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Volendo restare fedeli al nostro formato, che prevede 5 eventi per ciascuna settimana, e, con una sola eccezione, al carattere di novità, dobbiamo necessariamente trascurare diverse mostre meritevoli di essere visitate a Bologna oltre a quelle segnalate. La nostra selezione parte dal MAMbo con l’interessante mostra tematica dedicata all’ironia, prosegue con la Fondazione Golinelli che propone un affascinante viaggio lungo l’intera storia della nostra cultura tra arte, scienza e tecnologia, e abbraccia infine tre mostre monografiche dedicate a David LaChapelleAi Weiwei (unica mostra già inaugurata nei mesi scorsi) e Luisa Gardini.

1. Facile ironia al MAMbo

Dal 6 febbraio fino ad inizio settembre, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – ospita la mostra “Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo“. Oltre 70 artisti, più di 100 opere e documenti d’archivio per ripercorrere, dagli anni Cinquanta a oggi, la storia dell’arte italiana attraverso il tema dell’ironia, con un allestimento pensato appositamente per la Sala delle Ciminiere. Il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come pratica di nonsense e l’ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all’ordine sociale italiano, e poi ancora la sua relazione con la mobilitazione politica e l’ironia come forma di critica istituzionale.

Dai lavori surreali di Giorgio De Chirico e da quelli concettuali di Piero Manzoni alle finte sculture di Pino Pascali, passando per i lavori di Francesco Vezzoli e Paola Pivi, dalle installazioni di Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi e Lara Favaretto, fino alla collezione di libri di Roberto Fassone. Ancora la la Mozzarella in carrozza di Gino De DominicisAlberto Savinio ed Enrico Baj, le Sculture da viaggio di Bruno Munari e gli arredi “inutili” di Carla Accardi, ma anche immagini pseudo-pubblicitarie di Ketty La Rocca e la poesia visiva di Mirella Bentivoglio. Scopri di più

2. Fondazione Golinelli presenta Dall’origine al destino

Anselm Kiefer, Luzifer (Lucifer), 2012-2023, © Georges Poncet. Courtesy the artist and Gagosian

La Fondazione Golinelli da sabato 8 febbraio, fino al 30 giugno, presenta, al Centro Arti e Scienze Golinelli, Dall’origine al destino, un progetto che esplora – tra arte, scienza e tecnologia – la trama del progresso della cultura umana, indagandone sia la dimensione universale che soggettiva. La mostra invita a riflettere sui momenti salienti dell’evoluzione culturale e tecnologica – dalla comparsa dell’uomo sulla Terra all’avvento dell’Intelligenza Artificiale – ponendo l’accento sulle nostre capacità di orientamento rispetto alla velocità dello sviluppo della tecnica.

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Il percorso espositivo è suddiviso in due grandi capitoli: il primo capitolo si concentra sui passaggi evolutivi della civiltà, intesa come esperienza collettiva, tra reperti, manufatti, strumenti tecnico-scientifici, installazioni, opere d’arte e di design. Troviamo opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato De Pero, Mario Sironi, Emilio Isgrò, grafiche di Bruno Munari, e oggetti di design di Pablo Picasso e Ettore Sottsass. leggi il resto dell’articolo»

Il secondo capitolo della mostra si apre con Luzifer (Lucifer), opera di Anselm Kiefer e ospita i lavori di altri artisti contemporanei, tra cui The Stainless Pure di Nicola Samorì e Immortal Hunting di Ronald Ventura, che riflettono sul tema dello spaesamento e sulla condizione umana attuale. Scopri di più

3. David LaChapelle, Oltre il reale

David LaChapel

David LaChapelle, After the Deluge: Cathedral, Los Angeles, 2007 ©David LaChapelle

Galleria Cavour 1959 ha inaugurato il 1° febbraio la mostra personale di David LaChapelle, Oltre il Reale. La mostra resterà allestita fino al 15 marzo 2025 e presenta oltre 30 opere, tra cui l’inedita Tower of Babel (2024). Capace di trasformare ogni immagine in un racconto visionario, dai ritratti delle celebrità alle riflessioni spirituali, dai richiami al cambiamento climatico alle interpretazioni audaci della cultura pop, ogni scatto è un invito a guardare oltre il visibile. Tra le opere esposte anche le iconiche After the Deluge: Cathedral e Snow Day.

