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la missione della nuova Start Up francese


Creato naturalmente nel mantello terrestre, l’idrogeno bianco o naturale fa sognare più di un esperto di energia a causa della sua impronta di carbonio e del potenziale che potrebbe avere nella decarbonizzazione dell’industria. Il problema è che per ora questa rimane solo una prospettiva perché questa fonte energetica resta ancora da identificare con certezza.

È proprio questa la sfida che sta affrontando Mantle8, fondata lo scorso settembre da un geologo, Emmanuel Masini, che sta sviluppando un programma in grado di geolocalizzare le riserve di idrogeno, ma anche e soprattutto di quantificarle per accelerare i periodi di prospezione.

L’azienda con sede a Sassange (Isère) ha appena realizzato un primo round di finanziamento di 3,4 milioni di euro con Kiko Ventures e Breakthrough Energy Ventures (fondo di venture capital di Bill Gates), al fine di rafforzare il proprio personale nelle funzioni di big data e geofisica e finalizzare un progetto pilota della sua soluzione che sarà poi testato in Francia.

Atomo di Idrgeno

Determinare le condizioni favorevoli

Emmanuel Masini ha lavorato presso TotalEnergies prima di avviare una prima società che realizza studi geologici per aziende energetiche, società minerarie o attori del settore geotermico, spiega l’imprenditore.

Tutto questo lavoro ha permesso al team di determinare le condizioni più favorevoli per la produzione di idrogeno.

“Se si osservano i processi di formazione dell’idrogeno, non c’è dubbio che la reazione più efficace sia la serpentizzazione, dovuta all’ossidazione del ferro in tutte le rocce del mantello. È la roccia sorgente, ma non la stiamo osservando”, spiega Emmanuel Masini.

Sorge quindi l’idea di combinare “dati geologici, geofisici e geochimici” con algoritmi per “creare modelli predittivi precisi per il rilevamento dell’idrogeno naturale”.

Successivamente viene aggiunto un altro mattone, l’imaging multifisico, il cui obiettivo è visualizzare “l’intero sistema di produzione dell’idrogeno per valutare la quantità e la qualità dell’idrogeno presente”.

Alla fine, si verificherà la qualità del gas e la sua concentrazione. Per questo, piccoli sensori saranno presto disposti in luoghi identificati per il loro potenziale al fine di realizzare queste misurazioni. L’azienda sta inoltre lavorando per ottenere le licenze in Francia e in Europa per continuare il suo sviluppo.

Un progetto pilota è in fase di sviluppo per la Francia, rivela il fondatore di Mantle8, che ammette che ci sono ancora molte tappe da superare. Perché lo sfruttamento dell’idrogeno naturale deve soddisfare diverse condizioni per essere sostenibile.

Una redditività difficile da stabilire, non si sa nulla

Mantle8 stima in particolare a un milione di tonnellate il minimo necessario per considerare una produzione, con l’obiettivo di offrire un consumo il più vicino possibile ai siti di produzione, per evitare le trasformazioni necessarie per trasportare il gas, che altrimenti avrebbero l’effetto di aumentare i costi di produzione. quindi l’obiettivo sarebbe, alla fine, la trasformazione in energia elettrica nel loco di produzione.

Perché la sfida rimane sempre la redditività di un’attività. E su questo punto, Emmanuel Masini vuole essere ambizioso, annunciando un costo di produzione di 0,80 euro al chilo entro il 2028, con le prime trivellazioni. Si tratta di un costo superiore a quello dell’idrogeno blu, ottenuto dal metano con cattura del CO2 (0,5 euro al kg), ma inferiore , e di molto , rispetto a quello dell’idrogen “Verde”; da fonti rinnovabili (almeno 3,4 euro al kg, ma quasi sempre superiore) L’azienda intende infatti realizzare autonomamente lo sfruttamento di questo oro bianco, in modo “pulito”.

Ma per il momento, nessun modello ha dato prova di sé, ammette Emmanuel Masini, così come Laurent Truche, ricercatore dell’Università Grenoble-Alpes presso l’Istituto di Scienze della Terra (Isterre) che è entrato a far parte del comitato scientifico di Mantle8. Quindi il rischio è che questi soldi finiscano, letteralmente, nel nulla.

Attualmente c’è solo un pozzo operativo che produce idrogeno bianco, e si trova a Bourakébougou, nel Mali,

L’unico pozzo attivo d’estrazione dell’idrogene, nel Mali

Per decarbonizzare una acciaieria di Dunkerque, sarebbero necessarie 70.000 tonnellate di idrogeno all’anno. Tuttavia, la storica trivellazione di Bourakébougou, in Mali, ne produce 40 tonnellate all’anno. Per un impianto di ammoniaca, ne servirebbero il triplo, ovvero 210.000 tonnellate.

Con 10 milioni di tonnellate all’anno, contro i 46 milioni di tonnellate stimati per il giacimento lorenese individuato nel dicembre 2023, le previsioni di Mantle8 per il 2030 sono ambiziose, ma per ora sono solo previsioni leggere ed eteree, come l’idrogeno.


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