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Il concetto della comodità si esprime d’inverno in Val d’Ossola – Viaggio per voi


Articolo di Matilde Depoli

In Valle Ossola si conta tutto ciò che concorre a rendere agevole e ben organizzata la vacanza sulla neve, che sia un weekend o la settimana bianca. Dai trasporti agli alloggi, dalla varietà di avventure sportive alle esperienze benessere, dalla cucina alla cultura alle offerte per gruppi di amici e famiglie, i comprensori meno blasonati giocano la loro partita su moltissimi fronti del comfort.

Neveazzurra non è solo un nome d’arte evocativo, ma un vero carosello sciistico a misura di famiglia sulle Alpi Lepontine della provincia di Verbano Cusio Ossola, che raggruppa ben 15 località, 9 vallate e infinite varietà di divertimento in bianco con un unico skipass dal Mottarone a Macugnaga a tutte le Valli Ossolane.

“Cerchiamo di coccolare gli ospiti facendo loro vedere la realtà del nostro ampio e variegato territorio, senza raccontare quello che non c’è. Da Piemontesi di montagna, vogliamo restare con i piedi per terra. Abbiamo i laghi, le montagne, il versante est del Monte Rosa, i Sacri Monti e la cultura dell’alta Ossola, eppure fino ai primi anni Novanta e alle Olimpiadi di Torino il turismo non era una materia di business in Piemonte. Avevamo territori sconosciuti persino ai vicini svizzeri” – afferma Francesco Gaiardelli, Presidente del Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli dell’Ossola.

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Eppure, oggi il turismo rappresenta il 9,5% del Pil del Piemonte e il Verbano Cusio Ossola è la seconda area del Piemonte per flussi turistici e la destinazione che incassa il primo posto regionale per indice di permanenza, che si attesta a quota 3 notti e 4 giorni. “Abbiamo preso coraggio e stiamo concorrendo ad amalgamare il prodotto turistico outdoor di alto livello dell’alto Piemonte in seno alla promozione globale della Regione, che offre tutto ciò che una vacanza in Italia rappresenta agli occhi del mondo”.

 

DOMOBIANCA365

La prima tappa di Neveazzurra arrivando dall’autostrada è la ski area Domobianca365. Alpe Lusentino, “Luse” per i giovani Ossolani, è il punto di riferimento per il divertimento invernale a pochi minuti dalla città di Domodossola e a un’ora da Milano. Un metro di neve a monte, 20 km sparsi in 12 piste ampie, nevose e ben battute, in prevalenza rosse di media difficoltà, un paesaggio che sfiora i duemila metri dalla seggiovia Casalvera, ancorata alla cima Moncucco.

Circondata da sentieri per ciaspolare nel bosco di conifere e l’orizzonte candido delle cime della Valle Divedro, del Monte Rosa e del confine svizzero sullo sfondo, la mente si concentra sulla pendenza della dolce Lavancale, sfida la velocità sul muro Torcelli nel cuore del comprensorio e si rilassa nella lunga discesa a valle della Selva Grande.

Scoccano le 12.30: la pausa alpina si fa allo Skibar appena sotto la seggiovia Prel, sinonimo di ricette locali, brindisi e chiacchiere attorno alla stufa bollente o sulla terrazza vista monti. Piatti antichi come la zuppa di cipolle e formaggio di malga fuso servita nella pagnotta di segale e la torta di pane secondo la ricetta della nonna della rifugista Alice, o semplici come taglieri di salumi e formaggi nostrani, polenta e funghi, birre artigianali e vino piemontese attendono chi ha fretta di tornare in pista.

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Domobianca offre alternative per esperti e principianti, grazie ai maestri della Scuola Sci che impartiscono lezioni individuali e collettive, e l’esperienza accattivante della discesa in notturna fra le più lunghe d’Europa, al venerdì sera dalle 19 alle 23. Lo snowpark con salti e rails e il baby park completano il comprensorio, con il rigoroso rito dell’Après-Ski garantito.

Per cene a tema e camere anche d’inverno, la venue per i montanari gourmand è Baita Motti, in località Foppiano, self-service ampliato e ristrutturato raggiungibile dal parcheggio di Domobianca con la prima seggiovia o in mezz’ora di cammino. Due terrazze con poltrone, sdraio e tavoli in legno affacciate sulla pista baby invitano a una sosta nel comfort, tra un cocktail e un’occhiata ai piccoli sciatori.

Servita dai treni della neve fino al 15 aprile 2025, Domobianca aderisce al pacchetto di 50 euro a persona che include il viaggio in treno con Trenord andata e ritorno da qualsiasi stazione della Lombardia a Domodossola, il trasferimento in bus navetta Domobianca di circa 15 minuti dalla stazione di Domodossola alle piste e ritorno, lo skipass di un giorno.