David LaChapelle è nato nel Connecticut nel 1963 e a 17 anni si trasferisce a New York. Nella sua prima mostra di fotografie alla Gallery 303 si fa notare da Andy Warhol, che lo assume nella rivista Interview Magazine. LaChapelle utilizza il linguaggio narrativo ed espressivo dell’allegoria, un sistema di metafore che ruotano intorno allo stesso tema: il suo lavoro, infatti, è stato spesso definito “un’allegoria del tempo presente”. Oltre alla fotografia, LaChapelle si è dedicato ai generi più disparati, dai video musicali ai progetti teatrali e cinematografici. Scopri di più.

4. Ai Weiwei. Who am I? a Palazzo Fava

Ai Weiwei a Bologna

Ai Weiwei. Who am I? a Palazzo Fava – Bologna

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Non si tratta di una mostra nuova, essendo stata inaugurata ancora a fine settembre 2024 nell’ambito del progetto culturale Genus Bononiae, ma non si può non citare vista l’importanza dell’artista, ed anche della sede espositiva, Palazzo Fava.

Fino al prossimo 4 maggio sarà visitabile la mostra Ai Weiwei. Who am I?, a cura di Arturo Galansino, un’occasione imperdibile per esplorare il lavoro di uno degli artisti più influenti del nostro tempo. Le opere esposte, sempre in bilico tra Cina e Occidente e tra passato e presente, toccano istanze urgenti come la libertà di espressione e di informazione, i diritti umani e civili, le migrazioni, le crisi geopolitiche, i cambiamenti climatici, invitandoci a riflettere su temi universali come la libertà, la giustizia, la memoria e la resilienza.

In mostra diversi capolavori della pittura rinascimentale, barocca e moderna subiscono la sua irriverente trasformazione, come la Venere dormiente di Giorgione (Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda), a cui Ai Weiwei aggiunge una gruccia per ricordare gli aborti autoindotti prima della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza o l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci (chiesa di Santa Maria delle Grazie, Milano), dove il personaggio di Giuda ha le fattezze dello stesso Ai Weiwei. Grandi protagoniste sono le opere composte da mattoncini LEGO, che riprendono, mutandole ironicamente, alcune importanti opere della tradizione pittorica occidentale. Scopri di più.

5. Luisa Gardini. La stessa voce ma non lo stesso canto

Luisa Gardini

Senza titolo, 2011, ceramica, 20x12x19 cm – ph. Emmanuel Bonetti

Dopo due artisti internazionali e molto noti anche al grande pubblico, rivolgiamo l’attenzione ad un’artista italiana, classe 1935, che pur potendo vantare una storia espositiva significativa, anche all’estero, trova oggi per la prima volta, grazie alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, una sede istituzionale in Italia per una sua mostra antologica.

La Fondazione del Monte presenta fino all’8 marzo 2025 La stessa voce ma non lo stesso canto, dedicata all’opera di Luisa Gardini, artista nata a Ravenna e che vive e lavora a Roma. Attiva sin dalla fine degli anni Cinquanta, dopo gli studi presso il Liceo artistico di Ravenna Luisa Gardini si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove incontra Toti Scialoja, che presenterà la sua prima mostra personale nel 1981. Dalle opere degli anni ’80 caratterizzate da un caratteristico segno-disegno, nel decennio successivo si muove in bilico tra scultura e pittura. Scultura che torna nei primi anni Duemila, quando le forme effimere già apparse a inizio degli anni Settanta sono ora modellate in ceramica. Le ultime opere sono contraddistinte dal ritorno della carta come materiale d’elezione e del segno che si deposita su piccoli fogli poi montati a strati, come se la superficie del quadro fosse composta di scaglie.

La mostra di Palazzo Paltroni attraversa l’intero arco della produzione dell’artista, testimoniando, attraverso opere a volte presentate al pubblico per la prima volta, una pratica quotidiana dello studio che dalla fine degli anni Cinquanta conduce a oggi. Scopri di più.

Pubblicato il 09/02/2025



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