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«Non guardo le altre, Pellegrini come Hysaj e Basic. Qui si vuole tutto e subito»


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Raramente lo si era visto così combattivo, feroce e determinato in conferenza stampa. L’allenatore della Lazio Marco Baroni deroga alla consueta pacatezza e dalla sala stampa del centro sportivo di Formello ha voglia di mettere i puntini sulle i sul mercato, sulle liste di Serie A ed Europa League e sugli obiettivi della sua squadra. I biancocelesti si apprestano a sfidare il Monza (domani alle 15.00) allo stadio Olimpico, ma ai giornalisti presenti il tecnico fiorentino ha mandato messaggi molto chiari sui temi più disparati: dall’urgenza di aspettare i giovani all’indifferenza verso i risultati delle altre e verso alcune controverse scelte arbitrali recenti, dalla necessità di lavorare sul campo al bisogno di rispettare pedissequamente i codici di condotta interni. Vulcanico e chiaro come non mai, Baroni ha presentato la prossima sfida di campionato non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Di seguito la conferenza integrale.

Mister, può dare un giudizio al mercato della Lazio?

«Abbiamo fatto un mercato di prospettiva, mi sembra abbastanza chiaro. In 3 i nostri nuovi innesti hanno forse 70 presenze complessive. Uno ha 19 anni, l’altro 20, l’ultimo dei tre ne ha 21. Io da allenatore devo metterli nelle condizioni di lavorare al meglio e crescere»

Le scelte delle liste di Serie A ed Europa League hanno fatto discutere. L’esclusione di Pellegrini fa tanto rumore. Può darci una spiegazione?

«La decisione sulle liste è chiara: c’è un gruppo-squadra che ha meritato sul campo la qualificazione e ha un livello di preparazione più alto degli altri ragazzi che sono appena arrivati. Quella di Luca Pellegrini è una mia scelta, che nasce da alcune considerazioni. La prima è che all’interno della squadra c’è una sacralità, cioè che il gruppo viene prima dei singoli e dell’allenatore. Questa sacralità sta dentro al sacrificio: in ogni allenamento va dato il 120%. Da questo punto di vista Luca avrà un’opportunità da questa scelta, che è quella di migliorare. Lo ringrazio per questi 2 giorni di lavoro, li ha fati bene. Io non gli ho chiuso le porte, come avete visto ho dimostrato con Basic e Hysaj che calciatori che sembrano ai margini poi possono ritagliarsi uno spazio importante. Voglio vedere attenzione e dedizione di rientrare nella squadra. Ho già dimostrato nella prima parte di campionato di prenderlo in considerazione. Nei suoi 7 campionati sono il 2° che ha avuto più fiducia in lui. A metà stagione aveva già ottenuto un minutaggio quasi equivalente a quello dello scorso anno».

Il rendimento recente nella gare casalinghe è pessimo. Che spiegazione si è dato?

«A noi non vincere in casa davanti ai nostri tifosi fa male e dà fastidio.

Domani con il Monza non sarà facile, dobbiamo tirare fuori la nostra miglior versione, serve una grande prestazione. Le squadre ti aspettano, si abbassano, non è facile attaccare contro difese schierate. Abbiamo analizzato gli errori commessi, ora abbiamo la possibilità di lavorare durante la settimana e questo per me è oro colato, perché le nostre prestazioni passano dal campo. Abbiamo la necessità di migliorarci tanto per rimanere dove vogliamo rimanere. Serve fare un altro step, quello decisivo».

Come sta Nuno Tavares? Il mercato delle altre cambia gli equilibri di classifica?

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«No, allora, c’è bisogno di essere chiaro. A me delle altre non interessa, io rinnovo fermamente e con grande fiducia la mia convinzione nel gruppo squadra. Quando parlo del lavoro e della sua sacralità sono molto serio. Ho reinserito giocatori come Hysaj e Basic perché hanno 180 allenamenti con noi e siccome si sono allenati con grande dedizione avranno delle chances. Hanno sempre dato tutto. Non è importante solo chi gioca ma anche quello che non gioca, perché se il livello di chi gioca è alto è anche grazie all’applicazione in allenamento di chi poi non gioca la domenica. La dedizione di Hysaj e Basic è un valore per la squadra: si sono spesi pur non potendo essere utilizzati in gare ufficiali. Alla squadra dico che il mercato è anche un disturbo, perché ci distrae. Finalmente si è chiuso, abbiamo chiuso gli sportelli, siamo ripartiti senza estromissioni esterne. La testa è solo sul campo e sul lavoro. Il senso di sacrificio e la sacralità di cui parlo ci possono portare in alto, a raggiungere quello che noi vogliamo. Non conosco società o dirigenti che fanno un mercato per peggiorare la squadra. Quando si parla di condivisione, c’è un presidente che mette un budget, un direttore che sceglie i calciatori e un allenatore che deve migliorare chi ha. Io non mi aspetto mai niente, preferisco migliorare chi ho. Io guardo in casa mia, non in casa degli altri. Noi siamo questi, dobbiamo avere illimitata fiducia verso un gruppo che vedo lavorare e crescere. Non si deve pensare che abbiamo preso 3 ragazzini e che siamo meno competitivi. Lazzari e Nuno Tavares sono a disposizione e saranno della partita, vedremo se a gara in corso o dall’inizio».