 

SAN DOMENICO SKI

Da Domodossola si risale il fiume Toce al bivio con la Val Divedro fino a Varzo e poi ci si infila lungo le pareti a strapiombo della strada che sbocca a San Domenico. A “Sando”, per gli habitué, gioiello di Neveazzurra a pochi minuti dal Canton Vallese, luccicano il sole, la neve fresca e la cabinovia nuova di zecca che collega il borgo divedrino di venti abitanti con i duemila metri dell’Alpe Ciamporino.

La otto posti di design Porsche ultratecnologica, realizzata grazie al contributo del Gruppo Altair a sostegno del progetto di rinnovamento globale del comprensorio di San Domenico Ski della famiglia Malagoni, colma un passo importante per l’innalzamento della qualità e sostenibilità dei servizi della località sciistica più settentrionale del Piemonte. Si può lasciare la macchina nel nuovo parcheggio coperto da 400 posti ai piedi degli impianti e non muoverla per tutto il soggiorno.

 

Sembra di volteggiare nella pancia delle montagne. 35 km in 9 piste e 7 impianti di risalita salutano le abbondanti nevicate e gli appassionati di ogni livello sull’Alpe Ciamporino e Punta del Dosso, a quasi 2.500 metri. Le larghezze delle piste Salarioli, Intermedia e La Rossa fanno godere il panorama dell’Alpe Veglia fino ai picchi Monte Leone (3.552m) ed Helsenhorn (3.272m), quelle più impegnative come il Passo Sella e del Dosso o il Freeride soddisfano la voglia di lasciarsi una scia di polvere fresca alle spalle.

Anche l’Hotel la Vetta, 80 camere foderate in legno, la Stube e il raffinato ristorante Terre Rosse, è una delle creature della famiglia Malagoni, che da dieci anni persegue il sogno di riqualificare il territorio in ottica di un turismo di ultima generazione ai piedi degli impianti di risalita. Un obiettivo quasi raggiunto.

“Dovrebbe essere difficile trovare un territorio sottosviluppato con questo potenziale nel 2025, eppure San Domenico era la classica tappa di transito della transumanza da Varzo verso l’Alpe Veglia e non si spinse mai oltre la pastorizia: il primo insediamento ricettivo risale agli anni ’70. Con il boom dello sci nel decennio successivo, mio padre iniziò a investire nelle prime infrastrutture sciistiche; tuttavia, la località collassò per mancanza di competitività rispetto ad altri comprensori di moda” racconta Andrea Malagoni, AD e socio di Mountain Resort Development, società proprietaria di San Domenico Ski e San Domenico Real Estate.

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Il lascito fu di 660 seconde case e attrezzature obsolete rispetto a una ventina di abitanti stabili e un incalcolabile potenziale inespresso. Ma Malagoni riparte da zero nel 2010 e con lucidità riesce a trovare investitori che credano nel suo chiaro progetto di pianificare una nuova destinazione turistica di montagna al passo coi tempi.

“I motivi per investire qui sono forti: la ferrovia internazionale Trenino delle Alpi con collegamento diretto ogni ora da Berna e Basilea fino a Domodossola con tappa qui sotto a Iselle, la connessione stradale del Passo del Sempione, la breve distanza da Malpensa e dal bacino alto lombardo, torinese, ticinese e vallese, il traino della forza comunicativa dei laghi, l’ambiente naturale unico con gli inverni più nevosi d’Italia e panorami estivi suggestivi nel parco naturale dell’Alpe Veglia-Devero permettono di destagionalizzare l’offerta turistica sull’arco dell’intero anno”.

Così, il grande progetto da 95 milioni viene porzionato e messo a terra passo dopo passo, partendo dall’impiantistica per sfruttare il turismo di prossimità giornaliero per poi lavorare sulle strutture ricettive e, infine, sulle infrastrutture stradali a garanzia di incremento permanenza.

Intanto, la stazione sciistica ha attivato il servizio SanDobus, uno shuttle che consente di raggiungere gli impianti partendo da Milano, Novara e Varese e l’ultimo pacchetto di interventi è già in cantiere.

Presto, l’Hotel La Vetta diventerà una meta Wellness con la nuova Spa, anche se non mancano già due spa suites da prenotare in esclusiva per rilassarsi nelle due saune in botte con vista sulla verde architettura rocciosa dell’Alpe Veglia.

L’immersione nel territorio passa anche dalla tavola e il ristorante dell’hotel, arricchito dalla tipica Stube con caminetto a legna, offre i sapori ossolani: sformatino di polenta e colatura di grasso d’Alpe di Devero, agretto di mirtilli e tartufo nero e il controfiletto di cervo, vera star locale. Non manca l’estro dello chef Giuseppe Saglio nella carta vegetariana e nel rombo nel suo consommé, grano saraceno, caviale e beurre blanc accompagnato con il nebbiolo Prünent di Cantine Garrone. Il suo obiettivo a breve termine è coniare il “Km Ossola”.

