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Care imprese, essere “buoni” premia


Che cos’è davvero la sostenibilità? È un termine che ormai sembra dominare ogni settore, dalle politiche aziendali alle scelte quotidiane di milioni di persone, ma quanto è effettivamente in grado di incidere sul futuro delle imprese e della società? Questa domanda, che ha guidato la serata del Premio Impresa Umana 2025 – organizzato da Economy Group, a sostegno di Pane Quotidiano onlus, presso l’Abbazia di Mirasole – ha messo al centro della charity dinner, durante il quale si è svolta la premiazione, il ruolo fondamentale della sostenibilità sociale. L’evento, condotto da Sergio Luciano, direttore di Economy Group, ha voluto esplorare non solo i benefici concreti dell’impegno sociale, ma anche il modo in cui le imprese italiane stanno affrontando questo nuovo paradigma economico, sempre più incentrato sull’etica, l’inclusività e il benessere collettivo.

Come ha sottolineato in apertura di serata Sergio Luciano, «quando abbiamo lanciato questa iniziativa, non immaginavamo che la sostenibilità sarebbe diventata così centrale nel dibattito pubblico». Eppure, a distanza di mesi, è diventato chiaro che la sensibilità verso temi come l’inclusione, la responsabilità sociale e l’impatto ambientale sta crescendo a ritmi esponenziali, non solo tra i consumatori, ma anche tra gli stessi stakeholder aziendali. La sostenibilità non è più un concetto astratto, ma una vera e propria necessità strategica per il successo delle imprese.

Nel corso della serata, Luigi Rossi, vice presidente della onlus Pane Quotidiano di Milano, ha illustrato l’impegno concreto della sua organizzazione, che dal 1898 distribuisce cibo a chi è in difficoltà. Con oltre 4.500-5.000 persone che ogni giorno ricevono assistenza, Pane Quotidiano ha registrato nel 2024 circa un milione e mezzo di pasti distribuiti. Un valore commerciale che, come ha precisato Rossi, «supera i 27 milioni di euro», tutti provenienti da donazioni aziendali. Un esempio tangibile di come la solidarietà possa creare un impatto positivo, non solo sul piano sociale, ma anche sull’economia locale.

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Sul palco si sono succeduti anche Corrado Passera, Ceo di Illimitybank, che ha ricordato l’esperienza con Banca Prossima, la prima banca italiana interamente dedicata al settore dell’impresa sociale. «Abbiamo creato una banca che non puntava ai profitti – ha ricordato – ma a rendere bancabili progetti che altrimenti non lo sarebbero stati. Con 200 milioni di euro di capitale iniziale, abbiamo costruito qualcosa di unico, che ha ispirato realtà simili in tutto il mondo».

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Ugualmente ispiratrice, l’esperienza di DynamoCamp, raccontata dalla fondatrice Diva Moriani, che ha anche affrontato la disillusione che sta crescendo verso la sostenibilità in alcuni contesti internazionali, come negli Stati Uniti, dove alcune iniziative sono state percepite come esagerate o poco concrete. Tuttavia, ha ribadito con forza: «L’Europa ha l’opportunità di non seguire questa deriva. Dobbiamo puntare su una sostenibilità autentica, che non sia una moda passeggera, ma un cambiamento profondo e duraturo nel nostro modo di fare impresa».

Il focus centrale dell’evento è stato però l’analisi dei dati emersi dalla ricerca “La S di Esg: Quanto paga essere buoni?”, condotta da Gpf Inspiring Research per Economy. Questo studio ha coinvolto 200 profili aziendali di alto livello (Ceo, Cfo, HR, Sustainability Manager), con l’obiettivo di rispondere a una delle domande più urgenti del nostro tempo: quanto davvero paga essere “buoni” in termini di sostenibilità sociale? Come ha spiegato Carlo Berruti, market research director di Gpf, i risultati sono chiari: «Essere “buoni” non solo paga, ma è ormai una leva fondamentale per la competitività delle imprese. La sostenibilità sociale non è più un’opzione, ma una vera e propria strategia che incide sui risultati economici».

I dati della ricerca sono sorprendenti: per la maggior parte delle imprese italiane, la sostenibilità sociale è diventata una leva decisiva in tre aree chiave. Prima di tutto, la talent acquisition. Le nuove generazioni di lavoratori sono sempre più orientate verso aziende che dimostrano un impegno serio nei confronti della società e dell’ambiente. «Il mercato del lavoro sta cambiando», ha commentato Berruti, «e le aziende che non investono nella responsabilità sociale rischiano di perdere i migliori talenti, che ora privilegiano aziende etiche e trasparenti». E poi la sostenibilità sociale influisce positivamente sulla reputazione aziendale. Le aziende che attuano politiche di inclusività, diversità, benessere dei dipendenti e impatto positivo sulle comunità ottengono non solo un’immagine più forte, ma anche un ritorno concreto in termini di fiducia da parte dei consumatori. La ricerca ha evidenziato come la percezione di responsabilità sociale porti a un miglioramento nella fiducia dei consumatori, che sono sempre più attenti alle politiche aziendali.

Inoltre, l’impegno sociale ha un impatto diretto sulle relazioni con i clienti e con la filiera. Le imprese che si impegnano concretamente in pratiche sostenibili riescono a fidelizzare i clienti e influenzano positivamente anche i loro fornitori. Si crea, infatti, un circolo virtuoso che stimola tutta la filiera a comportamenti più responsabili, aumentando così il valore complessivo della rete produttiva.

Un ulteriore aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda le difficoltà che le aziende ancora incontrano nel pieno sviluppo della Csr (Corporate Social Responsibility). La principale barriera rimane la mancanza di risorse, sia economiche che umane, per implementare in modo efficace politiche sociali e ambientali. Tuttavia, la consapevolezza che la CSR non è solo un valore etico, ma una vera e propria strategia di business, sta spingendo molte aziende ad adottare nuovi modelli organizzativi, a supporto della sostenibilità.

La serata ha visto la premiazione delle 12 aziende che hanno ricevuto il riconoscimento per le loro iniziative di sostenibilità sociale. Tra le premiate, Amplifon, Banca GeneraliFincantieri, Banca Ifis, Howden, Inalca (Gruppo Cremonini), Openjob Metis, Rsm Italia, Star Italia, Uomo e Ambiente e Sicily by Car, tutte aziende che hanno scelto di fare della sostenibilità sociale un elemento distintivo del loro business. E a conclusione, il monologo del comico Beppe Quintale, che ha strappato ben più di una risata agli ospiti della serata.

«Le aziende che non si impegnano in modo serio verso la responsabilità sociale rischiano di restare indietro», ha concluso Luciano, sottolineando l’importanza di costruire un impatto positivo duraturo per le generazioni future. In un mondo sempre più interconnesso e consapevole, la sostenibilità è la chiave per un’economia più equa, inclusiva e prospera.

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