Il tocco di mano di Gatti in Como-Juventus è rigore? Fabregas ha detto che da quando il Como è in A vede una disparità di trattamento quando si tratta di sfidare certe squadre…

«Non l’ho visto, ci credi? Se guardo gli altri perdo energia. Io non posso guardare quanti punti fa la Juventus, devo pensare a farli io. Devo pensare che chi è davanti non vinca più le partite? Sarei fragile. Non l’ho visto e non posso commentarlo. Posso darti un’opinione su Fabregas: guardo tante gare del Como, perché fa un bel calcio. Complimenti, davvero».

Castellanos manca troppi gol. Si tratta di caratteristiche? Può diventare un trequartista?

«La mobilità è importante. Quando cerco di cucire un gioco alla squadra lo faccio in base alle caratteristiche. Se un calciatore ha l’attacco alla profondità, devo sfruttarlo. Taty è forte, a me piace giocare con interpreti che vanno fuori posizione. Castellanos deve migliorare non solo nel gol, ma in diversi aspetti. Ci sono da correggere alcune cose, deve mettere dentro un altro piccolo passettino. Ma non solo lui. Tutto il reparto avanzato deve essere più cinico».

Hysaj può recuperare per l’Europa? Con Belahyane e Vecino tornerà a un centrocampo a tre?

«Ho già spiegato la presenza di Hysaj in lista, non devo tornarci. Spero di riaverlo il prima possibile, mi è bastato vedere come ha giocato le 3 gare con Napoli, Verona e Cagliari. Non avevo dubbi su di lui, c’erano state scelte societarie diverse: era un giocatore che era fuori per problemi economici, io in quelle scelte non potevo entrare. Ci dà una grande mano. Non escludo un centrocampo a tre, ci stiamo lavorando. Finchè i giocatori offensivi si sacrificano li possiamo sostenere, se invece qualcuno cala di condizione o serve essere più attenti in base all’avversario, proveremo a giocare a tre. Vecino e Patric saranno nuovi acquisti, sono stati lontani per molto tempo. Saranno uno straordinario valore aggiunto».

Castrovilli è andato via, una scommessa persa solo a causa degli infortuni?

«Gaetano è un ragazzo top, un giocatore che ha avuto problematiche fisiche. Ha avuto una ricaduta, si è fermato, non è facile ripartire. Ci siamo guardati negli occhi, ho con i miei giocatori un rapporto leale. Quando dici la verità e sei franco, non sbagli. Io non ho mai preso in giro i miei giocatori. Per il suo percorso pregresso aveva bisogno di più spazio, qui non ce n’era, quindi è stata una scelta condivisa».

Isaksen sembra in rampa di lancio. Le voci di mercato gli hanno fatto bene?

«Credo sia semplice: Isaksen ha bisogno di fiducia, io lo so che qua si vuole tutto e subito, ma non è facile. Non parlo solo di Lazio, parlo anche di squadroni che hanno avuto nomi importanti che hanno faticato o fallito in Italia per qualche anno e poi sono esplosi. Ha un grande potenziale, che va liberato, serve anche passare per partite grigie. Ora sta bene e siamo contenti della sua crescita».

I numeri all’Olimpico parlano di 3 gol messi a segno nelle ultime 4 gare. Come si spiega la differenza tra casa e trasferta in zona gol?

«Questa squadra purtroppo vince se gioca bene, se non sbaglia nulla. Non possiamo fare gare davanti alla nostra area, non abbiamo questo nelle corde. Se potessi stare basso e vincere, starei basso. Ma non lo abbiamo nelle caratteristiche, la nostra identità è basata sul gioco. In casa il rendimento è stato casuale. Con la Fiorentina abbiamo preso 2 gol su 2 tiri, ma abbiamo avuto una produzione pazzesca. Sono orgoglioso di come abbiamo reagito con i viola, peccato per il palo finale di Pedro. Ma noi dobbiamo stare lì dentro, mettendo più attenzione in alcune situazioni».

Noslin e Tchaouna sembrano indietro…

«Sono due ragazzi giovani, con grandi potenzialità. Sono giocatori che hanno la mia piena fiducia, si sono calati entrambi in un ruolo che avevano fatto meno. Ma io sono straconvinto delle loro potenzialità e noi lavoriamo forte su di loro sia dal punto di vista tecnico che tattico e mentale. La Lazio è uno scalino in più per loro, un livello alto, bisogna salire insieme. Dobbiamo dargli una mano, hanno tutte le doti per emergere».

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