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Kendrick Lamar dal Super Bowl all’Italia – Giovanni Ansaldo


Kendrick Lamar è probabilmente nel momento di maggior popolarità della sua carriera. E la cosa curiosa è che c’è arrivato con una diss track, cioè con una canzone scritta contro un altro rapper: Drake. In quel pezzo, intitolato Not like us e uscito a marzo nel pieno della faida combattuta a colpi di singoli registrati sul momento da entrambi i contendenti, Lamar accusava il “collega” (se sa che lo chiamo così si arrabbia) canadese di essere un pedofilo e di appropriarsi ingiustamente della cultura di strada statunitense. Lamar ha combattuto una specie di guerra culturale per difendere quella che secondo lui (e anche secondo me, per quello che vale) è la vera natura dell’hip-hop.

Il rapper di Compton rappresenta la continuità tra Tupac, Dr. Dre e gli altri padri fondatori del rap e il presente. Drake, invece, raffigura il lato godereccio e più intrecciato con il pop e il mondo dello streaming (va detto che anche il musicista canadese, nonostante tutto, ha fatto dischi e canzoni di ottimo livello). La bravura di Lamar, nel corso della faida, è stata di sfruttare la situazione per scrivere brani memorabili come Euphoria e la stessa Not like us, premiata nei giorni scorsi anche ai Grammy awards come canzone e registrazione dell’anno.

A proposito di popolarità, Not like us è arrivata anche nello stadio di New Orleans, dove il 9 febbraio si è tenuta la finale del Super Bowl e dove Lamar si è esibito nel corso dell’intervallo – primo rapper nella storia a farlo in solitaria, dopo l’omaggio ai cinquant’anni dell’hip-hop avvenuto nel 2022 – eseguendo un medley di pezzi.

Lamar, introdotto sul palco da un Samuel L. Jackson in versione zio Sam, ha aperto la sua esibizione con Bodies, un brano inedito, dimostrando di non essere succube del pubblico generalista (pare che il Super Bowl abbia attratto 114 milioni di spettatori), e ha proseguito alternando brani tratti dal suo ultimo (e ottimo) disco, GNX, con pezzi del passato come Humble, DNA e All the stars, accompagnato da un corpo di ballo e dalla cantante rnb SZA.

Dopo aver accennato più volte Not like us, quasi come fosse incerto se farla o no, verso la fine della performance il rapper l’ha finalmente eseguita, includendo anche il verso “Tryna strike a chord, but it’s probably A minor”, che allude alla presunta pedofilia di Drake, cantato in coro da buona parte dello stadio. Un dissing a reti unificate, in pratica.

Nei giorni scorsi molti osservatori si erano chiesti se Lamar avrebbe incluso oppure no il brano nella scaletta. Lamar e Drake sono entrambi sotto contratto con case discografiche che fanno capo alla Universal. Drake ha fatto causa contro l’azienda, accusandola di diffamazione per la pubblicazione e la promozione di Not like us, anche se Lamar non è citato come imputato. Ma il rapper di Compton ha deciso di eseguirla lo stesso, quasi a rivendicare l’importanza della propria libertà espressiva.

Sul fronte politico Lamar, che si è esibito tra gli altri di fronte al presidente Donald Trump, è stato più cauto rispetto alle esibizioni fatte in passato ai Grammy, anche se la scelta d’includere un brano sull’orgoglio nero come DNA non può essere considerata un caso. Ma va detto che GNX, da questo punto di vista, è un disco più personale e meno “di protesta” rispetto agli altri, quindi si capisce perché ha fatto questa scelta.

Il 10 febbraio è arrivata un’altra notizia su Kendrick Lamar che per fortuna ci riguarda molto da vicino. Il rapper sarà in concerto il 2 agosto 2025 per un’unica data italiana allo Stadio Olimpico di Roma insieme a SZA in occasione del Grand national tour, che mostrerà a tutto il mondo il loro nuovo progetto artistico presentato in anteprima proprio al Super Bowl. I biglietti saranno in vendita dal 13 febbraio. Qui trovate tutte le informazioni su quello che, per quanto mi riguarda, potrebbe essere l’evento di musica dal vivo migliore dell’estate.

Questo testo è tratto dalla newsletter Musicale.

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