In Italia lo spreco alimentare a livello domestico vale circa 9 miliardi di euro, e ogni giorno 81 grammi di cibo pro capite viene buttato nel sacco dell’umido con un costo di 290 euro annui a famiglia. Si spreca di più a sud (+4% rispetto alla media nazionale) e meno a nord (-6% rispetto alla media). In occasione della Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, Legambiente Campania presenta dossier “Facciamo secco il sacco” con il focus sullo spreco alimentare per sensibilizzare e ad approfondire il problema a partire dalle nostre case che sono il luogo in cui il cibo viene maggiormente sperperato, andando a costituire gran parte del sacco della frazione organica. Infatti – commenta Legambiente- è proprio nelle nostre case che avviene la peggiore perdita. Le cause sono molteplici: dimenticare gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorano; temere di non avere in casa cibo a sufficienza; lasciarsi tentare dalle offerte della grande distribuzione; non riuscire a programmare i pasti settimanali e a rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli. Legambiente Campania ha avviato una campagna di citizen science attraverso la diffusione di un sondaggio, rivolto a persone di tutte le età, utile a raccogliere dati sul grado di conoscenza e di consapevolezza relativo allo spreco alimentare. Al questionario hanno risposto 344 cittadini. Il 42% dei partecipanti ha risposto che riempie almeno due volte in una settimana il sacco della frazione organica e circa il 38% dei partecipanti all’indagine lo riempie con cibo che non viene consumato in tempo almeno una volta alla settimana. Secondo il sondaggio di Legambiente esiste ancora una cospicua percentuale del 30,5% che evita gli sprechi, emerge al contempo che nel sacco dell’organico finiscono molti prodotti alimentari ancora commestibili.
Quali sono i cibi maggiormente gettati via? La verdura fresca mantiene il primato (30,8%): l’insalata in busta e gli odori (sedano, prezzemolo, basilico) sono gli alimenti più sperperati. Segue poi la frutta fresca (21,5%) tra cui spiccano i limoni e le fragole. Un aspetto rilevante, è che il pane fresco resta ancora purtroppo uno dei cibi maggiormente gettati via con una percentuale del 20,9%. Infine, latte vegetale, latticini e yogurt vengono buttati via perché non consumati in tempo dal 15,7% dei partecipanti. Tra le soluzioni utili a evitare la perdita di alimenti, vi è quella di valutare bene la data di scadenza dei prodotti prima di acquistarli per capire se si ha tempo di consumarli. A tal proposito, abbiamo dunque chiesto se si facesse attenzione a questo aspetto prima di comprare cibo e una buona percentuale del 96,5% ne tiene conto. Per prevenire lo spreco, quando cuciniamo, è fondamentale tener conto dei prodotti freschi che si rovinano e che vanno consumati prima di altri che si conservano più a lungo. Fortunatamente, il 95,3% delle persone che hanno partecipato al sondaggio tiene conto anche di quanto cibo fresco abbia in frigo da consumare prima di cucinare. Una percentuale cospicua di persone (79,9%) stila anche la lista della spesa prima di recarsi al supermercato, un ottimo metodo per evitare di acquistare cibo in eccesso. Uno dei luoghi dove si spreca cibo è il ristorante dove lo spreco maggiore consiste nella perdita del cibo che viene acquistato in grandi quantità ma non consumato del tutto. La doggy bag è una soluzione per portare a casa alimenti che possono essere consumati in un secondo momento ma ancora il 30,5% non lo chiede perché si intimidisce nel chiederlo.
“Un focus sullo spreco alimentare- commenta Michele Buonomo , direttivo Legambiente Campania- un problema che incide non solo sulla spesa delle famiglie, ma soprattutto su ambiente e vita delle persone. Per favorire un consumo consapevole servono strategie delle amministrazioni e del mondo industriale ma anche un nuovo atteggiamento dei cittadini. Il cibo sprecato incide sulla frazione organica che rappresenta il secondo flusso più rilevante in termini di peso di scarti urbani raccolti in Campania, con una media di 113 kg pro-capite all’anno. Attualmente parte della frazione organica viene trattata direttamente nei 7 impianti di digestione anaerobica e compostaggio attivi in Campania; la maggior parte però viene trasferita fuori regione, con 95 kg pro-capite destinati a impianti situati soprattutto in Veneto e Lombardia. Tali flussi, oltre ai costi ambientali e economici, rappresentano una perdita di risorse, poiché dalla frazione organica si possono ricavare energia e compost. La necessità- conclude Buonomo di Legambiente- è dunque quella di agire su due fronti: da un lato puntare sempre di più alla diminuzione della produzione di rifiuti organici, andando a ridurre ad esempio l’apporto di scarti di prodotti alimentari; al contempo però occorre implementare il trattamento di questi ultimi in Campania, in modo da evitare dispersione di energia e di risorse“.
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