PERUGIA – La verità sulla morte di Andrea Prospero difficilmente arriverà dal suo inseparabile computer. Perché purtroppo la scheda madre dell’apparecchio è stata forse irrimediabilmente rovinata dai liquidi biologici dello studente di Lanciano, trovato 5 giorni dopo la sua scomparsa e (verosimilmente) della sua morte. Il computer del giovane iscritto al primo anno di Informatica, infatti, è stato trovato, chiuso, sotto il suo corpo, adagiato sul letto intatto del monolocale segreto che aveva affittato per quasi un mese in via del Prospetto, nonostante la stanza a sua disposizione nello studentato di via Bontempi, a soli 150 metri. E dopo cinque giorni è stato il suo stesso corpo a rendere illeggibile – e quindi inutilizzabile per le indagini – il suo computer. La verità è quindi attesa dagli accertamenti sui quattro telefoni sconosciuti trovati nel monolocale: nel suo, quello conosciuto ad amici e famiglia e ritrovato senza sim, non ci sarebbe alcuna prova di quella definita come la sua doppia vita. Mentre dopo aver “aperto” e scaricato i contenuti degli altri quattro iniziano lunedì le verifiche e lo studio degli esperti della polizia postale.
L’IPOTESI “CARDING”
Con l’ipotesi di qualche attività online, dai raggiri telematici al carding (uso non autorizzato di carte di credito e relativa truffa), che da quanto si apprende continua a farsi più concreta. Come l’idea di qualche investimento in bitcoin o altre criptovalute che però, da solo, è considerato lecito: il nodo resta quindi quello di capire in quale brutto affare possa essere finito Andrea, tale da arrivare a pensare di doversi stordire di benzodiazepine e oppiacei o addirittura di farla finita. Una differenza importante, per cui si attende – tra circa una settimana – il risultato dell’esame tossicologico eseguito nel corso dell’autopsia, per capire quante compresse abbia ingerito prima di accasciarsi sul letto, steso accanto alla testiera e con i piedi rimasti a toccare il pavimento.
A proposito poi delle carte di credito, è stato ascoltato dagli investigatori delegati dalla procura di Perugia il giovane ligure risultato l’intestatario della carta di credito trovata nel water del monolocale, ma al momento sulle sue eventuali spiegazioni c’è il massimo riserbo, per un’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini – che si fa ogni giorno più complessa. Altre risposte, comunque, stanno arrivando grazie all’agenzia immobiliare che ha iniziato a fornire i codici sul pagamento della prima tranche dell’affitto dell’appartamento di via del Prospetto, quell’affitto dall’8 al 20 gennaio per cui era stata già chiesta una proroga fino al 31, non pagata. È stato proprio grazie alle ricerche online di quell’affittuario moroso che l’agenzia milanese ha ricollegato il nome di Andrea a quello dello scomparso da 5 giorni che una task force cercava per tutta la città. Ma c’è appunto da capire come e chi l’avesse pagato, quell’affitto di circa mille euro, visto che sui conti conosciuti dello studente non risultano transazioni.
LE 60 SCHEDE
Tornando invece al brutto affare in cui il giovane studente potrebbe essere rimasto invischiato, con una scatola intera di sim – sembra comprate in blocco, probabilmente online – e ritrovate sul mobiletto della camera, è legittimo pensare che qualsiasi attività Andrea avesse posto in essere non sia iniziata a Perugia. Difficile ipotizzare che da ottobre a gennaio possa essere entrato in contatto con «qualche criminale», come dice il padre Michele, e che la situazione sia degenerata in così poco tempo. Più probabile la portasse eventualmente avanti già dai tempi della sua vita a Lanciano. Anche se la famiglia, assistita dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, continua a non credere all’ipotesi del suicidio e chiede disperatamente di arrivare alla verità. Di capire cosa ci facesse un giovane studente di Informatica, definito con affetto «un nerd», con decine di schede sim (che potrebbero essere addirittura 60), un totale di cinque telefoni e anche un’altra carta di credito intestata di fatto a un fantasma, a una persona che al momento pare nemmeno esistere. Quella consegnata alla squadra mobile dalla sorella gemella Anna, a cui Andrea chissà perché aveva affidato il suo portafogli pur di non lasciarlo nella stanza di via Bontempi.
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