 

LO SCI DI FONDO IN VAL FORMAZZA

Si torna a rincorrere il Toce verso nord est per raggiungere l’incanto della Val Formazza, non plus ultra per lo sci di fondo agonistico con i tre anelli fino a 12 km a 1.800 metri della piana di Riale, il centro più alto d’Europa di sci nordico, e la pista del Centro Fondo Formazza di San Michele.

Una gentile malinconia traspare dalle parole di Egidio Valci, tra gli ultimi Walser, il popolo dei “valligiani” che dal XII secolo valicò i passi dell’Alto Vallese adattandosi a condizioni climatiche impervie e stabilendo la Val Formazza come sua prima colonia italiana.

Ha 75 anni Egidio e gestisce il Centro Sci di Fondo Formazza, quattro locali di cui un bar semichiuso ma accogliente, il noleggio con attrezzature ben tenute e gli spogliatoi.

Fuori, un bianco tappeto di 12 km conduce tra le silenziose frazioni boschive della valle. Da San Michele verso Fondovalle il tracciato è ideale per i principianti, mentre il tratto nord, tra Ponte e Valdo, offre dislivelli sfidanti agli sciatori esperti.

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La pista costeggia le antiche abitazioni Walser, casette rurali dal tetto a capanna che affondano nei cumuli di neve come macchie nere su di un mantello bianco.

Le pietre a secco rivestono il piano terra e i massicci incastri di travi, pilastri e tronchi disposti in orizzontale in scuro legno di larice supportano i piani superiori. Le finestre decorate da fregi sono molto piccole per non compromettere l’isolamento termico. Al primo piano si posizionano stalla, cantina e cucina, al secondo il soggiorno o Schtuba e le camere da letto e al terzo il granaio e il deposito. In Ossola, il fienile con la stalla, lo Stadel, è separato dalla casa padronale e presenta una particolare intercapedine di pilastri sormontati da un disco di pietra a fungo per rialzare la struttura e proteggerla da animali e umidità, denominata “piatto del topo”.

Egidio lavorava in ENI e da Canzo viaggiava “in giro per il mondo facendo lo zingaro”. Nel 1986 si licenziò per gestire un rifugio estivo e tornò a San Michele, dove c’era un percorso di sci di fondo privo di servizi. Prese in carico la trasformazione della stalla in quello che oggi è il Centro Fondo. La tenacia di resistere allo spopolamento della valle e al cambio dei tempi si alimenta nella memoria delle imprese sportive di suo padre, Emilio Valci, campione della prestigiosa gara 50 km che negli anni ’50 rese gloria eterna agli atleti Formazzini. Sulla scia di Benigno Ferrera, Achille Bacher, Pio Imboden, che avevano reso la Val Formazza una “Valle Invincibile” dagli anni Venti, quando vinsero per sette volte la “Valligiani”, la gara di sci di fondo a squadre più importante dell’epoca.

Il desiderio di Egidio è che i clienti si innamorino dello sci e che la valle abbia un futuro, tornando ad essere vissuta da nuovi residenti con il sostegno delle politiche di attrazione per i giovani. Saluta i suoi avventori con un soffio di speranza: sono arrivate le classi delle scuole elementari per l’ora di educazione fisica.

I piccoli sciatori si divertono tra qui e Valdo, dove la stazione sciistica Formazza Ski è a misura di bambino e propone un campo scuola con maestri qualificati per lezioni individuali e collettive sulla sciovia e una pista per bob e slittino. Poco distante, la Sagersboden o “Pista dei Campioni” è sempre preparata per cimentarsi in discese più impegnative.

Proprio accanto alla pista, i sapori Walser casalinghi sono custoditi con attenzione nel ristorante e albergo Rotenthal. Si preparano la Pratahapfla, patate arrosto con cipolle e formaggio fuso, la bresaola e il prosciutto di cervo, il lonzino della valle, gli gnocchi di polenta e zucca casalinghi, le crespelle di grano saraceno con il formaggio Bettelmatt e la pasta Walser a base di cipolle, pancetta e patate nostrane. Il dessert da scoprire è la Fiocca, soffice panna fresca montata con uova e latte freschissimi, proprio come la neve.

 

Crediti fotografici: Stefano Farinoli, Stefano Facchelli, Distretto Turistico dei Laghi, Hotel La Vetta, Matilde Depoli

 

Ulteriori informazioni:

Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli dell’Ossola

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www.distrettolaghi.it

 

 



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