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La crisi di USAID colpisce l’Africa


La nuova amministrazione statunitense ha deciso di sospendere gran parte degli aiuti esteri, forniti per lo più dall’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID). Questa decisione avrà un’impatto devastante soprattutto per molti Paesi africani.

La recente decisione di Donald Trump è stata applicata senza un piano di transizione, causando una brusca interruzione di aiuti essenziali. Molti operatori umanitari hanno ricevuto ordini di “stop-work” senza preavviso, lasciando migliaia di programmi improvvisamente paralizzati. E così, a partire dal 7 febbraio, circa diecimila dipendenti dell’agenzia sono stati posti in congedo amministrativo e per almeno tre mesi gli aiuti esteri verranno interrotti, fatta eccezione per quelli considerati essenziali.

Nel 2023, dodici dei venti principali beneficiari degli aiuti USA per sicurezza, sviluppo e crisi umanitarie erano nazioni africane, tra cui il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo, entrambi Paesi devastati da violenti conflitti. L’interruzione degli aiuti statunitensi avrà conseguenze gravi anche in altri Paesi africani, dove l’USAID ha storicamente fornito risorse essenziali, come Somalia, Etiopia, Kenya, Nigeria e Sudafrica, tutti Paesi che dipendono in larga misura dai fondi statunitensi per la gestione delle crisi umanitarie. Oltre a fornire assistenza umanitaria e programmi per lo sviluppo, l’USAID svolgeva anche un ruolo strategico nel mantenimento della stabilità in alcune delle regioni più povere e instabili del mondo, contrastando l’espansione dell’influenza russa e cinese nel continente.

La crisi umanitaria aggravata in Sudan

Secondo le Nazioni Unite, la metà della popolazione, quindi oltre 20 milioni di sudanesi, necessita di aiuti umanitari per sopravvivere e ottemperare alla grave crisi alimentare causata dal confitto in corso. Il Sudan è attualmente teatro di una guerra civile scoppiata nell’aprile 2023 che vede combattere Forze Armate del Sudan (SAF) contro le Forze di Supporto Rapido (RSF). Con questa drastica riduzione dei finanziamenti, milioni di persone rischiano di essere private di assistenza umanitaria vitale.

I programmi di distribuzione di generi alimentari gestiti dall’USAID sono già stati interrotti e molte mense comunitarie, che fornivano cibo alle fasce più vulnerabili della popolazione, hanno chiuso i battenti. Queste strutture erano essenziali per sopperire alle difficoltà operative delle grandi organizzazioni umanitarie, spesso ostacolate dal conflitto in corso.

Gestione Bed & Breakfasts

Finanziamenti Bed & Breakfasts

La popolazione sudanese è anche alle prese con gravi malattie infettive come colera, malaria e morbillo, e il blocco degli aiuti comporta il rischio che 600.000 persone saranno al contagio e alla diffusione di queste malattie.

Sono state sospese anche le vaccinazioni, l’assistenza prenatale per le madri, le ostetriche per il parto e il trattamento della malaria nei paesi dell’Africa orientale. Non sono più disponibili persino le ambulanze, che vengono noleggiate e che sono state ritirate dai proprietari, secondo le testimonianze dirette fornite dal Washington Post.

Le conseguenze negli altri Paesi africani

Negli ultimi cinque anni, circa un terzo del budget dell’USAID è stato destinato all’Africa subsahariana, motivo per cui questa regione sarà la più colpita dalla nuova linea politica americana. L’assenza di fondi influenzerà su progetti cruciali, tra cui la sicurezza alimentare, l’accesso all’acqua potabile ei programmi sanitari per la lotta alle malattie infettive.

Le conseguenze dei tagli colpiscono un gran numero di Paesi africani, dalla maggior parte dei quali milioni di persone sono costrette a fuggire per trovare rifugio nei Paesi limitrofi a causa di conflitti e violenze. Per questo motivo, la decisione degli USA ha avuto un impatto anche sui già sovraffollati campi profughi, una realtà che riguarda diverse nazioni africane a causa dell’elevato numero di sfollati interni ed esterni. La popolazione del Mali, ad esempio, scappa dalle minacce degli estremisti islamici, i sudanesi fuggono dalla guerra civile e dalla repressione del regime, i centrafricani sono costretti a fuggire dalla violenza dei gruppi armati e dalle atrocità del conflitto interno, mentre le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo subiscono gli effetti di una lunga e violenta lotta tra fazioni rivali e milizie locali.

Proprio nella Repubblica Democratica del Congo, la violenza tra gruppi armati e la crisi politica in corso hanno già messo in ginocchio il sistema sanitario. Si stima che almeno 1,2 milioni di persone potrebbero perdere il sostegno salvavita a causa del congelamento degli aiuti. L’USAID finanziava ospedali e cliniche mobili in aree colpite dal conflitto, ma senza questi aiuti molte strutture sono ormai al collasso. L’instabilità politica e il mancato sostegno internazionale rendono ancora più difficile il lavoro delle organizzazioni umanitarie, che faticano a garantire cure e assistenza alla popolazione.

In Somalia, dove la siccità ha già portato quasi 8 milioni di persone sull’orlo della carestia, i tagli ai finanziamenti per la sicurezza alimentare rischiano di trasformare la crisi in una catastrofe umanitaria. Anche in Etiopia la situazione è critica, dove si raccolgono i pezzi dopo il conflitto nella regione del Tigray. Quest’ultimo ha causato una grave crisi di sfollati interni e la mancanza di aiuti internazionali potrebbe peggiorare una situazione sanitaria già al limite. L’interruzione improvvisa dei finanziamenti per la distribuzione di medicinali e vaccini rischia di provocare un aumento delle malattie infettive, tra cui il colera e la malaria.

La Nigeria, uno dei principali destinatari degli aiuti statunitensi, ha ricevuto oltre un miliardo di dollari in finanziamenti per lo sviluppo e la sicurezza solo nel 2023. Gran parte di questi fondi era destinata a programmi di contrasto al terrorismo, oltre che a progetti sanitari per il trattamento della malaria e dell’HIV.

In Sudafrica e in Kenya, il taglio dei fondi ha colpito soprattutto i programmi per la lotta all’HIV. Il PEPFAR, il programma finanziato dagli Stati Uniti che fornisce farmaci antiretrovirali a milioni di persone in tutta l’Africa, è stato parzialmente risparmiato dai tagli, ma molte cliniche hanno comunque dovuto ridurre i servizi per mancanza di personale e risorse. In Sudafrica sono 8 milioni le persone affette da HIV e il PEPFAR contribuisce a fornire ogni giorno trattamenti antiretrovirali salvavita a 5,5 milioni di persone. Per chi si sottopone al trattamento, anche una breve interruzione può essere rischiosa.

Assistenza e consulenza

per il sovraindebitamento

Le organizzazioni umanitarie hanno sottolineato che, senza una soluzione rapida, il numero di vittime delle crisi potrebbe aumentare esponenzialmente. La mancanza di un piano strutturato per gestire la transizione degli aiuti ha già reso evidente l’impatto della decisione statunitense, mentre milioni di persone soffrono nell’incertezza.

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