashmere rigenerate. Si tratta di capi di lunga durata, prodotti riducendo il più possibile l’impatto ambientale e dalla filiera tracciata.

Sono brand che hanno scelto di vendere direttamente ai clienti attraverso i loro e-commerce in modo da offrire prodotti di qualità sostenibili e circolari a prezzi competitivi. Dal Veneto alla Puglia con Cea Capsule, Risvolta e Fortunale.

Cea Capsule maglioni in lana 100% Made in Veneto

Tra le aziende new entry c’è Cea Capsule, start up veneta al femminile di maglieria sostenibile e circolare nata giusto l’8 marzo 2024. Frutto di anni di esperienze e studi della ricercatrice Veronica Spano, Cea Capsule unisce ricerca e sperimentazione in piccole collezioni che propone in pre-ordine, un modo intelligente per evitare sprechi.

La produzione è locale, a filiera corta e avviene in Veneto tra Padova e Belluno, in un raggio di 80km. La collezione “Risveglio” è 100% in lana autoctona prodotta nella regione dell’Alpago, in provincia di Belluno, è qui che pascolano le pecore Alpagota dalle quali si ricava la lana di Alpago.

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Gregge di pecore Alpagota delle Dolomiti Bellunesi. Foto Paolo Gamelli.

«Appena ho conosciuto questa lana me ne sono innamorata – racconta Veronica Spano– lo scorso luglio sono andata personalmente a tosare le pecore nell’allevamento di Chies d’Alpago. Penso che utilizzare lane autoctone sia una delle scelte più sostenibili che si possano fare».

La disponibilità di questa lana è possibile grazie a una trentina di allevatori uniti in una cooperativa per portare avanti il progetto di valorizzazione della lana di Alpago.

La lana Alpagota permette di non colorare i capi, mantenendo il colore del vello delle pecore. Foto, Cea Capsule.

Gilet uomo e donna, maglioni unisex, gonne e minigonne. I colori sono 5 e richiamano i toni della terra e del caffé, dal più scuro al più chiaro. Il grande vantaggio di questa lana, oltre ad essere autoctona, è quello di evitare la tintura.

Tranne il nero, che ha richiesto una leggera rinforzatura, le altre colorazioni mantengono il colore originale delle pecore Alpagota.

Collezione “Risveglio”. Foto, Cea Capsule.

La lana Alpagota è una lana meno lavorata e industrializzata, quindi più grezza ma con un grande capacità di assorbire l’umidità, tant’è che per le sue caratteristiche è molto simile alla lana Shetland.

Insomma: «Dal pascolo all’etichetta sul capo, la filiera è 100% made in Veneto», sottolinea con orgoglio Veronica Spano.

Oltre alla lana autoctona, Cea Capsule propone capi in lana merino e altre fibre recuperate dalle rimanenze di tessuto delle aziende di alta moda.

Risvolta: maglione in cashmere rigenerato Made in Marche

Risvolta è una nuova realtà nata ad aprile 2024 nelle Marche. Per la maglieria la scelta è stata quella di produrre capi in cashmere riciclato filato in Italia. «Il cashmere è una fibra naturale molto pregiata, ha una eccezionale morbidezza, leggerezza e capacità termica», racconta Matteo Donnini, fondatore di Risvolta . «Altra caratteristica molto importante è che il cashmere, essendo a fibra lunga, si presta molto bene ad essere riciclato ed ha anche il vantaggio di conservare le caratteristiche della materia prima vergine».

Filati e maglioni in cashmere rigenerato. Foto, Risvolta

Con il riciclo le fibre tendono ad accorciarsi e così, per conferire maggiore robustezza e permettere alla fibra di essere nuovamente riciclata, può essere necessario aggiungere anche un piccola percentuale di fibra vergine. «Per la scelta della materia prima abbiamo selezionato i nostri fornitori con cura, aziende dalla filiera tracciata e dotate di certificazioni sull’origine della fibra, come la certificazione GRS (Global Recycle Standard) per il cashmere rigenerato e RWS per la lana».

Oltre a usare filati rigenerati, Risvolta produce minimizzando gli sprechi: «Per tre settimane proponiamo i nostri articoli in pre-ordine e utilizziamo questo tempo per raccogliere gli ordini in modo da produrre solo quello che serve. Il tempo di attesa per il cliente viene compensato con un piccolo sconto. Dopodiché, trascorse queste tre settimane, continuiamo a vendere su ordinazione».

Tutti i capi Risvolta sono accompagnati da un Passaporto Articolo, cioè una carta di identità dove ogni componente del prodotto è tracciato: dalla materia prima fino al packaging.

Tutta la manifattura si svolge nella provincia di Pesaro e Urbino. Persino l’imballaggio viene dalla provincia.

Per la collezione primavera/estate, in preparazione, Risvolta utilizzerà cotone certificato GOTS (la principale certificazione del cotone biologico) e la seta rigenerata certificata GRS, oltre a materiali dead stock, cioè recuperati da avanzi di produzione.

Fortunale, maglione in lana biologica e la gentile di Puglia

Una maglieria 100% in lana biologica perlopiù da pascoli italiani e tinta con pigmenti naturali. Tutto è pensato per durare e per essere riciclato a fine vita. Questa in breve è Fortunale, start up e società benefit di Cassano delle Murge (Ba), fondata da Ivan Aloisio che in questo progetto ha messo tutta la sua esperienza, maturata nel maglificio di famiglia, insieme a una grande ventata di innovazione e ricerca.

Obiettivo, una maglieria che rispetti l’ambiente, il benessere degli animali, i lavoratori e la salute dei consumatori.

Assistenza e consulenza

per il sovraindebitamento

Così, la selezione della materia prima parte dai migliori pascoli biologici italiani: «In particolare, nella zona Abruzzo/Marche e in alcune zone delle Alpi. Quando in Italia non troviamo il quantitativo necessario, ci rivolgiamo all’estero scegliendo sempre lane certificate biologiche. Comunque, il 90% della lana biologica che utilizziamo è italiana», spiega Ivan Aloisio.

Fortunale è anche impegnato nel recupero della lana autoctona, la Gentile di Puglia. Una lana molto pregiata, simile alla lana merino. Grazie a programmi di recupero e valorizzazione, la lana Gentile di Puglia è tornata ad essere una risorsa preziosa per l’abbigliamento, piuttosto che un rifiuto da smaltire e un costo per i pastori.

Così, la lana Gentile di Puglia è entrata nella collezione Fortunale ed è tra i filati nobili che compongono il cardigan Zeta. «Stiamo puntando molto sulla lana Gentile di Puglia, perché significa creare una filiera a km 0 di una lana eccellente». Per questo, oltre alla collaborazione con l’Università di Bari nel progetto Plauto «stiamo collaborando anche con il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, dichiarato Geoparco Unesco, per portare avanti il progetto di recupero e valorizzazione delle lane prodotte nella zona del Parco».

La manifattura della maglieria Fortunale? Rigorosamente Made in Puglia. Inoltre, acquistando un maglione Fortunale partecipi al progetto “La Foresta Fortunale“: per ogni articolo consegnato viene piantato un albero in un terreno confiscato alla mafia.



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